Ho appena letto questo interessantissimo punto di vista di Geoffrey Blum (barksologo, editor e credo anche sceneggiatore di fumetto Disney) sul modo in cui Barks ha costruito la sua immagine pubblica:
http://home.earthlink.net/~vathek/Reinvent.htmlE niente, molti di voi lo avranno già letto, ma volevo condividerlo.
L'articolo è un po' sopra le righe nei toni, francamente. Però è molto interessante, e su molte cose non si può che concordare. Tipo la brutta tendenza di certa critica a leggere politicamente le storie di Barks (chissà se pensava al suo collega Thomas Andrae), l'avidità dei commercianti d'arte nello spingere Barks a dipingere, la consapevolezza di quest'ultimo di dipingere solo per soldi e di non essere un vero pittore.
Sulla questione centrale delle piccole "balle", o meglio omissioni, di Barks nel raccontare le sue ispirazioni narrative e visive (ma davvero la gente quadrata che mangia uova quadrate era una vecchia idea degli studi Disney?
) viene da pensare che tutto sommato ci possa stare: chiunque sia chiamato a vivere
quarant'anni di vita da "pensionato celebre", continuamente intervistato e spesso venerato, può finire a forzare la mano nel cucire lo storytelling della propria vita passata (e qui di uno famoso per lo storytelling stiamo parlando).
Secondo Blum la cosa era tanto più inevitabile in Barks, tenuto conto del suo genuino desiderio di compiacere i suoi interlocutori (fan, intervistatori, commercianti d'arte) ma anche in qualche modo, paradossalmente, il sottile piacere che provava nel prenderli un pochetto per il culo.
Oh insomma, Barks mi si rivela come una figura sempre più interessante.