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Post - Photomas2

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1
Topolino / Re:Topolino 3588
« il: Giovedì 29 Ago 2024, 22:18:23 »
Merita la storia 3D ?
Parla solo di automobili? C'entrano qualcosa i fantasmi che sono menzionati nel titolo?

storia che merita solo per l'abilità del disegnatore con gli effetti 3d... per il resto sceneggiatura e disegni da dimenticare

Se mi posso permettere, perché i disegni sarebbero da dimenticare?

2
Commenti sugli autori / Re:Sergio Asteriti
« il: Martedì 27 Ago 2024, 15:45:52 »
Mi mancherai, Maestro.

Perché averti conosciuto di persona ed esserti venuto a trovare è stato un piacere, ma anche un onore. Anche se le ultime volte in cui ti ho chiamato non mi riconoscevi e non sapevi chi fossi.

Avere organizzato il primo incontro paperseriano a casa tua mi resterà sempre nel cuore, come tante tue storie, inconfondibili per il tratto inarrivabile che avevi.

E poi una parte di te è sempre nella storia d'Italia, per il design di quell'oggetto comunissimo che tutti abbiamo in frigo: guardandolo, sarà ricordarsi di te anche nelle cose più banali di casa, non solo rileggendo storie.

Riposa in pace.

3
Le altre discussioni / Re:Bloopers nei fumetti Disney...
« il: Lunedì 26 Ago 2024, 00:13:00 »
In "Le Tops Stories: Top De Tops e il segreto dei Montignac" (Pezzin/Cesarello), quando De Tops viene costretto a rivelare la stanza segreta, la dida recita: "Topolino non può fare altro che parlare (...)."

Peccato che il soggetto dell'azione sia Top De Tops e non Topolino...

All'inizio della stessa storia, si dice che il baronetto vivesse nell'Inghilterra vittoriana. Peccato che le sue avventure si svolgano ben dopo il 1901 (anno di morte della Regina), come dimostrano altre storie la cui data veniva esplicitata, o anche solo la foggia di veicoli e tecnologie nelle vicende, più da anni '20 e '30 del 1900 che da inizio del secolo.

4
Le altre discussioni / Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
« il: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:37:51 »
Spiacente* ma, seppur in un contesto più ipertecnogico e "realistico", sempre e solo Paperino, per modo di essere, di pensare, di comportarsi, di ragionare, può essere il Paperinik che vediamo in PKNA/PK2/PKNE

Non ci puoi mettere un eroe a caso e ottenere gli stessi risultati.





*Pardon: mi spiace! :innocent:

5
Le altre discussioni / Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
« il: Lunedì 19 Ago 2024, 22:20:17 »
Tutti i cuochi degni del loro mestiere sanno fare buoni spaghetti al pomodoro.

Ma il ristorante chiede al cuoco anche altri piatti, giacché i gusti delle persone cambiano da soggetto a soggetto e persino nel tempo.

Sapevate che, negli anni '80, Gualtiero Marchesi metteva la panna nella carbonara, cosa che oggi è considerata da chiunque bestemmione assurdo?

Ecco, io leggo quell'editoriale nel più semplice dei modi: sapete tutti darci dei buoni spaghetti al pomodoro, quindi fateci vedere che siete bravi proponendoci strade non battute, che non siano però la panna nella carbonara.

Del resto, a qualcuno gli spaghetti al pomodoro potrebbero anche non piacere, pur essendo un classico della nostra cucina.

Io non riesco davvero a vedere questo rifiuto del passato da parte di Bertani. Proprio no.

Non ce la fo quando nel numero di questa settimana troviamo Sandopaper e Paperone impegnato in una caccia al tesoro, un po' diversa dalle altre in verità, ma pur sempre tale.

Tre settimane fa, c'era un buon giallo per Topolino, che più classico non si può.

Quindi, nessuno rifiuta le cacce al tesoro o i gialli classici.

Ma questi sono canovacci che è lecito dare per scontati, almeno uno dei due, in buoni autori: normale quindi che, per verificare la loro bontà, si chieda loro qualcosa di diverso.

