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Post - Cornelius

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Collezionabili Disney / Re:Cartonati dei Gadgets
« il: Mercoledì 6 Nov 2024, 17:59:16 »
Molto belle la Carte Piacentine di Enrico Faccini ma anche il cartonato...   ;D

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Topolino / Re:Topolino 3597
« il: Martedì 5 Nov 2024, 22:05:52 »
ma quanti anni ha paperone? visto che sono 100 anni che è morto Puccini
E sono quasi 130 dal Klondike.... i tempi disneyani si allungano sempre più, ma fino ad un certo punto: il mio nickavatar è sicuramente deceduto   ;D

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Topolino / Re:Topolino 3597
« il: Martedì 5 Nov 2024, 19:46:06 »
Probabilmente le macchine fotografiche erano molto costose all'epoca, e gli abitanti di Paperopoli di metà '800-inizio '900 non mi sembrano tanto ricchi da potersene permettere una, o comunque non rientrava nei loro pensieri primari.
Ne "La Paglietta" di Marco Bosco (Topolino 3593) e nei Diari di Paperopoli di Kari Khoronen troviamo ad inizio '900 una città già sviluppata e ricca dove altri magnati, prima dello zione, hanno messo radici, probabilmente dai tempi dell'altra Corsa all'Oro, quella della California del 1848. Tra questi il tremendo zio di Rockerduck, Samuele e l'anziano tycoon Vanderquack. Difficile credere che fra questi primi ricconi di Paperopoli (che già frequentavano un Country Club da almeno trent'anni) qualcuno non avesse l'hobby della fotografia.

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Topolino / Re:Topolino 3597
« il: Martedì 5 Nov 2024, 17:59:05 »
Attenzione: parla di prima foto panoramica e non della prima foto in generale. Quindi potrebbe anche essere possibile.
Possibile che nel mezzo secolo precedente (1850-1900), quando la città cominciò a svilupparsi sul serio, a nessun abitante del luogo venne l'idea di fare una foto 'panoramica'? Dalla Collina AmmazzaMuli (quando il Forte era utilizzato dalle GM) o da altra altura che fosse.

5
Topolino / Re:Topolino 3597
« il: Martedì 5 Nov 2024, 13:28:06 »
Questi 500 piedi non so quanto possano essere considerati 'eredi' degli Evaporati: certo, la coppia autoriale è la stessa così come una certa ambientazione rurale dove al giallo dominante della prima serie sembra sostituirsi una sorta di arancione, a volte ben presente e a volte solo accennato. Anche il 'climax' è particolare, imbevuto da atmosfere vagamente mistery. Sicuramente non quello di una storia 'normale'. Inoltre ritroviamo il look di una protagonista femminile alternativo al solito: siamo passati dalle 'clamorose' trecce extension della Minni 'evaporata' ad un simpatico 'cappellaccio' ben calzato (con tanto di buchi per le corna) per Clarabella.

Ma anche Minni continua a non scherzare: al solito fioccone rosso ormai 'indecente' (stesso dicasi per Paperina) la fidanzata di Topolino sostituisce due fiocchettini verdi sicuramente più presentabili. E' comunque Orazio il vero protagonista di questi 500 piedi 'iniziali' con un rapimento tanto misterioso quanto la sua 'moltiplicazione'. Gli altri personaggi creati per l'occasione hanno tutti un aspetto poco rassicurante, fra simil alieni e simil buttafuori: sia gli ipotizzabili 'nemici' che gli 'alleati'. Se l'abito non fa il monaco l'aspetto non dovrebbe fare il 'cattivo' (almeno non sempre, visto che di fumetti si tratta): staremo a vedere.
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Una doppia sfida ZP-RK chiude il numero. Non credo sia banale o nostalgico dire che non sono più le sfide di 'una volta' anche perché il ruolo di John D. (papero ben raccontato e approfondito in altri ambiti) spazia fra quello attendista e passivo  della trasferta lucchese a quello sicuramente canagliesco ma sempre molto periferico della Melaurea perduta.
Non che in passato non abbia avuto questi ruoli che in un certo senso lo contraddistinguono: ma la presenza e l'atteggiamento erano più convincenti, più da protagonista. Qui si limita a battibeccare col suo fido segretario (esteticamente orribile quello della Perissinotto: se Lusky ha un pregio è quello di essere uno slanciato e attraente giovanotto) mentre Paperone, al solito, sa già tutto riguardo la presenza dell'avversario in loco.

