I.A. Intelligenza Artificiale, di Steven Spielberg.
Generi: drammatico, di azione, fantascienza… e chi più ne ha più ne metta.
Il film nasce da un'idea di Kubrick, uno, a mio avviso, dei migliori registi della storia, che però non è riuscito a realizzare, a causa della sua morte. Dunque Spielberg, con cui era in contatto, ha deciso di farlo per lui.
La prima mezz'ora, devo dire, è meravigliosa, tutta giocata sulle reali differenze tra uomo e macchina: da cosa si distinguono? Chi è davvero un automa? Commovente, a tratti anche inquietante, diretta magistralmente.
Poi, in seguito a una sequenza davvero toccante, il film cambia completamente, senza un vero motivo. E tra auto simil-Tron, linciaggi, feste, città alla Blade Runner, robo-gigolo ecc., sembra di stare guardando un altro (brutto) film, dove le poetiche idee iniziali si sono perse sotto una montagna di avanzi di robot, e si trasforma in un remake di Pinocchio in chiave moderna senza apparente senso logico, un viaggio del robot bambino protagonista per diventare un bambino vero, alla ricerca della Fata Turchina.
E poi veniamo al finale, anzi, ai due finali. Uno - il primo - è incredibilmente bello, cupo, inquietante, e alla fine di esso il protagonista fa la cosa più umana che potesse fare. Ma, visto che dobbiamo rendere tutto esplicito, ecco un secondo, stupido finale. E tra alieni, congelamenti, fate turchine e resuscite, il film si chiude con una delle scene più mielose e zuccherose di sempre.
Ciao!
Il Grande Tiranno