Gli spaghetti al pomodoro sono ottimi, ma a mangiare solo quelli vengono a noia prima o poi, è inevitabile: ecco perché in cucina bisogna ingegnarsi e sapersi anche rinnovare di quando in quando.

Spero che il paragone culinario abbia reso l'idea, anche perché, ribadisco, non è detto che il più intrigante dei gialli o la più appassionante caccia al tesoro garbino per forza come genere a chi le legge.

E spero che a nessuno venga in mente di mettere la panna nella carbonara oggi, solo perché Gualtiero Marchesi lo faceva negli anni '80....

Ciò detto, resto sempre della mia opinione che un po' di continuity non faccia male laddove fissi paletti di minima coerenza tra le storie, in modo da non avere nel 1994 scene paradossali come quelle che citavo di Paperinik che si attarda a cambiare le gomme della 313/X allorquando questa vola sin da una storia del 1970 e da allora non ha mai smesso, circostanza che uno sceneggiatore rispettoso del personaggio deve sapere.

Sennò, si legittima una cosa come "Topolino: le origini": io ve lo dico e rammento!

6
Le altre discussioni / Re:La collaborazione tra Disney e Marvel
« il: Venerdì 16 Ago 2024, 09:38:28 »
Io seguito a trovarli due mondi inconciliabili.

Anzitutto, per me "Zio Paperone e il decino dell'infinito" non è una storia Disney/Marvel, ma una normale storia Disney scritta (male) da un autore tipicamente Marvel. Ma è una storia Disney e basta, né più né meno di quelle che scrisse Peter David una decina d'anni fa, considerate Disney e basta, anche se David ai tempi scriveva "L'Uomo Ragno 2099" per la Marvel.

In secondo luogo, proprio il fatto che, per far collimare Paperino e Wolverine, si sia dovuti ricorrere allo stratagemma del colore verde prova che gli stessi non erano perfettamente sovrapponibili come vi hanno voluto far credere, rovinando così sia il lato Paperino, sia il lato Wolverine...

Insomma, io lascerei i due universi narrativi dove sono. Al massimo massimo, ipotizzerei un vero e proprio cross-over tra multiversi, non coi personaggi che si amalgamano intendo (termine non usato a caso), ma che restano sempre loro e interagiscono: ad esempio Topolino con l'Uomo Ragno, Superpippo con Hulk e così via...

Magari potremmo pensare a Kronin, salvatosi dopo "Il giorno che verrà", che, proprio per essere riuscito a portare a caa la buccia, ha creato involontariamente uno squarcio dimensionale, e adesso sta saccheggiando il mondo Marvel, dopo aver fatto un saltino nell'Argaar, per cui Paperinik, il Razziatore e Topolino cercano di fermarlo*, andandosi ad incontrare con gli eroi Marvel messi in scacco da Kronin che si è alleato poniamo con Kang...

La butto lì eh... ;D Però per me un vero cross over tra universi reggerebbe meglio di un amalgama (termine che non uso a caso), fermo restando che... eviterei anche il cross-over con estrema facilità, come dice il pedone che è convinto di schivare agevolmente un SUV.










*Ma, Photomas2, non ti ricordi che l'Altronave non funziona e che anche il progetto Ultima si è rivelato un disastro?
E voi non vi ricordate che in "Urk" Uno aveva già creato un vettore dimensionale all'insaputa di Everett e meglio di lui? ;D ;D

7
Testate Regolari / Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
« il: Martedì 13 Ago 2024, 17:27:17 »
Infatti, io per i puristi ho citato mercatini e negozi di fumetti usati.
D'accordo ma resta il fatto della scarsa correttezza di un avviso secondo cui le storie non sarebbero rimaneggiate. Se non puoi rispettare quanto promesso, non metterlo.

In realtà un avviso del genere esisterebbe...cioè, non è esattamente un avvertimento sul fatto che le storie vengono pubblicate nella loro integrità, ma parla comunque della "rimozione di alcuni pregiudizi"...la foto è tratta dal numero dei GCD n. 100.
(Mi scuso nel caso il mio messaggio dovesse risultare irrilevante o totalmente estraneo alla discussione).