Altre cose non mi convincono: nella Opera inattesa non male l'idea di far incontrare lo zione con Giacomo Puccini (cronologicamente e geograficamente possibile) ma renderlo autore della prima foto d'epoca di Paperopoli mi sembra esagerato: agli inizi del '900 la fotografia era stata inventata da più di mezzo secolo e la stessa città aveva avuto un grande sviluppo più o meno dallo stesso periodo (quello della Corsa all'Oro in California). Che tutti i paperopolesi dell'epoca abbiano atteso l'arrivo di un papero dal Klondike per avere la prima foto della loro città mi pare altamente improbabile.

Nella storia di chiusura la creazione del 'pioniere agronomo' Gustavus si rifà, non solo nell'aspetto ma anche nella statua scoperta tra i labirinti verdi, al più famoso Cornelius e mi chiedo se questa specie di 'parodia' fosse proprio necessaria. Anche la benevola reazione di Paperone nei confronti della 'fedifraga' Bessy mi pare fuori luogo: sebbene dettata da nuovi possibili business, non sembra tener conto del clamoroso tradimento della frutticultrice orchestrato oltretutto con Rockerduck: se quest'ultimo non l'avesse poi licenziata, non credo sarebbe tornata sui suoi passi a capo chino. Un minimo di 'muso' e di rimprovero erano quanto meno auspicabili e, per quanto il tempo sia denaro (e le tavole siano sempre poche), abbracciarla con aria sognante in previsione di nuovi affari mi è parso esagerato. Manteniamo le distanze, please :innocent:

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Topolino / Re:Topolino 3597
« il: Martedì 5 Nov 2024, 12:15:48 »
Alle sempre più numerose, quasi settimanali, scorribande di paperi e topi nella nostra penisola (nell'ultimo caso il collegamento con Lucca Comics e il 100° di Giacomo Puccini era quanto meno appropriato) è contrapposta una ulteriore 'americanizzazione' delle loro storie calisotiane, con segnaletiche varie in inglese (dall'officina di Orazio al Commissariato di Topolinia), come accadeva nelle prime storie di Romano Scarpa che si divertiva a 'far l'americano', confondendo i lettori dell'epoca che avrebbero messo le mani sul fuoco circa l'origine Usa di quei soggetti in realtà italiani.

Le due cose non mi dispiacciono sebbene abbia già in passato espresso alcune perplessità sulle eccessive trasferte italiane: immagino servano per far conoscere meglio il nostro paese e per attirare l'attenzione di un numero maggiore di lettori rispetto alle solite ultime stime che li calcolerebbero sotto i 100mila settimanali. Passare da -100 a +100 sarebbe un risultato auspicabile anche perché le qualità artistiche, linguistiche e tematiche di questo libretto targato Panini meritano sicuramente.

Le segnaletiche e le toponomastiche 'anglicizzate' le ritengo 'coerenti' con le tradizionali location dei personaggi disneyani che sono state e restano nella West Coast statunitense. Se Scarpa le utilizzava per amore del fumetto americano e per restare sulla scia di un Gottfredson che stava terminando la sua epopea delle lunghe trame, Enna e Cesarello da un lato (quello dei '500 piedi'), Eccher e Pisapia dall'altro (quello del 'Manetta procrastinatore'), solo per fare due esempi di quest'ultimo numero, immagino che lascino alcune 'tracce' anglofone (come la Mouseton Bank) più o meno per la stessa prima ragione scarpiana ma forse anche per la seconda, sulla scia di un certo tipo di fumetto disneyano che ha visto lo stesso Casty caratterizzarsi in tal senso.

7
A parte alcune storie di Biancaneve create da autori italiani credo che tutte le altre inerenti personaggi dei lungometraggi (Aristogatti, Peter Pan, Bambi, Cenerentola, Robin Hood...) o comunque alternativi al duopolio Paperopoli-Topolinia (Ezechiele e Tre Porcellini, Cip e Ciop, Lillo, Compare Orso...) siano state prodotte in America fino a 40 anni fa. Quando gli States hanno smesso di produrre, di conseguenza anche questi personaggi sono scomparsi, non ripresi da autori italiani.

Tra le poche eccezioni di quel periodo, come personaggi trasferiti in pianta stabile dal grande schermo ai fumetti, troviamo Nocciola (grazie soprattutto a Chendi e Bottaro) e Maga Magò (grazie ad autori americani ma poi ripresa saltuariamente anche in Italia). Poi anche loro sono state emarginate se non dimenticate.

