Topolino 3457

01 MAR 2022
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Topolino 3457

C’è una sorta di simmetria ed equilibrio dei contrasti in questo numero di Topolino che ci apprestiamo a recensire. Che riguarda in maniera particolare due degli autori presenti.

Uno è uno sceneggiatore che negli anni è diventato un ottimo disegnatore, l’altro invece è un disegnatore che ha sempre avuto un debole per le sceneggiature. Entrambi sono bravi, anzi molto bravi. La frequenza del loro impiego tuttavia non è sempre stata commisurata al livello delle loro trame delle loro vignette. Certamente vari sono i motivi alla base di presenza o assenza di un determinato autore tra le pagine del settimanale, e motivi che possono essere riconducibili a tutte le parti in gioco, nel corso degli anni.

Ma in questo caso in particolare non abbiamo potuto non fare caso alla simmetria di cui si accennava.

Il bravissimo disegnatore, infatti, in passato non sempre ha avuto lo spazio che meritava, a volte si è allontanato volontariamente, o per divergenze, a volte non è stato valorizzato per il livello che è sempre riuscito a mettere su carta in tutte le sue tavole, che fossero tavole solamente disegnate oppure storie da autore completo. Da qualche tempo però è finalmente tornato in pianta stabile e il contributo che riesce a dare al settimanale è via via aumentato fino alle due storie in due puntate pubblicate su questo numero e sul numero precedente, che testimoniano ancora una volta, a meno di alcuni svarioni “storici”, l’eccellente padronanza del medium fumetto.

Il valente sceneggiatore, d’altra parte, ha goduto di ampi consensi tra il pubblico, che gli hanno permesso negli anni, ad esclusione di un periodo particolarmente sfortunato in passato, di potersi esprimere in maniera abbastanza continuativa su Topolino. Quindi si può ben dire che ha potuto sceneggiare (e in alcuni casi disegnare) una moltitudine di storie tra il 2003 e il 2019 con reciproca soddisfazione sua e dei lettori. Poi, improvvisamente, un rallentamento delle sue opere da sceneggiatore e un passaggio quasi completo al ruolo di disegnatore, come già Scarpa prima di lui (quasi a rafforzare il pensier di coloro che sostengono che egli ne sia il vero – e unico – erede). Questa settimana abbiamo dunque una delle sue ormai rarissime sceneggiature.

Su Topolino 3457 abbiamo quindi in contemporanea l’autore bravo che non c’era e adesso c’è, e l’autore bravo che prima c’era ed ora invece non c’è quasi più.

Si sta ovviamente parlando, l’avrete capito, di Corrado Mastantuono e di Casty.

Del primo salta subito all’occhio la storia Papersera News presenta: L’oscuro mistero dello specchio riflesso, che può facilmente essere ritenuta la storia principale del numero, non fosse altro perché, rispetto a quella di Casty in apertura, ha più tavole ed entrambe le puntate sono presenti in questo numero.

Il perturbante Mastantuono

La storia è certamente compiuta nel suo arco narrativo, ma allo stesso tempo è indissolubilmente legata al ciclo che vede Paperino e Paperoga assoluti protagonisti e mattatori nella spasmodica ricerca di scoop per il quotidiano di cui lo Zio Paperone è proprietario e direttore. E sempre di più queste avventure iniziano a farsi notare nell’immaginario del lettore per una eccellente qualità di scrittura e di disegno, oltre che per una solida continuity interna, che vede sempre più personaggi comparire in varie storie del ciclo.

Questa avventura, in particolare, è strettamente legata con la storia dello stesso autore, sempre in due puntate, pubblicata su Topolino 3456 in cui viene introdotto il personaggio del custode Agenoraldo, che ritroviamo assoluto protagonista anche in questa vicenda. Le sue incursioni e la sua ambiguità portano i due cugini a un livello di indagine e di mistero inediti per questa serie. I “rapimenti” ad opera degli specchi hanno avuto il pregio di spolverare tutta la vicenda con un’aura perturbante, mentre non mancano i momenti comici e i meravigliosi viaggi mentali di Paperoga, che saranno decisivi anche in riferimento alla risoluzione finale della vicenda.

Il riposo dei giusti

Il meritato riposo

Anticipata dalla bella copertina di Ivan Bigarella, in apertura troviamo Topolino e le Sgambascarpe Smart, con i disegni di Alessandro Perina. Casty torna alla sceneggiatura presentandoci una avventura urbana molto piacevole, dove Topolino è alle prese con una nuova moda che impera nella sua città, con tutte le caratteristiche per essere foriera di guai nel prosieguo. Dietro a questo prodotto sensazionale per l’allenamento c’è un noto trio di criminali topolinesi che metterà a dura prova Topolino, soprattutto nel fisico.

La prima puntata scorre leggera e briosa, e sicuramente ha come culmine il divertente scambio fra Topolino e i suoi felini avversari. La critica al consumismo e al tentativo della massa di accaparrarsi l’ultimo ritrovato tecnologico è un tema molto caro a Casty, ma l’avvertimento sembra essere che non dovremmo mai affidare la nostra vita a degli oggetti, che seppur possono darci soddisfazioni nel breve, posseggono intrinsecamente il rischio che, come un boomerang, ci si ritorcano contro. Ma per esserne certi sarà necessario attendere la seconda puntata.

Topolino e le Sgambascarpe Smart è impreziosita dagli ottimi disegni di un Perina che riesce ottimamente a tratteggiare le espressioni dei vari personaggi interpretando ottimamente il tono leggero e divertito della vicenda.

A conclusione del numero troviamo due storie che non sono al livello delle precedenti.

Non per questo brutta è da ritenersi PippoSpot: Ridere… di gusto, scritta e disegnata da Alessio Coppola che, sul solco impresso dagli altri episodi di questa serie, con ironia e un pizzico di nonsense vede Pippo alle prese con la creazione di campagne pubblicitarie “alternative”. Si tratta di una breve che non incanta ma che svolge il suo scopo in maniera discreta.

Aquile colorate

Re Giorgio salva la baracca

Deludente invece la storia di chiusura, Zio Paperone e l’aquila di Zeus, su testi dei coniugi Carol e Pat McGreal (di quest’ultimo ricordiamo la recente e prematura scomparsa) e per i disegni di Giorgio Cavazzano. La trama purtroppo risulta essere lacunosa in alcuni punti e il rapporto causa/effetto che dovrebbe tenere insieme le varie fasi del racconto non sempre risulta chiaro o convincente.

Ad esempio ci si domanda come mai l’aquila che dà il nome alla storia debba ridestarsi solo quando è utile all’interno della vicenda (considerati poi i “superpoteri” di cui dispone), o perché mai debba prendere in simpatia tre miliardari di nostra conoscenza, caratterizzati peraltro da un sentimentalismo che in alcuni di loro risulta un po’ fuori luogo. Sempre molto belli i disegni di Cavazzano.

Forse perché si trattasse di un numero veramente simmetrico, come si suggeriva all’inizio, sarebbe stato necessario che la conclusione fosse stata allo stesso livello dell’inizio, ma così non è.

Il desiderio di chi butta giù queste righe rimane che l’andamento, oggi apparentemente opposto, delle parabole di chi ha scritto le due storie di apertura del numero possa nel tempo tramutarsi in un costante aumento della presenza di questi due grandi autori che con la loro arte rendono grande anche il settimanale.



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Autore dell'articolo: Matteo Gumiero

Costretto a scrivere qualcosa in questo spazio, sono ingegnere, non amo scrivere ma in compenso mi piace leggere. Fumetti, soprattutto.