Nel disclaimer si dice che la rimozione delle parti criticabili "negherebbe l'esistenza del pregiudizio ecc ecc", il che lascia intendere che le parti contestabili sono rimaste.

Almeno, questo significa in italiano.

8
Testate Regolari / Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
« il: Martedì 13 Ago 2024, 14:02:19 »
Per me a parte filologia, filosofia e induismo questo numero piace tanto e considero i grandi classici come la MIGLIORE testata edita ora da Panini. Per quanto riguarda le frasi cambiate a me vanno bene lo stesso perché alla fine non snaturano il discorso è il fumetto (per i puristi sfegatati ci sono i mercatini e negozi di libri e fumetti usati). La trovo meglio sia di zio Paperone, che pubblica storie recenti o recentissime il cui valore non sempre è rispettato e della stessa testata Topolino, che io compro raramente solo in occasioni di storie di Casty o Fantomius: purtroppo tra i soggetti e i disegni è destinata ad un pubblico infantile o post infantile (se esiste ancora).

Che i GCD siano un'ottima testata è indiscutibile.

Il problema è che in genere non fanno quel che ti promettono, perché il disclaimer iniziale dovrebbe implicare (condizionale), per come è scritto, la ristampa delle storie come erano all'origine.

Poi capisco che alcune sostituzioni possano non cambiare il senso globale del tutto.

Purtuttavia, autentici disastri come quello del totem di Manzo in Piedi gridano vendetta da ogni singola linea disegnata...

9
Testate Regolari / Re:I Grandi Classici Disney (Seconda Serie) - Anno 2024
« il: Martedì 13 Ago 2024, 00:48:59 »
Ottima e condivisibile recensione (ma le polliciate non vengono più registrate?), l'impressione è che a questa pubblicazione non venga dedicata l'attenzione che meriterebbe in coerenza con il titolo della testata.
Come mille altre serie Disney, dopo un inizio promettente col passare degli anni il progetto nativo va alla deriva...

Deriva forse è troppo, perché comunque un suo senso filologico la testata ha, e perché Gaspa, finalmente rodato, alcune informazioni davvero "pregnanti" ha preso a dare anche in buona abbondanza.

Ovviamente, senza offesa per il curatore Gaspa, è impossibile essere così filologi come lo era Boschi: purtuttavia, Gaspa ha dimostrato che "sa" metterci del suo, e questo è sicuramente bene, anzi benissimo.

Quando però riscontri pecche di rara banalità, che avrebbero potuto essere evitate con un briciolo infinitesimale di cura in più, ecco che la delusione scatta, perché non capisci come certi svarioni siano stati fatti.

Non per l'errore in sé, intendiamoci: siamo umani e gli sbagli capiteranno sempre. 

Proprio però ti sfugge la "logica" che a quell'errore ha portato: ed è qui che il lettore sbotta...

10
Testate Regolari / I Grandi Classici Disney 103
« il: Lunedì 12 Ago 2024, 19:34:54 »
Recensione I Grandi Classici Disney 103


 Il numero dei I Grandi Classici Disney 103 rompe la tradizione che vuole la copertina dedicata alla vicenda di apertura, preferendo richiamare in essa la prima storia della sezione Superstar, il cui argomento è stavolta la fantascienza in salsa Disney.

 Se si tratti di scelta estemporanea o di prassi da qui in poi, solo il tempo ce lo potrà garantire. Però, sia concesso di dirlo, probabilmente è stato scelto il numero sbagliato per distaccarsi dalla consuetudine, giacché la storia che apre il volume, Topolino e lo strano caso del furgone scomparso (Martina/Scarpa-Del Conte), è, a mani basse, la migliore del tomo. La trama racconta un tipico giallo martiniano di quel periodo d’oro, per il genere e per lo sceneggiatore, che furono gli anni Settanta: plausibile, “vera” pur nei confini disneyani e limitatamente a quello che era possibile in quell’arco temporale, vivida nel tratteggiare, in poche vignette, la personalità anche dei personaggi minori, essa è un perfetto meccanismo ad incastro che ben esalta le capacità deduttive di Topolino detective. I disegni di Scarpa, impreziositi dalle chine di Del Conte, fanno il resto, appunto trasmettendo in modo assolutamente esemplare le emozioni ed il senso di tensione che la magistrale sceneggiatura voleva comunicare al lettore.

