Vuole essere uno spunto di riflessione che vada a toccare più ambiti, finendo sicuramente OT in molti di essi!
Presupposto: Topolino nasce come rivista adatta a tutte le età. Con lo scorrere del tempo ha sempre cercato di rispettare il suo pubblico già folto negli Anni d'oro ('60/'70) ma comunque considerevole nell'ultimo decennio, adattandosi alle preferenze e alle piccole manie dei suoi lettori più giovani.
Punto di vista stilistico: All'epoca tale nobile scopo si traduceva nella formula "storie per emozioni". Fondamentale in questo ragionamento era (e dovrebbe esserlo tuttora) il ricambio generazionale per cui direttore e redattori escogitavano sempre nuove strategie allo scopo di comunicare con i propri lettori, cercando di scoprire i loro gusti, le loro passioni, i loro problemi del comun vivere...
Come conseguenza si riscontravano molti dei fattori emotivi emersi da quei piccoli sondaggi nelle storie che apparivano di settimana in settimana.
I lettori erano così inconsapevolmente coinvolti nella scelta dei vari temi su cui poi vertevano i vari racconti a fumetti e proprio in merito a ciò le trame risultavano più concrete, più dirette, più vicine alla quotidianità, indipendentemente dalla situazione di sfondo (un mondo fantastico, uno stato inesistente, l'interno di un'astronave...).
Oggi tutto questo non accade più. Si è perso quel contatto diretto tra produttore e consumatore che tanto giovava all'uno, all'altro e alle storie via via approvate. Pertanto la formula è cambiata in "i ragazzini adorano l'elemento X ergo costruiamo una storia su tale incognita" (es. social network, tecnologie & affini) che diventa per forza di cose l'elemento essenziale di una seppur interessante vicenda. Ce ne accorgiamo operando un semplice paragone fra la vecchia rubrica "Qui Paperino Quack" e l'attuale "Chiedilo al Topo", un raffronto troppo impietoso per poter resistere più di qualche minuto.
Punto di vista censorio: Come diretta conseguenza di quanto sovraesposto i frutti dell'ingegno redazionale degli anni passati venivano giudicati ed eventualmente censurati molto più in fretta rispetto a oggi, data la certezza della loro genuinità e della loro pressoché evidente incisività nei confronti di neofita e cultore. E' un peccato constatare come negli ultimi tempi si stia perdendo anche per questo motivo il valore della filologia, non solo contenutistica (come spiego sotto) ma anche all'interno delle storie. Armi da taglio mutate in ortaggi, copertine dall'alto valore morale censurate, interi racconti bloccati a causa del titolo o di una sequenza errata ci fanno seriamente dubitare sulla serietà della Panini e dell'universo Disney in generale, senza tralasciare un approdo oltreoceano.
Punto di vista contenutistico: Altro aspetto importante che tratto con un esempio. Nel numero di questa settimana è presente una piacevole sceneggiatura circa la nascita della cinematografia, introdotta da un breve redazionale di presentazione a quella che penso possa rivelarsi come la nuova "Storia dell'Arte" di Gagnor (che non a caso è proprio l'autore del racconto).
Ora, io non pretendo di ritrovarmi a lettura finita un approfondimento dettagliato sul fenomeno PHI e sulle migliori tecniche di ripresa degli esordi: si rivelerebbe una scelta sbagliata, contro i dettami basilari del magazine non foss'altro perché facilmente vista come fonte di noia ed eccessiva serietà nel pubblico dell'infanzia (e anche fra molti "grandi").
Ma ciò che proprio non mi riesce di accettare è l'assenza totale di contenuti informativi che potrebbero benissimo stimolare lo studente e incuriosire l'impiegato, usando magari un po' di quell'autoironia tanto cara ai grandi Maestri del passato (e vedete che tutto torna) nonché elemento base della comunicazione al giorno d'oggi.
Non mi pare di chiedere troppo. Giusto qualche pagina, perché no, rubata a qualche sezione meno consona (ipotizzo) l'area ludica di Donald Quest. Ripeto, giusto qualche pagina.
Anche perché, come diretta conseguenza, persino il buon punto cardine dell'iniziativa (la storia) perde parte dei suoi pregi, risulta monca, appare sfocato il vero scopo della sua presenza.
Spiace sottolineare questi aspetti che, oltre a non essersi quasi mai verificati tempo fa, costituiscono un insulto culturale nei confronti del consumatore di lunga data e vengono progressivamente incontro ad un'ideologia più infantile, assai poco equilibrata e terribilmente insopportabile per quei pochi ma pur sempre attivi lettori navigati.
Non ci sono più quella pacatezza e quella nobile (nel senso di gentile) accoglienza al pubblico adulto che fungeva benissimo da tramite comunicativo tra più generazioni sotto la direzione Capelli come quella De Poli I, conclusasi a parer mio due anni addietro.
Punto di vista linguistico: Nato anche come rivista di apprendimento Topolino si è ben presto trasformato in strumento didattico seppur guardato con occhio di riguardo. La progressiva ascesa che il mondo del fumetto sta vivendo in quest'ultimo periodo sia in campo scolastico che in campo (!!!) artistico dovrebbe essere fonte di ulteriore stimolo per i suoi artefici a renderlo ancora più attivo, ancor più corretto, ancor più "performante". E allora mi chiedo: perché proprio in un'epoca simile il periodico deve assumersi i mali del mondo diventando un ricettacolo di inesattezze linguistiche, di espressioni barbare, di incomprensioni discorsive o anche solo di semplici errori ortografici? Perché quando si potrebbero sfruttare al meglio le nuove tecnologie si commettono inesattezze grossolane e palesi? Me ne domando davvero il motivo.
E' un fenomeno in lenta crescita che purtroppo sta toccando più fronti, non ultimo fra l'altro quello scolastico. La forza dovrebbe risiedere nell'opposizione a tali principi mantenendo vivo lo spirito educativo nel magazine nel segno di tradizione e qualità, cosa per niente facile ma pur sempre fattibile. (Lo so, quest'ultimo era più uno sfogo, doloroso ma necessario)
My two cents!