Logo PaperseraPapersera.net

×
Pagina iniziale
Edicola
Showcase
Calendario
Topolino settimanale
Hot topics
Post non letti
Post nuovi dall'ultima visita
Risposte a topic cui hai partecipato

Visualizza post

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i post inviati da questo utente. N.B: puoi vedere solo i post relativi alle aree dove hai l'accesso.


Topics - Paperinik 96

Pagine: [1]
1
Sfide e richieste di aiuto / Il sindaco di Paperopoli: Maiale o Papero??
« il: Mercoledì 22 Apr 2009, 17:24:00 »
Ciao a tutti....
Lo vedo in tantissime storie.... ma la mia domanda è sempre la stessa: il sindaco di Paperopoli è un Maiale o un Papero??

2
Sfide e richieste di aiuto / Differenza Disney Time e Tutto Disney
« il: Lunedì 6 Apr 2009, 17:27:32 »
Ciao a tutti
Stamattina stavo rileggendo Vita e dollari di Paperon de Paperoni speciale 60 anni..
Stavo leggendo per curiosità a lato la spedizione postale quando leggo Disney time...
Ma non era un periodico che la Disney ha chiuso??'
Che differenza c'è tra Disney time e Tutto disney???

3
Cinema, musica e letteratura / I tre moschettieri-Alexandre Dumas
« il: Domenica 19 Apr 2009, 21:35:04 »
Ciao a tutti... questo libro è uno dei classici della letteratura ed è
 molto bello, molto avvincente.....


Francia, 1625: lo squattrinato ed intraprendente guascone D’Artagnan si reca a Parigi per mettersi al servizio di re Luigi XIII portando con sé una lettera di presentazione indirizzata al signore di Tréville, capitano del corpo dei moschettieri.

Proprio nel palazzo di Tréville, D’Artagnan fa la rocambolesca conoscenza di Athos, Porthos e Aramis, i più celebri moschettieri del re. In pochi minuti i tre, l’uno all’insaputa dell’altro, sfidano a duello il giovane guascone. Mentre D’Artagnan sta per battersi a turno con Athos, Porthos e Aramis, intervengono le guardie del cardinale Richelieu, le quali dichiarano in arresto i contendenti in quanto i duelli sono stati proibiti. I moschettieri ed il coraggioso guascone si avventano sulle guardie a spada sguainata ed escono vittoriosi dal sanguinoso scontro. Poco tempo dopo il signore di Tréville e i suoi moschettieri vengono convocati a corte di Luigi XIII, il quale anziché rimproverarli per aver disobbedito alle leggi, si complimenta con loro.

Nella politica francese il primo ministro, cardinale Richelieu, è schierato -anche se solo formalmente- con il Re, mentre non ama per nulla la Regina Anna d'Austria, perché imparentata con famiglie che rappresentano un pericolo per la Francia. Di lei si è innamorato il duca di Buckingham: il suo è un amore folle, che non può essere apertamente ricambiato senza destare scandalo. Per convincere Buckingham a tornare in Inghilterra, la Regina gli regala dodici puntali di diamanti, ricevuti in dono dal marito. Ma Richelieu trama nell’ombra e propone a Luigi XIII di organizzare un gran ballo di corte. “Quale occasione migliore perché la Regina possa sfoggiare i puntali di diamante che le avete regalato, maestà?” chiede il cardinale, sicuro di mettere in difficoltà la sovrana. Il Re accetta la proposta e per la Regina è assolutamente necessario recuperare in tempi brevi il dono fatto al duca di Buckingham.

Contattato da Costanza Bonacieux, la guardarobiera della regina di cui è innamorato, D’Artagnan accetta l’incarico di raggiungere il duca di Buckingham in Inghilterra per farsi consegnare i dodici puntali di diamanti. Il guascone si mette in viaggio, accompagnato da Athos, Porthos e Aramis, ma la delazione del marito di Costanza mette sulle loro tracce gli uomini del cardinale, incaricati di far fallire la missione.