Per cui la maggior varietà di scenari dei vecchi Topi era dovuta al fatto che quasi tutte le storie brevi centrali erano di importazione americana. Finita l'era degli autori americani, i colleghi italiani si sono ben guardati dal raccoglierne l'eredità. Non hanno mai ripreso Gloria, PaperBond o Bella Quack (ma a distanza di tempo lo hanno fatto, per fortuna, con Dinamite e Malachia, rivisitando in stile '800 il Moby Duck della Baia) così come i personaggi dei lungometraggi o delle campagne.

8
Le altre discussioni / Re:Appuntamenti Disney 2024
« il: Mercoledì 30 Ott 2024, 21:10:25 »
Auguri a Gancio per il suo 75°   ;D
Spero che nelle pagine del Topo se ne ricordino   :innocent:
https://disney-comics.fandom.com/it/wiki/Gancio
https://inducks.org/character.php?c=ELL

                   

Per il 60° di Paperoga in agosto è uscita una contro copertina di Topolino e uno speciale mentre per gli stessi 60° di Dinamite e Sgrizzo non mi pare si sia fatto qualcosa di particolare (al di là di aggiungere il 'quarto cugino' nell'Albero Genealogico dei Paperi, riveduto e corretto da Vito Stabile e Federico Butticè nell'album di figurine Donald Duck 90 uscito di recente).

                               



In questo stesso mese abbiamo avuto anche l'80° di Paperopoli, città sempre ben presente, ricordata se non 'idolatrata' (vedi il suo straordinario Plastico) ma un rigo su questo particolare appuntamento non sarebbe stato male (sempre che non l'abbia perso da qualche parte)

                           


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Commenti sugli autori / Re:Guido Martina
« il: Mercoledì 30 Ott 2024, 20:59:32 »
Anche solo la reazione di Topolino all'ennesimo 'sproloquio' di Pippo (seconda vignetta dell'Infernale Mini-Maxi) è tipica di Martina che amava mettere del pepe anche nel rapporto più amichevole del mondo disneyano.  Qui Topolino si limita ad un 'Ooohhh' mettendosi una mano sulla fronte ma in tanti altri casi le reazioni del topo erano molto più severe e rabbiose, dei veri 'rimproveri' alle sfasatezze del suo miglior amico.

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Topolino / Re:Topolino 3596
« il: Venerdì 25 Ott 2024, 13:34:46 »
Se Pikappa piange, Lord HateQuack non ride.
Ma forse, per assurdo, era proprio quello l'intento di Gualtieri inserendo Paperoga nella 'tenebrosa serie'. Abbiamo purtroppo capito che anche questi racconti avranno la loro percentuale di demenzialità. Non mi sembrava il caso visto che in genere è piuttosto diffusa anche in questi tempi bertaniani. Speravo che almeno il Lord si salvasse e invece....

Per quanto telefonate, queste storie di 'Topolino Comic & Science' firmate da Marco Bosco sono sempre interessanti non solo in termini didattici ma anche in quelli narrativi (la firma non a caso è una garanzia). Nel Segreto del Papiro abbiamo un quartetto forse inedito (Archimede, Pico, Paperone, Rockerduck) alla ricerca di una città perduta e ben si adattano le invenzioni del Pitagorico e le iniziative del De Paperis nelle varie circostanze createsi.

Unici nei, per motivi narrativi, sono due situazioni un po' anomale: in un'asta riguardante un papiro dell'antica civiltà degli Anatrazi che parte da 400mila $ sembra strano che una signora che offre subito 500mila poi si fermi di fronte alla replica di 510mila: se la seconda offerta fosse stata molto più alta avrei capito il suo stop ma se è disposta a spendere subito mezzo milione di dollari, non vedo come 10mila in più possano farle cambiare idea.

La seconda situazione vede una doppia fuga finale, come da tradizione. Evitabile, visto che i fuggitivi avevano i mezzi intellettuali e tecnici per girare la frittata come volevano. Però vuoi mettere rispettare le tradizioni, oltretutto al quadrato?


