Alla fine ho trovato il messaggio in questione... non ricordavo di averlo letto qui sul Papersera (
qui l'originale)
sed:
>>>>>About duckburg: it's a normal city or a little nation (like Monaco or vatican city)?
Sometimes Barks would get himself into a plot situation, such as in "Treasure of Marco Polo", where he needed to involve some federal institution such as an embassy on foreign soil. By the time of that story in the mid-60's, the editors knew the stories were very popular in foreign reprints, and the mention of "United States" or any state name was not to be used. This made it necessary for there to be a "Duckburg Embassy" in that story, as awkward as that is.
But in the Barks stories of the 40's & 50's it is quite clear that Duckburg is an ordinary middle-sized American town (except that the world's richest man happens to live there). In fact, in early stories, Barks had DD say he lived in Burbank, California (where the Disney Studios were), and the backgrounds had palm trees and other California traits. In a early 50's story Barks had the postmaster at a United States Post Office say that Duckburg was in the Ameriocan state of "Calisota". And everything else about Donald in Duckburg in the original stories always made it clear that he was supposed to be the "average American living in the average American city".
But I don't know about the Italian stories. If Duckburg has always been portrayed as a principality in Italian stories, then that's what it is. In Italian stories.
Il messaggio è di Don Rosa (immagino più nelle vesti di ex autore di fanzine che in quelle di fumettista) ed è datato 2010. È questo l'unico messaggio in cui ho letto l'ipotesi dell'influenza editoriale o l'ho letta anche in altri siti? Non ricordo, ma ad ogni modo mi piacerebbe approfondire la cosa e vedere se esistono fonti precedenti che abbiano avanzato la stessa ipotesi.
Immagino comunque che questo testo mi sia rimasto in mente almeno a livello inconscio, dato che il mio messaggio di ieri sull'uomo medio nella città media l'ho scritto usando un'espressione simile.
Per curiosità... se Paperopoli è una città stato (cosa di cui dubito)... allora chi è il presidente?
Il sindaco col muso da suino? /
È vero, non ci avevo pensato ma è un'argomentazione molto valida: una città-stato non dovrebbe avere un sindaco, e visto che Barks rappresenta spesso il sindaco di Paperopoli questa mi sembra un'ulteriore prova del fatto che per gran parte della sua attività di autore Disney (escluso il periodo in cui ha realizzato quelle due vignette) Barks considerasse Paperopoli una normale città degli Stati Uniti.
(Parentesi: non c'entra con l'argomento del topic, ma non ho mai capito perchè Inducks indicizza il sindaco di Paperopoli solo quando è rappresentato come un suino, e lo ignora nelle storie in cui è un canide/umano con naso a tartufo).
Non ricordo cosa è stato scritto nel Progetto DUCK, so invece bene quello che Don Rosa mi ha riferito in privata sede di queste ed altre "curiosità". (sono stato con mia moglie due volte ospite a casa sua a Louisville e lui è stato da noi in una occasione)
Chiarisco subito che il mio "Sei sicuro?" non intendeva certo mettere in dubbio i vostri incontri (ci mancherebbe, anzi che invidia!), ma era solo un modo per accertarmi che tu fossi sicuro dei tuoi ricordi, dato che c'è un apparente conflitto di fonti. Visto che dici di esserne sicuro, non ho nessun motivo di dubitarne.
Una possibile spiegazione potrebbe essere in un tuo messaggio del 2003:
Mi ha anche parlato del suo incontro con Barks confidandomi candidamente che non avevano praticamente parlato delle loro storie Disneyane ma solo di baseball ed altri argomenti generici...non sapeva neppure cosa pensava Barks della sua saga di Paperone aggiungendo ...forse non gli è piaciuta tanto...poco importa!
Il tuo vecchio messaggio è simile a quello attuale (a conferma della bontà dei tuoi ricordi), ma nel messaggio del 2003 c'è un particolare in più, ossia il fatto che Barks e Rosa non abbiano parlato delle loro storie Disney, per cui apparentemente quando Don parla dell'opinione di Barks sulle sue storie si basa su impressioni. Dato che le impressioni possono variare nel tempo, questo potrebbe spiegare come mai Don abbia parlato di impressioni diverse a seconda dell'occasione in cui ne parlava. Un esempio che ci ricorda che è sempre bene confrontare fonti multiple.
Incidentalmente, è proprio nel cercare quel tuo messaggio del 2003 che ricordavo vagamente che ho trovato anche il messaggio del 2010 riportato sopra, dato che entrambi si trovano nello stesso topic.
Non possiamo essere neppure certi che questa è stata sempre la sua visione, probabilmente non si era mai posto il problema se fosse una città degli USA o se fosse meglio considerarla una città stato (sempre Americana) fino alla storia di Marco Polo in cui ha avuto l'occasione (forse non poteva fare altrimenti) di mostrare la sua ambasciata e la sua bandiera in un altro paese.
Per alcuni tale riferimento non coincide con la propria visione e quindi viene ignorato, o si cercano razionalizzazioni per non consideralo attendibile, per altri invece è semplicemente un dato plausibile e quindi accettabile.
Il discorso delle razionalizzazioni però vale in entrambi i sensi. Quando leggo "Duckburg, U.S.A." posso sì pensare che ciò non contraddica l'idea di Paperopoli città-stato ("
come affermazione generica è plausibile in quanto anche come città stato si trova in mezzo al territorio USA e parlano "americano""), ma anche questa è una razionalizzazione, dato che l'interpretazione letterale è che Paperopoli sia negli USA.
E non credo che nell'utilizzare quell'espressione Barks stesse mantenendo la continuity con una storia futura che sarebbe apparsa sette anni dopo (assumendo che l'idea di città-stato Barks l'abbia avuta solo mentre si occupava di quelle due vignette della storia di Marco Polo, cosa che a me sembra evidente).
Comunque sull'argomento città-stato vs città degli USA credo che tutti gli utenti di questa discussione, me compreso, abbiano detto tutto quello che avevano da dire o quasi, ed è difficile immaginare un lungo proseguimento senza evitare ripetizioni. E alla fine è forse meglio così: come abbiamo detto, quando si parla di interpretazioni di un'universo narrativo, ognuno avrà la sua opinione.