Alla prima sosta presso una locanda, i moschettieri sono provocati da uno sconosciuto che inneggia a Richelieu e costringe Porthos al duello. Temendo una trappola, gli altri tre ripartono e, subito fuori della cittadina di Beauvais, incontrano una decina di uomini intenti a lavorare lungo una strada dissestata: in realtà è una trappola. Aramis, ferito, viene affidato alle cure di un locandiere, mentre Athos e D’Artagnan proseguono il viaggio sino ad Amiens, dove vengono ingiustamente accusati di essere dei falsari di monete. Athos viene bloccato, ma D’Artagnan riesce a raggiungere Calais, dove, seppur ferito, s’imbarca sul traghetto per l’Inghilterra.

Raggiunta Londra, D’Artagnan si presenta al duca di Buckingham, che gli consegna i puntali di diamanti. Ne mancano però due, trafugati da Milady de Winter, una spia del cardinale. Il duca ne fa realizzare una coppia perfettamente identica all’originale dal gioielliere del Re. La missione è compiuta e D’Artagnan ritorna a Parigi, giusto in tempo per consegnare i puntali e salvare l’onore della Regina.

La vendetta del cardinale colpisce Costanza, che viene rapita da Milady, mentre D’Artagnan parte, su ordine di Tréville, alla ricerca dei tre amici moschettieri. Per primo recupera Porthos, rimasto in attesa nella locanda; poi è il turno di Aramis, ritiratosi a Crevecoeur a meditare; infine, D’Artagnan ritrova Athos, barricato nella dispensa della locanda dove era stato accusato di essere un falsario. Nel frattempo è scoppiata la guerra contro l’Inghilterra e i moschettieri vengono inviati a combattere a La Rochelle, l’ultimo possedimento degli inglesi in Francia. Per vincere la guerra, Richelieu manda Milady in Inghilterra con lo scopo di far assassinare il duca di Buckingham. Intanto D’Artagnan apprende che Costanza è stata liberata e si trova nel convento delle carmelitane di Le Bethune, ma vi giunge troppo tardi: Costanza è morente, avvelenata dalla perfida Milady.

La morte di Costanza getta nello sconforto D’Artagnan, che vuole a tutti i costi consegnare alla giustizia Milady. Insieme con i tre moschettieri e un misterioso uomo dal mantello rosso, si mette all’inseguimento della diabolica nemica, la raggiunge e l’accusa dei suoi tremendi delitti. Milady respinge ogni addebito, ed è a questo punto che avanza il misterioso uomo avvolto nel mantello rosso che si rivela essere il boia di Lilla. Anni prima Milady era stata la diretta responsabile del suicidio del fratello del boia. Ora è giunto il momento della vendetta: Milady viene condannata a morte e decapitata la notte stessa.

Anziché combattere i suoi avversari, Richelieu, uomo privo di scrupoli che ha però sempre agito per il bene della Francia, riconosce i servizi resi al paese da D’Artagnan e dai suoi tre amici, concedendo al guascone la nomina a luogotenente dei moschettieri. Un sogno si è avverato: D’Artagnan è festeggiato da Athos, Porthos e Aramis, non più solo amici, ma ora anche colleghi.

E a voi vi è piaciuto??


4
Cinema, musica e letteratura / Dante Alighieri- Divina Commedia
« il: Martedì 21 Apr 2009, 19:52:40 »
Questo è il libro del grande Dante...
Fantastico, pauroso ma allo stesso tempo commovente, è uno dei capolavori della letteratura italiana (Modestamente 8-))

Inferno
La vera e propria descrizione dell'Inferno ha inizio nel Canto III (nel precedente Dante muove semplicemente dei dubbi alla sua guida riguardo il viaggio che stanno per compiere); i due viaggiatori Dante e Virgilio giungono alla sua porta già nei primi, celeberrimi, versi di questo Canto. Sotto la città di Gerusalemme, infatti, si apre l'ingresso al primo regno, sul quale si possono leggere alcuni versi di ammonimento, riassunti nell'ultimo verso: "Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate". Oltrepassato uno scuro corridoio, i poeti si ritrovano sulle rive dell'Acheronte, il primo fiume infernale, per il quale le anime devono passare per raggiungere l'Inferno vero e proprio e che vengono trasportate da Caronte. Qui, nel Vestibolo, oltre alle anime in attesa di essere portate dalla parte opposta, stanno gli ignavi, quelli che in vita non vollero prendere posizioni, e che sono rifiutati sia dall'Inferno che dal Paradiso.

