Topolino 3499

20 DIC 2022
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Topolino 3499

Il rapporto tra Paperone e la sua fortuna è un topos molto calcato nei fumetti Disney, sin da Barks. Non è solo, però, l’inestricabile e imprescindibile caratteristica del più burbero dei personaggi del mondo disneyano, o l’elemento che caratterizza il suo rapporto col mondo circostante.

Vi sono stati anche autori che hanno messo il papero più ricco del mondo di fronte a situazioni in cui il suo patrimonio sarebbe potuto andar perso per sempre; tuttavia, quasi nella totalità delle storie mancavano sia una profonda angoscia per la perdita della fortuna, sia collocare Paperone oltre la soglia della perdita totale del proprio patrimonio. Siegel molto spesso si avventurava nella prima, Scarpa ha scritto una storia con il secondo, ovvero Paperino e le lenticchie di Babilonia.

E da quest’ultima che riparte il what if di Fabio Celoni, per la prima volta autore completo su Topolino (e dopo l’ottima prova con Totò, l’erede di Don Chisciotte, sempre edito da Panini). Storia che viene anticipata già dalla copertina di questo numero (totalmente a cura dello stesso Celoni), che mette in evidenza tutta l’inquietudine e la disperazione di Paperone di fronte alla situazione in cui si trova, malgrado il ritorno degli strilli.

Il destino di Paperone pone un interessante prologo, dove già abbiamo diverse informazioni su come sarà e si svilupperà la storia nelle quattro puntate seguenti (ribadito anche nell’intervista successiva). Ed il what if è evidente già dalle prime due tavole, dove il germoglio sbocciato nella storia di Scarpa ritorna ed è il fulcro attorno al quale roteano le vicende attuali.

Ancor più interessante il rapporto con il Fantasma del Destino, quel “Fantasma dei Natali Futuri” che già attanagliava Ebenezer Scrooge nel racconto dickensiano: non è solo una dura lezione morale che quest’ultimo sta impartendo mostrando la vacuità dell’attuale vita a Paperone, ma è anche il proporre una nuova scommessa (con sé stesso, NdR), proprio come il papero aveva già fatto con i Bassotti nella storia di Scarpa.

La sfida col Destino è lanciata

I disegni (con i colori di Luca Merli) sono sensazionali nel conferire una situazione di buio dell’animo, che è sintomo della disperazione di cui sopra: un puro goticismo che arricchisce la lettura. Le condizioni di partenza ci sono tutte, e attendiamo fiduciosi lo sviluppo delle vicende successive.

Non è solo una questione di fortuna persa. L’albo odierno, che vuole celebrare i 75 anni di vita del papero più ricco del mondo, si apre con una storia muta. Fama (Nucci/Cavazzano, chine di Zemolin, colori di Virzì) è un’insolita carrellata della Saga di Don Rosa: dagli esordi di Paperone in quel di Glasgow, fino alla sua attuale condizione di multifantastiliardario, la vita di Paperone viene rivista nei suoi momenti più importanti, ma con una prospettiva differente, ovvero di colui che ha… fame.

È anche su questo termine che gioca molto il titolo (che in inglese si scrive Fame, appunto), sul fatto che la “fame” culinaria (tipica, peraltro, di molte storie classiche degli autori italiani, come Cimino e Scarpa) si accompagni alla “fame” di avventure e di ricchezza. Un differente presupposto, che dà sicuramente un piglio differente alla lettura. Inoltre, il fatto di essere una storia muta, benché accompagnata dalle didascalie e dalle onomatopee, rende il tutto molto leggero e senza alcuna reale pretesa di continuità, come finora inesorabilmente apparivano certe storie.

Una gag ricorrente della storia

L’apporto grafico di Cavazzano (ormai in una sua fase “danese”, potremmo dire) si connota soprattutto per gli scorci e le ambientazioni dove si svolgono le varie scene; notevoli anche alcuni dettagli (come quello della veduta di Glasgow in prima tavola o delle monete fuoriuscite dal vagone), che conferiscono ai disegni un livello di profondità notevole.

