Vitaliano è un autore che va rispettato. Forse le sue ultime storie non sono state dei capolavori, ma Fausto ha più volte dimostrato di sapere gestire con arguzia diversi tipi di trama. Io gli auguro un buon prosieguo
Il rispetto non deve inficiare su una critica perché c'è sempre ed è intangibile.
Detto questo, con tutto il rispetto per Vitaliano, non condivido assolutamente lo stile che ha deciso di intraprendere, secondo me ancora troppo precoce per una testata che da oltre 70/80 anni (ora non ricordo di preciso) ha seguito delle evoluzioni precise, soprattutto per mezzo di autori come Guido Martina, Rodolfo Cimino, Carl Barks (perché veniva pubblicate sui Topolini le sue storie), ma anche di registro: dalla ricercatezza aulica e colta di Martina alla semplificazione di temi nel periodo Muci, fino alla trattazione di temi maturi che vengono velati dalla vastità del pubblico, dai 0 ai 99 anni.
Così come il registro, anche il "novellare" è mutato, ma non è ancora pronto per la comicità metafumettistica o comunque per storie che non hanno né capo né coda.
Anzi, su questa sono proprio di parte: potremmo paragonare le storie del topo alle novelle che Boccaccio codificò attraverso il "Decameron", ossia un racconto breve in chiave realistica che, oltre a dilettare, deve anche insegnare. Ora, il "reale" può anche essere tralasciato, il "fine" morale può essere sempre presente ma non pedante, tuttavia il "dilettare" è dato da coerenza narrativa e da un filo logico: una storia come quella che ha scritto Vitaliano, senza né capo né coda, non mi lascia assolutamente nulla, perché il divertimento si crea sempre in un contesto nel quale si costruisce la battuta, e se la storia non ha sostegno, struttura, tale azione risulta impossibile, anche se stiamo parlando di un personaggio come Paperoga.
Inoltre, è giusto evitare questi sperimentalismi perché, al giorno d'oggi, dove anche un atto di masochismo può essere interpretato come un opera d'arte (e su questo avrei parecchio da ridire), sarebbe meglio che il Topolino conservi una sua struttura narrativa, altrimenti chiunque, a questo punto, potrebbe scrivere una storia, tanto basta infilarci dentro tutte le assurdità di questo mondo, alla fine non cambia nulla...
Con ciò, ovviamente, nulla toglie che Vitaliano sia un ottimo sceneggiatore, anzi, invidio l'uso lessicale e la scelta di alcuni dialoghi, che risultano curati e in certi casi efficaci, tuttavia la sua ironia e il suo eccessivo "humor" sono veramente pesanti da digerire, certe volte oserei dire di una cattiveria talmente arrogante da risultare indigesta (il "nerd" che viene preso in giro nella storia della Nazionale è un esempio lampante, una generalizzazione di questo tipo la trovo troppo insopportabile per farmi una risata...): questa dose di ironia può ritorcersi veramente contro, centomila volte meglio se facesse questo in un libro, ma non in un fumetto come Topolino...
Detto ciò, continuo a ricordare i fasti di questi autori, e spero che Fausto lesini di questo "surrealismo metafumettistico" per tornare a scrivere storie all'apparenza banali ma avvantaggiate da una sagace ironia (non eccessivamente cattiva) e da un filo logico e coerente.