Passato l'Acheronte, sulla barca del traghettatore Caronte, i due attraversano il primo cerchio, il Limbo, dove stanno le anime pure di coloro che non furono battezzati (come i bambini morti subito dopo la nascita), e si trovano anche - in un luogo a parte dominato da un "nobile castello" - gli "spiriti magni" dell'antichità (compreso Virgilio stesso); quindi Dante e il suo "maestro" entrano nell'Inferno vero e proprio. Alla porta di questo sta Minosse, che, da giudice giusto quale fu, decreta il cerchio dove le anime dannate dovranno scontare la loro pena; ad ogni cerchio, infatti, corrisponde un peccato, più grave se il numero è maggiore. Superato Minosse, i due si ritrovano nel secondo cerchio, dove sono puniti i lussuriosi tra cui spiccano le anime di Cleopatra ed Elena di Troia (celebri anche i versi su Paolo e Francesca) che raccontano la loro vita e Francesca la sua passione amorosa verso Paolo Malatesta, quindi i golosi, in eterna punizione che consiste nell'essere divorati da Cerbero e gli avari e i prodighi.

Superato poi lo Stige, nelle fangose acque del quale sono puniti iracondi e accidiosi, traghettati sulla riva opposta dalla barca di Flegiàs, creatura infernale, i due entrano (grazie anche all'intervento di un angelo e dopo numerosi tentativi di entrare) nella Città di Dite, dove sono puniti coloro "che l'anima col corpo morta fanno", cioè gli epicurei e gli eretici in generale: tra gli eretici incontrano Farinata degli Uberti, uno dei più famosi personaggi dell'Inferno dantesco. Superata la città, il poeta e la sua guida scendono uno scosceso burrone (il Burrato), oltre il quale incontrano il terzo fiume infernale, il Flegetonte, un fiume di sangue bollente; questo fa parte del primo dei tre gironi in cui è diviso il VII cerchio, quello in cui sono puniti i violenti tra cui degno di nota è il Minotauro ucciso da Teseo con l'aiuto di Arianna. All'interno del Flegetonte, scontano la loro pena i violenti verso il prossimo; oltre la sua sponda (che Dante e Virgilio raggiungono grazie all'aiuto del centauro Nesso), invece, trasformati in arbusti perennemente attaccati da delle arpie, stanno i violenti contro sé stessi, cioè i suicidi (dove troviamo Pier della Vigna) e gli scialacquatori; mentre nell'ultimo girone, in una landa infuocata, stanno i violenti contro Dio, la Natura e l'Arte, ossia i bestemmiatori, i sodomiti (tra cui Brunetto Latini) e gli usurai. A quest'ultimo girone Dante dedicherà, molti versi, dal Canto XIV al Canto XVII.