 Segue Zio Paperone e il sistema antifurto (Missaglia/M. De Vita), che potrebbe apparire solo come una delle eterne sfide tra il Vecchio Cilindro e la Banda Bassotti, ma che in realtà ci dà un perfetto spaccato di una concezione cinica e comica al contempo dei personaggi Disney probabilmente oggi improponibile, ma assolutamente in voga nell’anno di uscita della storia (1965); concezione che però ci appare così naturale da farci rimpiangere quei tempi nei quali le sfide tra Paperone e la Banda erano veramente senza limiti o regole. Seguono risate e gag continue, tratteggiate da un Massimo De Vita ancora acerbo, ansioso di staccarsi dai maestri che ammirava e sulla strada per farlo, eppure già godibilissimo per il lettore.

 Paperino a “Botte o risposte?” (Martina/Perego) è invece la dimostrazione di come un maestro come Martina sin dai primordi fosse in grado di leggere la società italiana a lui contemporanea, e conseguentemente di metterla in burla nelle sue debolezze e nelle sue meschinità trasferendo queste ultime in una storia ove i personaggi Disney prendono il posto dei normali cittadini ed amplificano tali difetti, sino a parodiarli senza pietà e a strappare grasse risate al lettore. Pur nelle ingenuità tipiche dell’epoca (correva l’anno 1956) e nei riferimenti espliciti all’ormai mitologico quiz Lascia o raddoppia?, la storia scorre via liscia senza avere perso alcunché della sua cattiveria, che anzi è forse maggiormente comprensibile nelle sue sfumature più ciniche ai nostri giorni che all’epoca: infatti, il famoso quarto d’ora di celebrità concesso a gente che nulla sa fare è diventato la base di un certo tipo di TV moderna, estrema ed insulsa allo stesso tempo per smania di protagonismo di gente totalmente incapace che si spaccia per fenomenale al solo scopo di apparire. Perego in fondo svolge bene il suo compito: le sue figure non sembrano prive di espressività o di dinamismo, benché non siano comparabili ad uno Scarpa o ad un De Vita. Sia chiaro che si sta facendo un complimento, e non una critica, al disegnatore, meritevole, a parere di chi scrive, di maggiori onori rispetto a quelli tributatigli in generale nel tempo.

 
Adesso nessuno potrà dire di non sapere cosa significhi “abigeato”. Ah, i bei tempi nei quali Topolino aveva anche una funzione didattica…[/size][/i]

 Chiude la parte standard del numero Zio Paperone e il ballo in maschera (Mazzanti/P.L. De Vita), prima storia pubblicata in questo volumetto dello sceneggiatore cui è dedicata la maggior parte dei redazionali. La trama è un gradevole fuoco di fila di gag al confine col demenziale, che però scorre via liscia tra una follia e l’altra, a differenza della vicenda successiva, della quale subito diremo. Pier Lorenzo De Vita disegna da par suo, con il suo stile estremamente divisivo: apprezzarlo o meno, riteniamo, è davvero solo una questione di gusti, ma alcune espressioni, tipo quelle di Paperino e Gastone che si insultano a colpi di reati più o meno rispondenti al caso in esame, restano impagabili.

 
Prendiamo nota: nello spazio siderale si respira tranquillamente, e non fa nemmeno quel freddo glaciale che descrivono gli scienziati![/size][/i]

 Venendo quindi alla sezione Superstar, essa si apre con Astralpippo n. 9999! (Mazzanti/Carpi), alla quale, come accennato, è stato concesso l’onore della copertina. In un numero dedicato prettamente ad Attilio Mazzanti, era forse inevitabile pubblicare la sua prima storia in assoluto, che risente palesemente della corsa allo Spazio partita negli anni Cinquanta del Novecento, e proseguita a velocità folle nei successivi Sessanta.

