Nonostante sia intitolata a Paperino, il protagonista assoluto di questa storia è Paperone. E che storia di Paperone! Il Maestro Romano Scarpa sforna un altro dei suoi immortali capolavori, utilizzando una storia complessa ma affascinante ed una sceneggiatura costruita benissimo, in cui la caratterizzazione del papero più ricco del mondo è esattamente a metà tra l’avido profittatore di Guido Martina e lo sfaccettato caratterista barksiano. La storia, estremamente complessa e ricca di colpi di scena, ha dalla sua il fatto di spiazzare il lettore: l’intreccio completo, infatti, mediante un gioco di flashback, flashforward, ellissi narrative e passaggi volutamente “enigmatici”, non è comprensibile dal lettore se non alla fine, in cui tutta la vicenda viene spiegata; e quello che può sembrare un demerito diventa invece il punto di forza di questa storia, che in virtù di questo riesce a catturare il lettore fin dal suggestivo ed affascinante inizio in medias res, in cui vediamo Paperone che è misteriosamente diventato povero, ridotto ad elemosinare, in seguito ad un inganno della Banda Bassotti, che qui è più in forma e diabolica che mai. E come se questo non bastasse un’ulteriore nota di merito è costituita dal meraviglioso finale aperto, che colpisce nella sua originale ed affascinante costruzione. L’ennesimo capolavoro di un grande Maestro.