Superato il VII cerchio, Dante e Virgilio, discesa una scoscesa ripa in groppa a Gerione, raggiungono l'VIII cerchio chiamato Malebolge, dove sono puniti i fraudolenti, il quale è diviso in dieci bolge, fossati a forma di cerchi concentrici, scavati nella roccia e digradanti verso il basso, alla base dei quali si apre il Pozzo dei Giganti. Superate le bolge (nelle quali sono puniti, in ordine, ruffiani, adulatori, simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti - tra cui Ulisse e Diomede: il primo racconta come lui morì, ma Dante non avendo saputo la vera morte di Ulisse predetta da Tiresia inventa la sua amara fine avendo superato le Colonne d'Ercole, simbolo per Dante della ragione e dei limiti del mondo. Poi incontrano seminatori di discordie e falsari - tra cui il "folletto" Gianni Schicchi), i due accedono nel IX ed ultimo cerchio, dove sono puniti i traditori. Questo cerchio è invece diviso in quattro zone, coperte dalle acque gelate del Cocito; nella prima, chiamata Caina (da Caino, che uccise il fratello Abele), sono puniti i traditori dei parenti, nella seconda, la Antenorea (da Antenore, che consegnò il Palladio di Troia ai nemici greci), vi stanno i traditori della patria, nella terza, la Tolomea (dal re Tolomeo XIII, che al tempo di Cesare uccise il suo ospite Pompeo), si trovano i traditori degli ospiti, e infine nella quarta, la Giudecca (da Giuda Iscariota, che tradì Gesù), sono puniti i traditori dei benefattori. Da citare la presenza nell' Antenorea del Conte Ugolino che narra la sua morte, e dell' Arcivescovo Ruggieri. Ugolino appare nell'Inferno sia come un dannato che come un demone vendicatore, che affonda i denti per l'eternità nel capo dell' Arcivescovo Ruggieri.

Di quest'ultima zona vengono nominati solo tre peccatori, Cassio, Bruto e Giuda Iscariota, la cui pena è quella di essere maciullati dalle tre bocche di Lucifero, che qui ha la sua dimora. Scendendo lungo il suo corpo peloso, Dante e Virgilio raggiungono una grotta e scendono per alcune scale: Dante è stupito: non vede più la schiena di Lucifero ma Virgilio gli spiega che si trova nell'Emisfero Australe, la natural burella, che li condurrà alla spiaggia del Purgatorio, alla base della quale usciranno poco dopo "a riveder le stelle".

Purgatorio
Usciti dall'Inferno attraverso la natural burella, Dante e Virgilio si ritrovano nell'emisfero australe terrestre (che si credeva interamente ricoperto d'acqua), dove, in mezzo al mare, s'innalza la montagna del Purgatorio, creata con la terra che servì a scavare il baratro dell'Inferno, quando Lucifero fu buttato fuori dal Paradiso dopo la rivolta contro Dio. Usciti dal cunicolo, i due giungono su una spiaggia, dove incontrano Catone Uticense, che svolge il compito di guardiano del Purgatorio. Dovendo cominciare a salire la ripida montagna, che si dimostra impossibile da scalare, tanto è ripida, Dante chiede ad alcune anime qual è il varco più vicino; sono questi la prima schiera dei negligenti, i morti scomunicati, che hanno dimora nell'antipurgatorio. Nella I schiera di negligenti dell'antipurgatorio Dante incontra Manfredi di Svevia. Assieme a coloro che tardarono a pentirsi per pigrizia, ai morti per violenza e ai principi negligenti, infatti, essi attendono il tempo di purificazione necessario a permettere loro di accedere al Purgatorio vero e proprio. All'ingresso della valletta dove si trovano i principi negligenti, Dante, su indicazione di Virgilio, chiede indicazioni ad un'anima che si rivela essere una sorta di guardiano della valletta, il concittadino di Virgilio Sordello, che sarà la guida dei due fino alla porta del Purgatorio.

Giunti alla fine dell'Antipurgatorio, superata una valletta fiorita, i due varcano la porta del Purgatorio; questa è custodita da un angelo recante in mano una spada fiammeggiante, e preceduta da tre gradini, il primo di marmo bianco, il secondo di una pietra scura e il terzo in porfido rosso. L'angelo, seduto sulla soglia di diamante e appoggiando i piedi sul gradino rosso, incide sette "p" sulla fronte di Dante poi apre loro la porta tramite due chiavi, una d'argento e una d'oro, che aveva ricevute da San Pietro, e i due poeti si addentrano nel secondo regno.

Il Purgatorio è diviso in sette cornici, dove le anime scontano i loro peccati per purificarsi prima di accedere al Paradiso. Al contrario dell'Inferno, dove i peccati si aggravavano maggiore era il numero del cerchio, qui alla base della montagna, nella I cornice, stanno coloro che si sono macchiati delle colpe più gravi, mentre alla sommità, vicino al Paradiso terrestre, i peccatori più lievi. Le anime non vengono punite in eterno, e per una sola colpa, come nel primo regno, ma scontano una pena pari ai peccati commessi durante la vita.

