Penso sia inutile da parte mia ribadire l’importanza storica che ha
La Principessa e il Ranocchio nel panorama dell’animazione. Il ritorno all’animazione tradizionale dopo anni in cui i progetti Disney erano orientati solo al 3D, il ritorno di una storia classica – una fiaba – dopo anni di avventure non troppo esaltanti, il ritorno di due registi che hanno saputo regalarci delle perle filmiche da panico, tra cui il mio film Disney preferito in assoluto… il film dei grandi ritorni.
In tutto questo, le mie aspettative erano molto molto alte. Nonostante il tempo, con neve e ghiaccio, tramasse contro di me, sabato pomeriggio la mia Minnie-Marta ha deciso di essere impavida e di portarmi al cinema più vicino per lo spettacolo pomeridiano (grazie!
*). E dopo il Castello e il Topolino-Steamboat Willie, ecco che inizia la magia.
Dico subito che questo film a mio parere non è perfetto, ed è per me inferiore ad
Aladdin e a
Hercules (per restare a opere di Musker e Clements), ma ciononostante è un film bellissimo. Non un capolavoro, ma un vero e proprio gioiello, una perla rara, uno spettacolo che ti lascia soddisfatto dall’inizio alla fine, un circo di musica, suoni, colori, divertimento ed emozioni dannatamente forti che difficilmente ricordo di aver provato nell’ultimo anno.
Ho riso tanto, ma ho anche pianto, e non dico tanto per dire. Capita che mi commuova durante un film, ma in almeno 3 scene precise avevo le lacrime che mi rigavano le guance, e in tutti i casi erano sia per la scena in sé che per il pensiero di quanta arte e quanta magia sia ancora in grado di produrre la Walt Disney Pictures.
La storia è già di per sé simpatica nello spunto: un principe trasformato in ranocchio ha bisogno del bacio di una principessa per tornare umano. Ma dato che la prescelta non è una principessa, anch’essa diventerà una rana! Tutto quello che prepara questo evento, e tutto quello che lo segue, sono cose meravigliose! L’inizio con la voce di Cammariere che ci dà il benvenuto a New Orleans, il principe Naveen che se la canta e se la balla nella città, l’inizio con Tiana bambina, per esempio con l’episodio della zuppa… Tutto perfetto. E il viaggio che i nostri due batraci devono affrontare è bello e avventuroso, grazie all’incontro con due personaggi strabilianti, il coccodrillo Louis e la lucciola Ray. Se sul primo non avevo timori (e infatti è stato un personaggio bellissimo, novello Baloo, con un Pino Insegno che lo doppia benissimo), sul secondo tremavo. Già per il personaggio in sé, figuriamoci sapere che lo avrebbe doppiato Luca Laurenti. E invece su tutti e due i fronti Ray assurge a personaggio più profondo che mai, dato il suo animo romantico, al suo grande coraggio e al doppiaggio, Laurenti mi stupisce dandogli una buonissima voce tanto nel parlato quando nel cantato.
Reestando nei personaggi, i 4 vanno a trovare Mama Odie che è un character geniale! Cieca, spiritosa, magica, profonda, con quel serpentello che è qualcosa di unico e tradizionale… Perfetta. Ma il personaggio che forse più di tutti mi è rimasto impresso è il Dottor Facilier, l’Uomo Ombra, che con la voce di Luca Ward e tratti caratteriali letali, freddi e calcolati sa essere un cattivo tra i migliori. I suoi legami con l’Aldilà, la sua dimestichezza con voo-doo ne fanno uno stregone nuovo ma pur sempre letale. Un novello Mefistofele, che infatti in un’altra scena che mi ha fatto piangere tenta Tiana come farebbe il diavolo.
Insomma, un film che riesce a restare in perfetto equilibrio tra la tradizione (prevalentemente i grandi Classici degli anni ’90) e innovazione, con una principessa
che lo diventa solo alla fine, una donna determinata e indipendente come protagonista, e un’ambientazione molto più collocata temporalmente e geograficamente rispetto alle fiabe più classiche.
Ma anche la morale mi ha molto stupito, una morale che mi ha commosso molto, che non ho letto da nessuna parte e che a me preme invece sottolineare bene: non basta esprimere desideri alle stelle perché i nostri sogni si avverino (come fa l’amica di Tiana, che a me ha divertito), è importante anche questo – avere fede – ma la cosa veramente decisiva è l’impegno che ci mettiamo in prima persona. Questo è quello che il padre di Tiana le insegna, questo è quello che i miei mi hanno sempre insegnato, e mi ha fatto molto piacere che i bambini del 2009 potessero usufruire di questa morale. Il duro lavoro è il segreto per ottenere quello che si vuole dalla vita, senza cedere alla via più facile. In pratica, lo Zio Paperone di Carl Barks e Don Rosa!
Stilisticamente siamo all’eccellenza: la cara vecchia animazione tradizionale, così morbida e calda, è tornata per una pellicola intera (dopo una decina di minuti in
Come d’Incanto proprio due anni fa), e vedere i disegni in movimento di Louis, delle due ranocchie e dei numeri musicali mi ha fatto tanto tanto piacere.
A proposito delle musiche… a me sono piaciute tanto! Cammariere, Karima, Ward, Insegno e Laurenti sono stati ottimi, davvero ottimi interpreti delle canzoni, e le musiche in sé di Randy Newman mi hanno conquistato in più momenti. Apprezzo molto l’omaggio al jazz, che ricorda molto
Gli Aristogatti! Nel delirio di lacrime, risa, gioia ed emozione, perfino la canzone di Ne-Yo feat. Karima nei titoli di coda non mi è parsa lo schifo che ricordavo avendola sentita su You Tube. Ciò è grave!
Insomma, la strada intrapresa è quella giusta, a mio parere. Il film bilancia bene tutti gli elementi, e si perdonano facilmente alcuni piccoli buchi di sceneggiatura, le canzoni a volte troppo veloci, il citazionismo sfrenato (non per forza un difetto) e un paio (in numero, non di più) di gag infelici – su cui ho letto peste e corna, ma che mi sono sembrate genuine e il più lontano possibile dalle volgarità Dreamworks, cercando di parlare oggettivamente.
Ed è veramente difficile parlare oggettivamente di questo film per un fan disneyano! Un film che però posso dire, a cuor leggero, non è da vedere solo per il ritorno del 2D, ma perché ha anche una bellissima storia con dei bellissimi personaggi.