Paperinik 15

05 MAR 2018
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È un Paperinik dallo sguardo enigmatico quello che campeggia sulla cover numero 15 dell’omonima testata. E che introduce a un albo di buona qualità, migliore in maniera sensibile rispetto alla media del giornale. Sia per il buon assortimento di storie contenute in esso, sia, ahimè, per il non eccelso indice di alcuni numeri.
A elevare il livello di questo Paperinik sono soprattutto le ristampe classiche, in particolare con una prova di Concina e Carpi datata 1985, e che ci saremmo aspettati di trovare nella sezione Cult se essa non fosse stata soppressa già da diverso tempo. Lo spunto di vicesupereroe è quello, tradizionalissimo, del Paperinik che perde la fiducia della volubile cittadinanza paperopolese, ammaliata dal supereroe di turno. Canovaccio diventato popolarissimo negli anni a seguire e tuttora usato (o forse sarebbe perfino opportuno dire abusato) da fior d’autori. Al di là della storia, gradevole e tra le capostipiti di questo filone, è una piacevole sorpresa trovare tra le pagine di questo albo le matite di un maestro come Giovan Battista Carpi. L’altra classica, sia pure di qualche anno più recente – 1993 – e firmata da autori meno noti è l’ottima Il diabolico Pi. Onir di Michelini e Lavoradori (probabilmente in una delle storie migliori). La lunga avventura si basa sul tema del sogno sfruttato da Paperone come ennesima fonte di guadagno, ma non senza imprevisti, cheper Paperinik significa una caccia tra i peggiori nemici – tanti – del magnate.
Da segnalare anche Il morbus farfallinus come ponte di collegamento tra le ristampe classiche e quelle moderne. La storia, con toni leggeri, riesce a far divertire il lettore mettendo Paperinik in una situazione assai complessa e scomoda, pur senza avere a che fare con criminali di sorta. Un plauso a Tulipano per essere riuscito in questo intento. Molto positiva anche La vendetta di Mad Ducktor, facente parte del ciclo dedicato alla nemesi di Archimede. La storia, frutto della penna e della matita di un eccellente Corrado Mastantuono, vede il malvagio inventore mettersi a confronto – anche – con una riuscitissima creatura dell’autore romano: l’Imbianchino Mascherato, coalizzato con Paperinik in una spassosa coppia per fermare il “cupo” antagonista. Gradevole anche la storia di Panaro/Mazzon,La scomparsa nel mistero, condita con alcune piacevoli situazioni di vita quotidiana dei paperi e un cattivo degno di questa definizione.
Venendo alla parte meno riuscita dell’albo – almeno rispetto alle storie appena citate, dunque non in assoluto cattive storie – partiamo dall’inizio, ovvero dall’inedita di Fontana e Florio Contro il Gran Mogol. Sviluppando il tema della gelosia nutrita da Paperino nei confronti dell’intraprendente capo scout, Paperinik finisce per cercare di boicottare quest’ultimo per screditarlo agli occhi dei ragazzi. Lo spunto sembra quasi martiniano, con un vendicatore pronto a perpetrare un torto solo per gelosia, ma lo sviluppo conduce verso strade dettate dalla fortuna/sfortuna dei personaggi che condiziona ogni loro azione, con il risultato di condurre a un finale che un sapore di poca genuinità, sembrando quasi artefatto. Non un difetto oggettivo ma una sensazione che non porta all’appagamento, in quanto si percepisce che i personaggi hanno sì imparato la lezione, ma solo per caso.
Riuscita, ma solo in parte a papere di chi scrive, è la prima ristampa dell’indice La minaccia dello spazio profondo. La storia di Mazzoleni ondeggia tra un registro ai limiti dell’horror e uno comico a tratti demenziale, volto alla satira nei confronti di certi tormentoni. Gula, alle matite, cerca di interpretare entrambe queste richieste ma finisce, giocoforza per una questione di equilibrio, a non riuscire in spiccare in nessuna delle due vie. Inoltre appare abbastanza stucchevole la presenza di alieni che vogliono conquistare la Terra, ma che i paperopolesi e perfino i protagonisti sembrano non prendere sul serio nemmeno quando il loro piano si sta compiendo. Anche qui la sensazione è di non totale appagamento.
Infine una critica è da muovere verso Il subdolo pericolo cucciolo. Non tanto per la storia in sé, piuttosto gradevole e simpatica, quanto per il suo posizionamento temporale. L’avventura fa parte del ciclo dell’Armadillo, gadget uscito otto anni fa con Topolino e protagonista di una saga. Gli episodi sono stati ristampati in maniera non concorde con l’ordine di pubblicazione e a diversi mesi di distanza. Non è un problema troppo rilevante a livello di comprensione perché le puntate sono indipendenti l’una dall’altra, ma avrebbe sicuramente dato un maggiore senso di unità se le storie fossero state ristampate in ordine un mese dopo l’altro, permettendo al lettore di recuperarle integralmente. Anche in altri casi, purtroppo, è stato commesso lo stesso errore, sempre che così si possa definire.
Sul fronte dei contenuti extra è da segnalare la presenza di alcune pagine dedicate ai disegni dei lettori. Scompare la vignetta finale di Giuseppe Ferrario, elemento di grande valore aggiunto nell’opinione di chi scrive e degnissima alternativa supereroica del “che aria tira” di Silvia Ziche sulla testata ammiraglia. Speriamo che in futuro questo appuntamento torni sulle pagine conclusive della testata.

Autore dell'articolo: MiTo