Okay, dato che è preferibile parlare della prima serie, in virtù del fatto che l'attuale, anche se poco manca, deve ancora finire, vorrei chiacchierare un po' della prima, che ho recuperato.
[...]
La sostanza è che Topolino rimane sé stesso, come comprendendo che la differenza delle situazioni può cambiare le persone, ma la sua identità rimane la stessa! Dolce conclusione, soddisfazione indescrivibile a lettura terminata... era davvero un gioiellino di saga!
Ho recuperato anch'o, giusto ieri prendendoli a prestito in biblioteca, i 4 "
Topolino" con la saga di
Topolinia 20802.
Boh, non sono entusiasta come immaginavo. Quando uscì l'anno scorso mi incuriosì parecchio, e non so come mai solo con gli echi della seconda stagione mi sia spinto a recuperare la prima. Non so bene cosa mi aspettavo, ma so che l'ho avuto solo in parte.
Intanto è lodevole il lavoro orchestrato dal maestro di cerimonie Fausto Vitaliano: non solo per l'idea di base della serie, che è molto stimolante pur con i suoi difetti (di cui dirò fra poco) ma per la sua tesi del lavoro di squadra, su cui ricordo ci eravamo confrontati qui sul forum ai vecchi tempi. A fronte di quella conversazione e di questa saga, devo dire che il lavoro di squadra è davvero una strategia vincente se ben usata, non l'unica ovviamente ma sicuramente valida. E l'ha dimostrato.
Il punto di forza, diceva, è l'idea di base: emancipare Topolino dalle sue certezze, dal suo tran tran quotidiano, dalla sua vita troppo semplice. Le prima tavole di
Topolino va in città sono cinicamente esplicite nel rimarcare il "come sempre" della vita e delle storie del Topo. I difetti sono che è la stessa molla di partenza di quel capolavorone di MM (inciso: non riesco a fare a meno di pensare che un decennio e mezzo fa progetti come questo, o come DoubleDuck piuttosto che i WoM e compagnia contante avrebbero avuto la loro testata apposita invece che comparire sul "Topo") e che qui è trattata in modo meno credibile, con il centro cttà mai visitato prima da Topolino. Qui quoto andrea, il pretesto di partenza sul centro città regge molto poco purtroppo, il distacco tra centro e perfieria è troppo abissale e anche il cambio di vita appare radicale, troppo radicale.
Ma quello che questa esperienza ci regala è un'ottima atmosfera, questa sì degna erede senza sfigurare di MM: Topolino con abiti più professionali, con una professione stabile e sicura in cui fare carriera partendo dalla gavetta (inciso: io amo quando si mette in mezzo il lavoro e il mondo dei giornalisti), e soprattutto con i problemi delle persone normali, in cui ogni adulto lavoratore di Milano (per esempio) può ritrovarsi perfettamente, tra metropolitana, orari da rspettare, traffica, caos, palazzoni, le vessazioni sul lavoro, la macchinetta, i colleghi, il padrone di casa ecc. Ecco, questa atmosfera realistica in cui Topolino diventa grande è ottima e ben orchestrata, anche grazie ai disegni, a patto di dimenticarsi che siamo ancora a Topolinia.
La storia è ben scritta nelle sue 4 puntate, anche se niente di che in fondo: Topolino entra in un mondo nuovo, fatica ad ambentarsi, si ambienta anche grazie all'aiuto dal vecchio mondo, poi "fa un disastro" al quale riesce a rimediare. Insomma, maturazione, crisi e rinascita delprotagonista, nulla di trascendentale, ma è comunque apprezzabile l'intrigo politico che fa da sfondo alla trama e che rende realistica, ancora una volta, la vicenda.
Insomma, è sicuramente una ventata d'aria fresca nel panorama delle storie del "Topo", a conti fatti anche migliore di DD, coraggiosa e ben orchestrata. Per quanto non gridi al miracolo e non mi strappi i capelli, alla prima serie dò un 7.5 per l'atmosfera, alcuni disegni, alcune ottime idee e i buoni personaggi. Ah, e per la bella citazione non invasiva di Tubi, e per la lollosissima e puramente vitalianesca rubrica sui lavori in corso in città appositamente per i pensionati!
Sicuramente appena riesco mi recupero la recente secona serie