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Le altre discussioni / Re:vecchio stile e nuovo stile
« il: Giovedì 24 Ott 2024, 19:14:43 »
So che qui nel forum abbiamo sia lettori giovani (come Geena e Paperdano) che vecchi (come Cornelius e Dippy Dwag),

                          :rolleyes:  ...   :-0  ...   :oh:
Diciamo 'maturi' (sebbene le cifre delle nostre età siano invertite)   ;D

Da bambino/ragazzino (anni '70) mi piacevano tantissimo i disegni di Scarpa, Cavazzano, Carpi, Gatto, De Vita, Chierchini...
mentre Barks, che guardavo nei cartonatoni bianchi, mi sembrava avesse, nel delineare i paperi, un disegno più statico, tranquillo. Gottfredson, sempre nei cartonatoni bianchi (era faticoso all'epoca leggere le vecchie straniere, visto il peso di questi volumoni) disegnava personaggi talmente 'altri' (soprattutto quelli dei '30 con topi a torso nudo, calzoncini e gonnelline e dagli occhi con sole pupille) che non facevo paragoni e comunque mi piacevano.

Questo amore per i disegnatori italiani dei 60/70 è durato parecchio e dura ancora, invero. Fino a vent'anni fa ritenevo le illustrazioni di quel periodo decisamente superiori a quelle di ogni altra epoca, più remota o più presente. Oggi apprezzo molto anche il disegno degli autori attuali, dagli 'alternativi' Guerrini, Mottura, Celoni, Zironi a quelli più classici come Freccero, Zanchi, Ermetti, Baccinelli, Cesarello, Limido, Casty, Pisapia, Faccini, Sciarrone, Gervasio...

Ognuno con il suo stile sebbene in questi ultimi anni si sia imposto (ufficialmente) quello di Freccero che ha comunque delle radici scarpiane e carpiane, proprio quelle che da bambino tanto apprezzavo. Per cui certe attuali illustrazioni disneyane le ritengo figlie dei maestri del passato le cui matite sono state per certi versi 'attualizzate'. Tra i nomi fatti non ho incluso Turconi perché, per quanto apprezzassi moltissimo le sue tavole, oggi quasi non lavora più per il fumetto Disney ma è, insieme a Teresa Radice, in altre faccende affaccendato.

Se da bambino degli anni '70 il vecchio stile poteva essere quello dei '50 riguardo i disegnatori italiani se non dei '30/40 riguardo gli americani, oggi considero 'vecchio' lo stile degli anni '80/90 che fu una delle cause che mi allontanò dalla lettura del Topo. Il tratto 'rivoluzionario' di Cavazzano si era standardizzato su una linea 'buffa' e poco attraente (almeno per me) e tutti gli altri a seguirlo. Lo avessero fatto 10 anni prima avrei capito ma perché farlo negli '80?

Per cui tutti i nuovi disegnatori di quel periodo, che hanno dominato per un ventennio, rappresentano quel 'vecchio stile' che spero non abbia più modo di riaffacciarsi. Al contrario di quello precedente che, non a caso, vede una serie di 'riletture' molto interessanti e che apprezzo particolarmente. Mai come in questi ultimi anni le illustrazioni disneyane, tra copertine e tavole interne, hanno raggiunto un livello così alto nelle figure, nelle proporzioni, negli sfondi, nei toni e nei colori.

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Topolino / Re:Topolino 3596
« il: Giovedì 24 Ott 2024, 12:37:13 »
Questo Metallo pesante, attraente nel titolo ma molto meno nella lettura della storia (almeno per i miei gusti), segue in effetti il percorso di "Rinascita", soggetto sempre di Tito Faraci uscito un anno fa e che anche all'epoca non mi convinse. Copincollo ciò che scrissi in merito nel topic del n. 3545 perché riflette in tutto e per tutto le mie sensazioni attuali.

"Spero che questa 'Rinascita' non contraddistingua la nuova serie pikappica sul Topo perché lucertoloni, dragoni e frasette pseudo ironiche per spezzare lo 'stress da prestazione' in continue lotte alla gig robot mi hanno fatto ricordare i motivi per cui nei '90 comprai solo il primo spillato (credo il numero 0) per poi decidere che PKNA non era un fumetto per me. Abituato negli ultimi anni a storie più 'realistiche' di Pikappa (tra lo stesso Topolino e la Fuoriserie, oltre all'omnia Pk il Mito), dove vari personaggi molto interessanti sono subentrati alle creature spaziali, ritrovarmi questo 'ambientino' diviso in tre parti che prende oltre mezzo albo non è stato il massimo."

Evidentemente a Tito Faraci Pikappa piace così, senza tante beghe con Uno, Lyla Lay, Angus Fangus, Everett Ducklair, Odin Eidolon, i fratelli Flagstarr e Dunia Voyda ma con rudi e maschie lotte intergalattiche lontante da ogni tempo e da ogni luogo. Per me una noia completa   :indifferent:

Del tutto fuori luogo i rimandi finali alla quotidianità familiare, con la casa di Paperino e i volti dei nipotini e dello zione. Questo è tutto un altro personaggio che non ha nulla a che fare con Donald Duck ma neanche con il Pikappa che ultimamente mi è piaciuto per le situazioni descritte prima. Un Pikappa più realistico e meno coinvolto in ambientazioni fantasy come erano quelle delle origini e che penso abbiano fatto il loro tempo.