Nella prima cornice, Dante e Virgilio incontrano i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi. In questa cornice ai due viaggiatori si unisce l'anima di Stazio dopo un terremoto e un canto Gloria in excelsis Deo (Dante riteneva Stazio convertito al cristianesimo); questi si era macchiato in vita di eccessiva prodigalità: proprio in quel momento egli, che dopo cinquecento anni di espiazione in quella cornice aveva sentito il desiderio di assurgere al Paradiso, si offre di accompagnare i due fino alla sommità del monte, attraverso le cornici sesta, dove espiano le loro colpe i golosi che appaiono magrissimi, e settima, dove stanno i lussuriosi avvolti dalle fiamme. Dante ritiene che Stazio si sia convertito grazie a Virgilio e alle sue opere, che hanno aperto gli occhi a Stazio: egli, infatti, grazie all'Eneide e alle Bucoliche ha capito l'importanza della fede cristiana e l'errore del vizio della prodigalità: come un lampadoforo, Virgilio ha fatto luce a Stazio rimanendo però al buio; fuor di metafora, Virgilio è stato un profeta inconsapevole: ha portato Stazio alla fede ma lui, avendo fatto in tempo solo ad intravederla, non ha potuto salvarsi, ed è costretto a soggiornare per l'eternità nel Limbo. Ascesi alla settima cornice, i tre devono attraversare un muro di fuoco, oltre il quale si diparte una scala, che dà accesso al Paradiso terrestre. Paura di Dante e confortazione di Virgilio. Giunti qui, il luogo dove per poco dimorarono Adamo ed Eva prima del peccato, Virgilio e Dante si devono congedare, poiché il poeta latino non è degno di guidare il toscano fin nel Paradiso, e sarà Beatrice a farlo.

Quindi Dante si imbatte in Matelda, la personificazione della felicità perfetta, precedente al peccato originale, che gli mostra i due fiumi Letè, che fa dimenticare i peccati, ed Eunoè, che restituisce la memoria del bene compiuto, e si offre di condurlo all'incontro con Beatrice, che avverrà poco dopo. Beatrice rimprovera duramente Dante e dopo si offre di farsi vedere senza il velo: Dante durante i rimproveri cerca di scorgere il suo vecchio maestro Virgilio che ormai non c'è più. Dopo aver bevuto le acque del Letè e poi dell'Eunoè, infine, Dante segue Beatrice verso il terzo ed ultimo regno: il Paradiso.

Paradiso
Libero da tutti i peccati, adesso Dante può ascendere al Paradiso e, accanto a Beatrice, vi accede volando ad altissima velocità. Egli sente tutta la difficoltà di raccontare questo trasumanare, andare cioè al di là delle proprie condizioni terrene, ma confida nell'aiuto dello Spirito Santo (il buon Apollo) e nel fatto che il suo sforzo descrittivo sarà continuato da altri nel tempo (Poca favilla gran fiamma seconda... canto I, 34).

Il Paradiso è composto da nove cerchi concentrici, al cui centro sta la Terra; in ognuno di questi cieli, dove risiede un pianeta diverso, stanno i beati, più vicini a Dio a seconda del loro grado di beatitudine. Ma le anime del Paradiso non stanno meglio o peggio, e nessuno desidera una condizione migliore di quella che ha, poiché la carità non permette di desiderare altro se non quello che si ha; Dio, al momento della nascita, ha donato secondo criteri inconoscibili ad ogni anima una certa quantità di grazia, ed è in proporzione a questa che essi godono diversi livelli di beatitudine. Prima di raggiungere il primo cielo i due attraversano la Sfera di Fuoco.