 Anche letta in quest’ottica, però, la storia si rivela davvero inconsistente ed insensata, perché essa appare essere solo una fusione di gag stiracchiate e malriuscite, prive di un vero filo conduttore ed affastellate a caso, senza però che la trama prenda quella piega davvero demenziale che forse l’avrebbe salvata. Se solo la paragoniamo con la storia sopra citata, anch’essa sarabanda folle ed assurda di gag, si nota subito come essa abbia una sua coerenza di fondo che totalmente manca in Astralpippo n. 9999!, anche solo per quel che riguarda aspetti banalissimi ed inaccettabili già negli anni Sessanta, come ad esempio i personaggi che, senza tute o caschi, respirano bellamente nello Spazio profondo o comunque fuori dall’atmosfera terrestre, il tutto senza congelare all’istante.

 Neppure i disegni di Carpi, buono ma non certamente al suo meglio, risollevano la storia, che fallisce miseramente anche nel tentativo di strappare delle risate. Cionondimeno, la sua pubblicazione risulta alla fine apprezzabile se si guarda all’aspetto filologico della testata, che, come già visto in precedenti recensioni, rende perfettamente comprensibile ed accettabile il suo inserimento nel numero che stiamo esaminando.

 Il rotocalco di Paperino: Astronauta per ripicca (Lockman/Bradbury) è invece una breve americana del tutto dimenticabile, inserita probabilmente solo per questioni di tematica e di foliazione compressa dalla lunghezza di Astralpippo n. 9999! (ben 62 pagine). Dubitiamo sinceramente che possa lasciare un qualsiasi ricordo nella memoria di chi l’avesse letta.

 Anche Topolino e l’impresa cosmosubacquea (Dalmasso/Carpi) risente della corsa allo Spazio già descritta. Purtroppo, trattasi di un’altra avventura non certo memorabile, quasi ingenua nel suo svolgersi, dove tutto è prevedibile e dove Topolino appare sin troppo perfettino per essere eroe gradito e gradevole. Si salvano tuttavia molte battute, soprattutto quelle sui politici che si scontrano violentemente. Se, però, si raffronta il Mickey qui raffigurato con quello di Topolino e lo strano caso del furgone scomparso, risulterà evidente la differenza tra il perfettino inviso a molti e il detective che tutti abbiamo apprezzato: a modestissimo parere di chi scrive, sono storie come questa, e non come i gialli martiniani scritti bene, ad avere reso odioso Topolino ad alcuni, con le ricadute che ciò ha comportato sulla popolarità del personaggio. Se vista in questa ottica di comparazione tra storie, anche la pubblicazione di Topolino e l’impresa cosmosubacquea potrebbe forse avere un suo labile senso all’interno di questi Grandi Classici Disney, ma il condizionale impiegato ben rende il dubbio che forse di meglio si sarebbe potuto scegliere. Carpi stavolta ci mette davvero del suo, e l’espressività di alcuni personaggi secondari altro non è se non un gradevole valore aggiunto ad una storia che poco altro merito ha per essere apprezzata.

 A chiusura delle storie Superstar e del numero, troviamo Topolino e il mistero del Tritele (Mazzanti/Bramante), sempre in onore dello sceneggiatore approfondito questo mese. Mazzanti prosegue col propinarci una fantascienza messa in ridicolo dal suo stesso autore, dove la tecnologia appare così assurda da risultare incredibile ed inverosimile anche più di sessant’anni dopo, ed è forse qui la colpa peggiore di questo tipo di storie: il metterci sempre a forza marchingegni impossibili che sembrano essere più dei fastidiosi dei ex machina che dei veri e propri accrocchi futuribili capaci di dare un senso alla storia stessa. Probabilmente siamo noi lettori moderni troppo smaliziati per goderci questo tipo di trame, ma il senso di vacuità delle stesse è pienamente avvertibile. Bramante tratteggia i personaggi nel suo classico e morbido stile: sicuramente è godibile ed espressivo, anche se è lecito avere qualche perplessità sull’eccessiva staticità di alcuni characters secondari.