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Topolino / Re:Topolino 3595
« il: Martedì 22 Ott 2024, 12:55:07 »
Si, mi consola   ;D

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Topolino / Re:Topolino 3595
« il: Lunedì 21 Ott 2024, 23:13:31 »
Non arrivando a pensare che Freccero avesse modificato se stesso, immaginavo che avesse ridisegnato ex novo una storia disegnata da altro autore, visto che si parlava di un adeguamento delle illustrazioni agli standard del libretto, situazione mai letta nei precedenti casi di storie straniere pubblicate nel Topo (percependo, almeno io, che quelle originali fossero quasi 'inguardabili' e non certo di Freccero)

Il Freccero egmontiano è 'inadeguato' a quello paniniano? Se sono passate 'indenni' tutte le precedenti storie della Egmont disegnate da altri autori, non vedo perché proprio quella disegnata dallo stesso Freccero abbia bisogno di qualche 'aggiustamento'. Ovviamente è più facile ridisegnare se stessi che gli altri, anche per motivi di copyright e diritti.

Ma, al di là degli sfondi, non credo che il suo tratto nel delineare i personaggi si modifichi a seconda delle case editrici.
E' vero che la Egmont è famosa per il suo 'tratto barksiano' ma è anche l'editore che ha lanciato Flemming Andersen. Curioso comunque di vedere le due versioni, quando sarà possibile.

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Topolino / Re:Topolino 3595
« il: Lunedì 21 Ott 2024, 17:57:49 »
Nell’introduzione al numero il direttore Alex Bertani ci informa che Freccero ha curato alcune modifiche per l’edizione italiana ma, purtroppo, non avendo l’edizione tedesca, non possiamo fare un’analisi comparativa.
Per fare il confronto, volendo, si potrebbe comprare questo! Se a qualcuno va di farlo... ;:)
Per quanto apprezzi tantissimo le matite di Freccero che, da direttore artistico, sta curando e influenzando molto bene le illustrazioni di alcuni suoi colleghi (non tutti, lasciando i più alternativi come Intini, Ziche, Guerrini e altri nelle loro particolari specificità), alzando il livello del disegno disneyano di questi ultimi anni e rendendo il settimanale uno spettacolo per i nostri occhi, questa sua ultima particolare operazione di ridisegnare ex novo una storia egmontiana già uscita in Nord Europa con le sue tavole originali (il cui autore non mi pare sia stato segnalato) per renderla più 'adeguata' agli standard estetici del Topo non mi ha convinto.

Proprio perché si tratta di una storia straniera mi piacerebbe vederla con i suoi tratti particolari, non solo di testo e sceneggiatura ma anche di disegno. Qualora il disegnatore egmontiano avesse utilizzato uno stile barksiano e dunque retrò, anche i nostri Marco e Stefano Rota mi pare continuino ad utilizzarlo in alcune storie pubblicate di recente proprio nel settimanale. Magari le egmontiane esteticamente più caratteristiche potrebbero essere pubblicate nell'Almanacco e quelle più avvicinabili allo stile italiano e paniniano (oltre che frecceriano) entrare nei sommari del Topo.

Senza che il direttore artistico sia 'costretto' ad intervenire 'drasticamente' anche perché una 'riverniciatura' del genere credo sia la prima volta che accada, almeno in questi termini. Ciò può essere visto come un nuovo esperimento artistico sicuramente interessante ma non è questo il punto. Se in passato mi pare ci sono stati dei casi di riproposizione di vecchie storie con nuovi disegni adeguati ai tempi, in questo caso penso si tratti di un intervento su una storia recente ma dallo stile retrò o forse proprio 'impresentabile'.

Non mi pare che in questi ultimi anni le tante egmontiane pubblicate dal Topo abbiano suscitato particolari critiche nei lettori. In alcuni casi, da Andersen a Khoronen (oltre agli storici Branca e Vicar) gli apprezzamenti non sono mancati. Evidentemente il disegnatore originale della Caccia ai Tesori nei Secoli è particolarmente 'lontano' dagli attuali standard paniniani, molto più di tanti suoi colleghi egmontiani che non hanno avuto problemi nell'essere pubblicati.

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