redattori (che ne sanno di fumetto più di me e di voi messi insieme)
Personalmente non riesco a credere che i redattori siano i più esperti in questo campo, addirittura più degli sceneggiatori (tra i quali ovviamente rientri anche tu)! Se gli si dà in mano - a molti di loro - una tastiera, non credo riuscirebbero a scrivere una storia di Paperino.
Penso anche ad esempi del passato, in cui il responsabile Gian Giacomo Dalmasso inseriva di testa sua finali di cui neanche gli autori sarebbero stati a conoscenza: per esempio in Zio Paperone e la Febbre dell'Oro (come spiegato da Frank Stajano) Dalmasso aggiunse il finale in cui si scopre che tutta l'avventura era stata un sogno: dovrebbe questo essere un "abbellimento" per fare apprezzare la storia ai lettori? Veramente tutti i lettori che conosco (compreso io) hanno asserito che la storia ha un che di "inutilità" proprio per questo finale col sogno, prima che tutti quanti scoprissimo che è un finale posticcio.
Precedentemente anche in una storia di Barks, Paperino e l'incendiario, qualche intelligentone si mise in testa di sostituire le strepitose vignette finali con 2 apocrife in cui viene detto ai lettori che è tutto quanto un sogno. E questo finale avrebbe risollevato la storia, secondo loro?
C'è anche la storia Topolino e il pugno di pietra (tra qualche giorno posterò alcuni scan) in cui ci sono dei dialoghi (con un lettering sghembo) di cui non si capisce niente: non solo per la grammatica, ma proprio per il fatto che i redattori volessero censurare ma non sapevano come sostituire le frasi originali (quindi dubito che non fossero redattori ignoranti).
In Topolino e la pesca miracolosa, ristampata più volte, addirittura continuano ad attuarsi censure sulle censure già esistenti: intere pagine in cui vengono cancellati i pesci dalle mani di Pippo e Topolino e i dialoghi vengono sostituiti da un delirio di errori logici e grammaticali per ingannare i lettori sul reale avvenimento delle vignette.
Oggi le cose non mi sembra vadano meglio (proprio dalla fine degli anni '80 fino agli inizi degli anni '90) si ha un boom di censure grafiche (la storia di Scarpa citata in cui viene sostituita una donna con un uomo) e anche nei dialoghi: c'è Zio Paperone e le banconote fono-sensibili con punte di lettering sghembo dall'inizio alla fine, con incongruenze di dialogo varie (voglio dire: se devi censurare, almeno stai 2 giorni a riscrivere i dialoghi invece di 2 minuti, no?): penso che all'epoca (1990) il responsabile fosse Marconi, che ha dichiarato per esempio di avere riscritto Paperino e il veloce velocipede perché Martina aveva fatto una sceneggiatura senza verve, lacunosa e delirante data la sua anzianità. Ma dubito che con Cimino ci fosse lo stesso problema.
Ancora oggi mi sembra che sostituiscano i finali di alcune storie come quelle di Casty. Ovviamente potrete rispondere che i redattori sono esperti e sanno cos'è giusto: ma ecco, perché un finale con un meteorite che colpisce la casa di Topolino sarebbe meno divertente di un finale con battutine varie tra Topolino ritornante dallo spazio e i suoi amici?
I redattori possono paragonarsi in un certo qual modo ai produttori cinematografici (ma i paragoni si possono fare anche nel campo della letteratura), che nei decenni hanno massacrato e bistrattato centinaia di film, appioppandogli finali posticci che fanno a pugni con tutto il film o tagliano scene eccetera.
A me sembra che gli unici in grado di dire se una storia sia "originale" o meno, debbano essere gli autori (e i registi) e il pubblico: è per questo che nascono edizioni director's cut dei film come Blade Runner.
I produttori si può dire che hanno fiuto, ma fiuto e qualità effettiva di un'opera sono cose diverse.
Tornando alle censure che continuano ad essere attuate nelle ristampe, anch'io mi attacco a volte alle minutaglie: proprio perché sono minutaglie non capisco perché perdano tempo a censurarle.
Riguardo i tagli un po' più grossi, beh... i redattori vogliono fare il loro lavoro perché non vogliono perdere la pagnotta, ma se pensano con queste censure di "educare" le nuove generazioni, si sbagliano di grosso.