 Dare un voto a questo numero non è facile. Anche volendosi adeguare alla filologia che ha imposto la pubblicazione di alcune storie sintomatiche di Mazzanti, viene davvero da chiedersi se la produzione dell’autore non offrisse proprio di meglio che Topolino e il mistero del Tritele, da affiancare a Zio Paperone e il ballo in maschera e ad Astralpippo n. 9999!. Ce lo domandiamo perché probabilmente l’avere pubblicato nello stesso numero storie assolutamente ingenue, come quella di Lockman e Bradbury o come Topolino e l’impresa cosmosubacquea, ha quasi certamente fatto venire a noia al lettore, come è successo a chi scrive, un certo modo naif di narrare, tipico degli anni Sessanta del secolo scorso, ma oggi di difficile sopportabilità. Probabilmente, scegliere altre storie dal taglio più realistico, come Topolino e lo strano caso del furgone scomparso, avrebbe attenuato tale sensazione di tedio e di ripetitività nel fruitore, ed avrebbe reso molto più gradevole la lettura di questi Grandi Classici Disney nuova serie.

 
Siamo lieti (anche se in realtà non vorremo farlo per alcun motivo) di presentarvi un rimaneggiamento del testo di quelli che ci fanno davvero arrabbiare per la loro incomprensibilità.[/size][/i]

 A parte questo, il numero non è esente da ulteriori pecche. Se vogliamo partire da quella di minor conto, non ci è dato intendere perché i redazionali dedicati a Mazzanti sembrino pubblicati in punti a caso del giornale, anziché laddove sarebbero dovuti stare meglio: ossia a fianco delle storie che gli stessi disaminano. Ci sembra una cosa così ovvia, che davvero non comprendiamo certe scelte, a meno che i redazionali non debbano avere posizioni così tassativamente fisse, da non poter essere spostati a discrezione del redattore, per quanto questo non ci paia avere qualsivoglia senso o logica.

 Più grave è invece l’inversione della seconda e della terza tavola di Topolino e l’impresa cosmosubacquea. Se si considera, ad esempio, che la versione pubblicata nel 1996 su Topomistery 48 non presentava tale problema, viene istintivo chiedersi da dove sia saltato fuori e perché nessuno l’abbia notato.

 A mezzo si colloca il perenne problema di presentare storie comunque rimaneggiate. Se da un lato ringraziamo per aver lasciato in Zio Paperone e il ballo in maschera la vignetta dove si spiega cosa sia un “cadì” con gli espliciti riferimenti religiosi del caso (e ciò in una storia dove altri rimaneggiamenti del testo sono graficamente palesi), ci chiediamo come si possa sempre in Topolino e l’impresa cosmosubacquea (del 1963, non si dimentichi) parlare di computer, con fumetto evidentemente modificato, invece del probabile “elaboratore” o “cervello elettronico” che originariamente, azzardiamo, si doveva trovare nel balloon.

 Dunque, se non fosse per la storia di apertura (godibile gioiello anche se pure essa presenta visibili ritocchi al testo), la quale dovrebbe essere di richiamo per tutto il pubblico che non l’ha mai letta, questo è un numero dove la filologia domina sulla qualità delle storie. Ma l’eccessiva mediocrità di alcune, aggiunta alle pecche di cui sopra, la quale ci ha portati a chiederci se proprio non vi fosse di meglio da pubblicare e con minore trascuratezza, non ci consente di dare un voto troppo alto.



Voto del recensore: 3/5
Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
https://www.papersera.net/wp/2024/08/12/i-grandi-classici-disney-103/

11
Le altre discussioni / Re:Storie Disney ed eventi sportivi
« il: Domenica 11 Ago 2024, 23:21:31 »
Vado a mettere in cassaforte "I Puffi olimpici", edizione Salani del 1984.

Non si sa mai... ;D
Non è la prima volta che leggo da te un messaggio di questo tipo... mi sa che avrai una cassaforte bella grande da poter contenere numerosi oggetti scomodi  ;)

In realtà, dovrei averlo detto solo per le storie di Don Rosa divenute impubblicabili...

Ma, con tutte queste idee balzane che saltan fuori da un giorno con l'altro, chiunque tra noi ha oggetti da mettere al sicuro... ;D

12
Topolino / Re:Topolino 3585
« il: Sabato 10 Ago 2024, 23:00:41 »
Qualcuno se la prende se dico che Disney e Marvel in ambito fumettistico sembrano amalgamarsi come pizza e ananas?