Nel primo cielo, quello della Luna, stanno coloro che mancarono ai voti fatti (Angeli); nel secondo, il cielo di Mercurio, risiedono coloro che in Terra fecero del bene per ottenere gloria e fama, non indirizzandosi al bene divino (Arcangeli); nel terzo cielo, quello di Venere, stanno le anime degli spiriti amanti (Principati); nel quarto, il cielo del Sole, gli spiriti sapienti (Potestà); nel quinto, il cielo di Marte, gli spiriti militanti dei combattenti per la fede (Virtù); e nel sesto, il cielo di Giove, gli spiriti governanti giusti (Dominazioni).

Giunti al settimo cielo, quello di Saturno dove risiedono gli "spiriti contemplativi" (Troni), Beatrice non sorride più, come invece aveva fatto finora; il suo sorriso, infatti, da qui in poi, a causa della vicinanza a Dio, sarebbe per Dante insopportabile alla vista, tanto luminoso risulterebbe. In questo cielo risiedono gli spiriti contemplativi, e da qui Beatrice innalza Dante fino al cielo delle Stelle fisse, dove non sono più ripartiti i beati, ma nel quale si trovano le anime trionfanti, che cantano le lodi di Cristo e della Vergine Maria, che qui Dante riesce a vedere; da questo cielo, inoltre, il poeta osserva il mondo sotto di sé, i sette pianeti e i loro moti e la Terra, piccola e misera in confronto alla grandezza di Dio (Cherubini). Prima di proseguire Dante deve sostenere una sorta di "esame" in Fede, Speranza, Carità, da parte di tre professori particolari: San Pietro, San Giacomo e San Giovanni. Quindi, dopo un ultimo sguardo al pianeta, Dante e Beatrice assurgono al nono cielo, il Primo Mobile o Cristallino, il cielo più esterno, origine del movimento e del tempo universale (Serafini).

In questo luogo, sollevato lo sguardo, Dante vede un punto luminosissimo, contornato da nove cerchi di fuoco, vorticanti attorno ad esso; il punto, spiega Beatrice, è Dio, e attorno a lui stanno i nove cori angelici, divisi per quantità di virtù. Superato l'ultimo cielo, i due accedono all'Empireo, dove si trova la rosa dei beati, una struttura a forma di anfiteatro, sul gradino più alto della quale sta la Vergine Maria. Qui, nell'immensa moltitudine dei beati, risiedono i più grandi santi e le più importanti figure delle Sacre Scritture, come Sant'Agostino, San Benedetto, San Francesco, e inoltre Eva, Rachele, Sara e Rebecca.

Da qui Dante osserva finalmente la luce di Dio, grazie all'intercessione di Maria alla quale San Bernardo (guida di Dante per l'ultima parte del viaggio) aveva chiesto aiuto perché Dante potesse vedere Dio e sostenere la visione del divino, penetrandola con lo sguardo fino a congiungersi con Lui, e vedendo così la perfetta unione di tutte le realtà, la spiegazione del tutto nella sua grandezza. Nel punto più centrale di questa grande luce, Dante vede tre cerchi, le tre persone della Trinità, il secondo del quale ha immagine umana, segno della natura umana, e divina allo stesso tempo, di Cristo. Quando egli tenta di penetrare ancor più quel mistero il suo intelletto viene meno, ma in un excessus mentis [3] la sua anima è presa da un'illuminazione e si placa, realizzata dall'armonia che gli dona la visione di Dio, dell'amor che move il sole e l'altre stelle.


Pagine: [1]

Dati personali, cookies e GDPR

Questo sito per poter funzionare correttamente utilizza dati classificati come "personali" insieme ai cosiddetti cookie tecnici.
In particolare per quanto riguarda i "dati personali", memorizziamo il tuo indirizzo IP per la gestione tecnica della navigazione sul forum, e - se sei iscritto al forum - il tuo indirizzo email per motivi di sicurezza oltre che tecnici, inoltre se vuoi puoi inserire la tua data di nascita allo scopo di apparire nella lista dei compleanni.
Il dettaglio sul trattamento dei dati personali è descritto nella nostra pagina delle politiche sulla privacy, dove potrai trovare il dettaglio di quanto riassunto in queste righe.

Per continuare con la navigazione sul sito è necessario accettare cliccando qui, altrimenti... amici come prima! :-)