Spesso vengo criticato perché a più riprese sminuisco Barks a confronto delle storie del mio quindicennio papero preferito (1965-1980). Rimango della mia idea, che è quella stessa che trova comunque nell’autore i primi fondamenti, essenziali sia in personaggi che in disegno, che stanno in qualche modo sottesi alla riuscita del ‘mio’ quindicennio. In fondo lo stesso Mario Gentilini, Direttore di Topolino, nei primi anni di quel periodo di massima fioritura dava atto di ciò scegliendo per il volume ‘Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni’ tutte storie di Barks, presentate un po’ come base ed origine del personaggio.
Rileggo quindi la stella del Polo in quest’ottica …pioniera (proprio com’era Paperone), per dare il giusto risalto all’autore in quanto fonte ed origine: se non fosse stato un vero Maestro, ed anche un poeta, non avrebbe potuto dare inizio a quanto prodotto in anni più tardi che io … mannaggia …. ho gradito di più.
La trama è scorrevole, sempre spaziata adeguatamente ed ogni evento ha l’attenzione che merita così come ogni particolare si posiziona sempre a ragion veduta. Nulla è lasciato al caso. La lettura è fluida, le relazioni tra i paperi spiritose e vivaci con dosata misura, la stessa dello stile dei disegni che trovano finalmente la giusta impostazione. Il sentimento, ciò sappiamo essere il punto forte, sa mostrarsi e toccare il cuore – forse il problema è talvolta chiedersi …in che direzione, visto che la lettura è ben diversa se consideriamo, o meno, le tavole soppresse.
In quella che nella storia è l’attualità dei paperi, Doretta appare nel ricordo della sua bellezza da parte di zio Paperone, con un accenno di romanticismo espresso da uno spazio languido sull’orizzonte, quanto basta perché i nipoti vi fantastichino sopra. Doretta è ora una povera donna anziana e sola, quasi ispirata a molte dive di Hollywood invecchiate e cadute in rovina, l’ appalesarsi del suo stato davanti agli occhi dei nipotini, e quindi del lettore, è la parte che mi ha veramente commosso.
Ora è necessario sdoppiare la visione.
- Nel caso della storia privata delle famose cinque tavole (versione che – da quanto capisco - in effetti è andata per la maggiore) ciò che in effetti è successo tra Paperone e Doretta in passato resta un mistero, si sa solo che lei gli deve dei soldi e che lui sembra sia stato romanticamente coinvolto. Ciò è sufficiente per definire Doretta come l’ ‘amore della sua gioventù’ nella storia ‘Zio Paperone e l’oleodotto del Klondike’, che ha precisi riferimenti – testualmente menzionati - alla storia di Barks, e persino nello schema narrativo la ricalca.
- Nel caso della storia con le tavole in cui vediamo ciò che realmente accadde tra Paperone e Doretta si percepisce un papero affascinato da una ‘bella’ interessata esclusivamente alla sua ricchezza. Né la situazione cambia nel corso del ‘sequestro’ : proprio niente ci fa pensare che succeda qualcosa di più in quanto Doretta mantiene fino alla fine un atteggiamento sdegnoso.
Forse il suo vestirsi di scena nella vecchiaia potrebbe aprire uno spiraglio ma è troppo motivato dal salvare almeno i suoi pochi averi, ormai estremamente miseri e necessari alla pura sussistenza – ed è in fondo il riprodursi (in una nuova, triste dimensione) della seduzione della gioventù – allora finalizzata al guadagno.
Chiaramente qui è assai difficile parlare a qualunque titolo di ‘amore’ in quanto è solo un’attrazione da parte di Paperone per nulla corrisposta ed anzi pienamente tradita.
Inoltre come metterla con la famosa cambiale ?: dacché Doretta da parte sua gli ha restituito il denaro guadagnato come minatrice, perché Paperone ne pretende tuttora il pagamento ?
Una versione la cui accettazione comporterebbe troppe incongruenze.
Comunque, il consolidarsi nel tempo della prima versione ha – secondo me fortunatamente – avallato l’ipotesi che il sentimento potesse essere corrisposto creando di fatto un vago passato sentimentale a zio Paperone che è ne più ne meno che quello che la narrativa successiva ha richiesto.
In quest’ottica, mi ha intristito il fatto che zio Paperone alla fine lasciasse pensare a Doretta di desiderare che non trovasse lei le pepite – mentre in ‘Arriva Paperetta Yè Yè’ è oltremodo soddisfacente lo schiaffo alla prepotente direttrice dell’ospizio e il mettere Doretta esplicitamente al suo posto. Va bene l’orgoglio, ma zio Paperone lo perde tanto raramente che quelle volte … ci vuole, ciò ce l’hanno insegnato anni e anni di successiva sempre maggiore dimestichezza col personaggio.
In ogni caso una storia basilare, oltre a tutto il resto, per i successivi moti di sentimento e generosità di zio Paperone.