La terza puntata della nuova vicenda nelle Terre dell’Argaar sembra ora prendere una piega risolutiva. Gli Spettri di Passoscuro (Nucci/Canfailla, colori di Maaw Illustration Art Team) porta i nostri protagonisti ora a nuove domande (“Perché re Atro ha cancellato la memoria di un intero mondo?”) e rivelazioni forse attese, ma sicuramente scontate.

Episodio in cui assistiamo anche a diverse citazioni, non ultima a quella della stessa saga originale (in particolare, la raffigurazione del Principe delle Nebbie quale spettro), che sono utilizzate in varia maniera e con vari risultati. C’è da dire che questa storia sta procedendo sotto una prospettiva differente rispetto a quella originale di De Vita, sia nel descrivere le vicende e impostare la trama, sia nel caratterizzare i personaggi.

Riflessione

Non vi è solo azione in questa saga, ma anche prospettive psicologiche rilevanti

Insolito il ruolo di Pippo quale protagonista e non oggetto delle preghiere degli “argaariani”, ma non per questo meno interessante nel conferirgli dignità.

Anche i disegni di Canfailla assumono prospettive differenti e non meno originali di quelle del maestro milanese: scorci e inquadrature molto spesso si presentano in maniera differente dalla tradizionale impostazione devitiana, ma sicuramente il tocco personale non stona e non fa storcere il naso. Insomma, si entra nel vivo della vicenda e si cerca di farlo al meglio.

Si chiude in questo numero la nuova serie calcistica dei nipotini di Paperino. Fridonia’s World Cup 2022: L’ultima risata (Nucci/Soffritti, colori di Virzì) chiude definitivamente le vicende calcistiche non solo dei nipotini stessi, ma anche del loro allenatore Ribbling. E lo fa con la vittoria (e non poteva essere diversamente) della Coppa del Mondo, nella finale più invocata dall’inizio di queste vicende, ovvero contro i padroni di casa del Fridonia.

Una storia molto spesso vittima di facilonerie (come quelle relative agli schemi di gioco da impostare durante la partita) e che ancora una volta porta al centro citazioni molto ammiccanti, anche al mondo extra Disney (come Freddi Riedenschneider, chiaramente omaggio al personaggio interpretato da Tony Shalhoub in L’Uomo che non c’era di Joel Coen).

Sconfitte

Non è facile accettare la sconfitta

Una storia che si chiude con un finale anch’esso abbastanza scontato (almeno nel mood). Tutto sommato, una lettura distensiva e di medio interesse. I disegni di Soffritti godono, invece, di una certa freschezza e loquacità, riuscendo comunque a fare la loro parte e conferire alla storia una sua piccola dignità.

Per essere un numero che cerca di celebrare un traguardo importante di un personaggio Disney, forse lo sforzo poteva essere superiore. Si cerca, ovviamente, di dare il giusto peso alle celebrazioni, ma vi sono forse troppe limitazioni legate sia alle contingenze, sia al fatto che la celebrazione è stata “decentralizzata” da Topolino con una serie di volumi a tema.

Tuttavia, la qualità delle avventure di Topolino 3499 non è inferiore e si assiste anche in questo caso ad una buona proposta. Certo, la presenza di storie a puntate forse può indurre il lettore occasionale a lasciar perdere la lettura, ma il livello delle letture che viene proposto non è esente da interesse per nessuno e garantisce quella varietà di soluzioni da sempre caratteristica della testata.



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Autore dell'articolo: Luigi Sammartino

Giurista, accademico e nerd, sono un Pker dormiente della prima ora, ridestatosi assieme alla mia passione per il fumetto Disney. Anche se l'ultimo arrivato, mi piace avere comunque un piglio analitico sui prodotti della nona arte. Sperimentatore perenne, sono sempre disponibile a parlare di tutto.