No.

Anzi, secondo me hai trovato il paragone perfetto per rendere l'idea della loro compatibilità.

Il dramma è che all'estero pizza e ananas sono considerati fenomeni compatibili, anche se non ho mai capito come ciò sia possibile.

13
Le altre discussioni / Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
« il: Sabato 10 Ago 2024, 22:56:33 »
Ma mica tutte le storie di adesso sono interiorizzazioni: sul "Topo" di questa settimana, ad esempio, se ne trovano solo alcune nella per me orrenda di Paperino-Wolverine.

Sinceramente, io non vedo questo abuso di storie "psicologiche": le trovo comunque una gradevole minoranza che fa capolino più spesso che in passato, e che ci mostra sfaccettature che non conoscevamo di vari personaggi. Ma, anche dopo la "Ballata", ad esempio, Rockerduck è rimasto lo stesso identico nelle sfide con Paperone.

Peggio aveva fatto allora "Dalla parte sbagliata", storia splendida che approfondisce psicologicamente il rapporto Topolino/Gambadilegno, ma che al contempo è stata la capostipite della degenerazione di Pietro, ridotto troppo spesso a macchietta, con qualche eccezione, sino al recente recupero da parte di Artibani.

E questo giusto per fare un esempio...

A me, la storia di Enna che aveva reintrodotto Reginella non era sembrata così shojo, altrimenti le ciminiane cosa erano? Esempi di quei melodrammi psicologici che non ti garbano oggi?

Quanto alla continuity, non la trovo così ossessiva. Meglio questa, però, che storie anni '90 in cui Paperinik si trovava con le gomme bucate della 313/X e doveva perdere tempo a cambiarle prima di inseguire i criminali, senza motivo visto che la 313/X vola, come fatto in mille altre storie.

Quanto agli spiegoni... Beh, quelli di Aribani nella storia con Myklos sono perfetti anche se lunghissimi! :rotfl: :rotfl: :rotfl:

Ps: se sei della mia generazione, a te Ufo Robot Goldrake 25, "Un amore sbocciato nello spazio" (la puntata con Naida, per capirci), è garbata zero, giusto? ;D

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Le altre discussioni / Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
« il: Sabato 10 Ago 2024, 22:25:52 »
Quindi, gente come Sisti, Artibani, Bosco, Panaro, Faraci, Gagnor, veterani che recentemente hanno scritto storie di avventura, thriller, gialli, nonché comiche e financo slapstick, non sa chi sono i personaggi che usa, anche se li rispetta nelle loro caratteristiche fondamentali e se ultimamente appunto ha guardato più all'azione che alla psicologia, mentre l'unico che li sa usare è sempre e solo Casty, che nella "Spectralia" (storia comunque pregievole, sia chiaro, prima che mi si dica che dò sempre contro a Casty solo per partito preso) ha toppato clamorosamente nell'usare Topolino perché non gli ha fatto fare in pratica nulla?

Mah e rimah...

15
Le altre discussioni / Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
« il: Sabato 10 Ago 2024, 09:51:50 »
Per un'interazione emblematica tra Paperino e Pippo, ricordo "Paperino e il vaso cinese" di Pedrocchi/Pinochi.

In tema continuity, la prima riflessione, banale, è che mi sta benissimo nella misura in cui non impedisce la realizzazione anche di storie dove, pur non contraddicendola, non vi sono particolari necessità di citarla.

Prendo ad esempio la gagnoriana di questa settimana: storia classica, funzionale, che non ha agganci di contnuity, ma che non va contro ad origini dei personaggi o ad altre cose stabilite; mi sta tutto bene.

Poi mi dico che l'aver messo una contnuity ci eviterà ambrosianate fuori di logica per cui due personaggi possono incontrarsi per la prima volta nel presente all'infinito, o remake tipo "Banda dei cablatori", del tutto inutili e disastrosi anche solo per la logica minimale della prima apparizione di un personaggio.

Anche solo per questo, la continuity mi sta benissimo... ;D

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