A quanto pare, Bertani e gli altri vogliono continuare la storia della continuity e della psicologia dei personaggi tipo "psichiatra dei poveri", vedendole come "cose fresche e innovative", invece di roba vecchia e sorpassata come i lavori di Cimino, Scarpa e Carpi, per esempio.
Io, invece, vedo le storie attuali della direzione Bertani come "stantie e obsolete" anche se sono state appena fatte.
Torno quindi a leggermi l'obsoleto "Topolino e l'unghia di Kalì", lasciando Bertani e le sue storie "innovative e che danno freschezza" al loro brodo.
Ma fai sul serio? Quando mai Bertani ha fatto anche solo sottintendere il fatto che le storie di Scarpa, Carpi o Cimino siano stantie e obsolete? La storia editoriale degli ultimi anni parla chiaro, con le numerose testate sorte proprio per dare una veste organica e valorizzare in formati di pregio le opere di questi mostri sacri (da ultima Grandi Autori). Perciò, se l'attuale direzione li ritenesse superati, ben si guarderebbe dal puntarci così tanto. Secondariamente è altrettanto evidente che, nella sua storia pluridecennale, su Topolino si siano alternati i capolavori di questi grandi maestri a un gran numero di storie dimenticabili. Molte di esse infarcite di cliché e, chiamiamoli così, moduli narrativi che oggi non sono più attuali. Perciò, se oggi alla redazione arriva l'ennesima storia, per dirne una, di Amelia che tenta rubare la Numero Uno, senza alcuna variazione sul tema, oppure una storia in cui Qui, Quo e Qua parlano in coro come avveniva nelle storie degli anni Sessanta, si desume che l'aspirante autore non abbia ben chiara quale sia stata l'evoluzione del fumetto Disney negli ultimi anni e quale sia la linea intrapresa.
A me spiace scrivere praticamente solo per difendere l'attuale direzione da attacchi che ritengo pretestuosi (giuro che non sono l'avvocato d'ufficio di Bertani), ma se c'è una cosa che odio è che da un testo scritto si ricavi un significato totalmente differente da quello evidentemente prospettato dal suo autore.