Già l’inizio è qualcosa di straordinario.
Per un motivo o l’altro, tutti i cari di Topolino si trovano lontano e dunque questi si sente solo. La solitudine è uno stato d’animo che il personaggio non aveva mai provato e probabilmente nessuno aveva mai pensato che potesse sentire (e anche dopo il presente episodio non è fosse tanto comune). Si colloca in un momento in cui egli non ha avventure da vivere e ne sente tutto il peso: personalmente lo considero molto commovente.
Il grosso della storia rappresenta qualcosa di atipico nella produzione di Walsh, in quanto fa a meno dell’elemento soprannaturale. Ad essere precisi, la vicenda si svolge in un paese rimasto fermo al 18° secolo senza che ne venga spiegato il motivo (sebbene i due emissari riescano a procurarsi un macilento aereo), tuttavia se si esclude questo presupposto il fumetto si mantiene su binari realistici.
Malgrado ciò, lo stile dell’autore resta riconoscibile, per l’umorismo, la satira anti-tirannica, l’uso del protagonista, la scorrevolezza della narrazione e, non ultimo, il tema del contrasto.
A proposito della sceneggiatura, qui si opta per un ritmo squisitamente veloce, il più incalzante nella carriera del maestro di New York, tanto che mi ha ricordato i tempi del Bandito Pipistrello (con tutte le differenze del caso).
In diversi fumetti di Walsh, ma qui più di ogni altro, Topolino racchiude in sé sia il ruolo di protagonista che di spalla comica. Infatti riesce sia a risolvere la situazione che a creare diversi momenti comici, come nei duelli con le spade (arma con la quale risulta impacciato perché inesperto) o negli inusuali panni di giullare di corte. In questo senso la mia scena preferita è quando viene sospettato di prendere appunti per i ribelli e invece sorprendentemente stava disegnando una caricatura del primo ministro.
Stupisce anche la sua reazione all’offerta iniziale del trono. Il suo netto rifiuto potrebbe derivare da essere già passato un’esperienza simile (si veda Topolino sosia di re Sorcio), ma probabilmente ciò deriva dalla volontà di non caricarsi delle eccessive responsabilità richieste dal compito, oppure dal fatto che un incarico del genere gli impedirebbe di vivere le sue avventure. Non a caso, una volta terminata l’impresa, prepara il nuovo sistema piuttosto in fretta e lascia i mousopotamici a sbrigarsela da soli.
Per quanto riguarda l’antagonista, si è presa la leggenda francese della maschera di ferro e la si è trasformata in uno dei nemici disneyani mascherati: geniale! Si tratta di una di quelle idee azzeccate di cui però non riesco a spiegare il fascino.
Certi suoi metodi mi hanno ricordato il fascismo nostrano. Tecnicamente un elettore è libero di votare che vuole ma se non sceglie la Maschera di Ferro viene decapitata; allo stesso modo in Italia l’iscrizione al partito fascista non era obbligatoria, però esimersi comportava svantaggi sul piano della vita pubblica.
Durante la conclusione viene conferita una motivazione, peraltro molto realistica, alle sue azioni nefande: si tratta di una parentesi non necessaria alla trama (secondo me esistono persone che tiranneggiano per la sola ragione che sono crudeli, senza per forza avere moventi o giustificazioni) ma che contribuisce a delineare il despota e a diversificarlo certamente dalla maggioranza dei criminali incontrati da Topolino nel tempo.
Meravigliosa: non la mia walshana preferita, ma di certo una delle tante storie del periodo dalla qualità stratosferica.
Facendo un discorso da supernerd, questi Gas e Giac vanno considerati personaggi diversi da quelli che compaiono con Nonna Papera e da quelli che compaiono con Cenerentola.
Macché discorsi da supernerd. È una cosa talmente ovvia che non dovremmo nemmeno parlarne.
Topolino, comportandosi con perfetto "stile" a stelle e strisce, credendo, come i suoi concittadini, nella perfezione della propria istituzione politica.
Non sono del tutto d’accordo. Di certo Topolino preferisce una repubblica (o almeno una dove si vota liberamente senza essere punibili con la vita) ad una monarchia, ma da nessuna parte dice di considerare perfetto il governo del suo paese.
Comunque a proposito di politica si rintracciano anche in tale occasione echi della guerra fredda: in quel tempo infatti le due superpotenze lottavano per l’influenza e per fare entrare all’interno del proprio blocco più stati possibili.
tratto rapido e spigoloso di Floyd
Essere in disaccordo sulla bellezza di una storia è più che normale, ma di certo risulta oltremodo curioso essere riguardo a dettagli tecnici. A me lo stile di disegno sembra esattamente il contrario di spigoloso, molto tondeggiante e dinamico. Aggiungo che per me si tratta di Gottfredson all’apice.
Fra l’altro, sebbene siano tutti topi antropomorfi, il protagonista viene reso anche nell’aspetto come un forestiero, in quanto gli abitanti di Mousopotamia sono caratterizzati da un modello differente.
Un Pippo dai riflessi moooolto lenti, peraltro...
Hai ragione: nonostante Walsh, qui Goofy (che compare in un "cameo") non ci fa certo una bella figura...
A parte che si tratta di una gag tipica dell’autore (e lo stesso Pippo ne era stato protagonista ne La cassetta elettronica), non capisco il discorso sul fare o meno bella figura: utilizzare bene un personaggio significa comprenderlo nella sua totalità, considerando sia gli elementi positivi che quelli negativi.