Recensione Grandi Autori 101 - Romano Scarpa Dopo il numero estivo dedicato a
Giovan Battista Carpi, la collana trimestrale
Grandi Autori, nuova configurazione delle Special Edition, torna ad occuparsi di un cartoonist del quale, nell’ anno corrente, ricorre il settantesimo anniversario del debutto disneyano. Stiamo parlando di
Romano Scarpa,
riconosciuto come uno dei più grandi interpreti della poetica disneyana di tutti i tempi e caratterizzato da una carriera particolarmente poliedrica, all’interno della quale possiamo individuare innumerevoli fasi e differenti approcci stilistici.
E’ importante ricordare come Il Maestro di Cannaregio abbia al suo attivo numerosi volumi monografici a lui dedicati, più o meno riusciti. Tuttavia, l’approccio che il curatore Davide Del Gusto ha scelto di adottare per questo terzo Grandi Autori si discosta da quello riscontrabile in molte pubblicazioni incentrate su Scarpa. Infatti,
spesso e volentieri in tali contesti viene proposta una panoramica completa relativa a tutta la sua produzione, con il risultato, però, di ottenere un vero e proprio miscuglio dei differenti periodi della sua carriera, senza avere lo spazio materiale per un focus cosciente e critico su uno di essi e pertanto creando solo confusione, per quanto le storie selezionate possano essere valide.
Nello specifico,
questo volumetto prende in esame il “periodo d’oro” della produzione scarpiana, ovvero quello che va dal 1956 al 1963, nel quale videro la luce una buona fetta dei capolavori che hanno fatto appassionare al mondo Disney generazioni di lettori. Come vedremo,
gli editoriali, che in totale ammontano a ben 19 pagine, costituiscono un grandissimo punto di forza per la pubblicazione, poiché accompagnano il lettore fornendogli preziose e puntuali informazioni relativamente alla vita professionale di Scarpa, che permettono una completa comprensione dell’itinerario proposto.
Entra in scena il signor Bunz, uno dei più iconici personaggi del volume.
I due collocati in apertura di volume si focalizzano sugli albori della sua carriera e pongono in evidenza come, fin dall’inizio, un punto fondamentale della sua poetica sia stata la ferma volontà di proseguire l’
epopea delle strisce di Mickey Mouse, attingendo a piene mani dal microcosmo gottfredsoniano e creando una continuity con le mitiche strisce dell’anteguerra.
Tutte queste caratteristiche ci introducono in maniera ottimale alla prima storia in sommario, ovvero la mitica
Topolino e il mistero di Tapioco Sesto, prima avventura con protagonista Topolino che Scarpa crea come autore completo, dopo il riuscitissimo sodalizio con Guido Martina.
Si tratta di uno dei migliori esempi di uno Scarpa all’apice della creatività, che caratterizza dei personaggi a tutto tondo capaci di muoversi sullo sfondo di una tela narrativa sapientemente predisposta, tendente al thriller ma senza rinunciare all’umorismo disneyano, nonché notevole per la plasticità e l’espressività dei disegni, frutto di una proficua esperienza nell’ambito dell’animazione.
Spiace purtroppo l’inedita e realizzata per l’occasione censura sul “viso pallido” e sul “giocare agli indiani” di pagina 26 del volume (si veda anche la
discussione nel topic).
Si tratta di censure odiose, che cozzano con il disclaimer che parla di storie realizzata in un tempo diverso, e che purtroppo continuano a manipolare i testi originali. Come giustamente ricordato all’interno del volume, Scarpa ha saputo essere anche un valido copertinista.
L’inserimento di Tapioco Sesto non può quindi che essere approvato e ci pilota efficacemente verso un’altra pietra miliare della produzione Disney nostrana, ovvero la celebre
Paperino e l’uomo di Ula-Ula del 1959. Si tratta di
un’avventura che gode di una massiccia elaborazione formale, grazie ad una cornice narrativa e a dei flashback raccontati dai protagonisti, che narrano le proprie esperienze dal loro punto di vista, in maniera simile a quanto fatto in
Rashomon, capolavoro cinematografico di Akira Kurosawa del 1950 (e che Silvia Ziche riprenderà nel
Grande Splash). Il risultato è una vicenda particolarmente fresca e godibile, giustamente ricordata come una delle tante vette della produzione scarpiana.
La storia è introdotta da un efficace articolo che si focalizza sull’interpretazione scarpiana della commedia dei paperi. Si arriva poi al 1961, con le intramontabili
Zio Paperone e la gara da 100 $ e
Topolino e la fiamma eterna di Kalhoa, altri due capolavori che, anche all’ennesima rilettura, riescono a regalare, oltre che un momento di svago, del calore umano sempre percepibile e che solo i grandi artisti riescono a trasmettere.
Il lungo editoriale che precede le due avventure del 1961 analizza, sempre in modo puntuale ed esaustivo, i nuovi orizzonti che Scarpa sta esplorando in quel periodo. Prima dell’ultima storia proposta in questa sede, trova spazio un breve articolo di una pagina, il cui inserimento risulta particolarmente azzeccato.
Il redazionale ci ricorda che Scarpa fu anche un eccellente copertinista e propone infatti due cover ispirate a due avventure qui proposte. Tale fiore all’occhiello indica una cura al dettaglio particolarmente approfondita e si inserisce armoniosamente nel solco dell’apparato critico che funge da corollario alle varie storie a fumetti ristampate in questo volumetto.
Dobbiamo applaudire anche l’ultima avventura qui proposta, ovvero
Paperino intelligentone a ondate, risalente al 1963 e che si avvale del ripasso a china di Giorgio Cavazzano, che inizia a collaborare con Scarpa l’anno precedente, con la storia
Paperino e la gloria nazionale. Non è una delle storie che solitamente vengono citate dagli appassionati di Scarpa nelle loro “classifiche” e sicuramente non è una delle prime che ci vengono in mente quando pensiamo al maestro veneziano. Si tratta, però,
di una vera e propria perla, ricca di spassose e geniali trovate narrative, che ancora una volta rimandano all’esperienza di Scarpa nell’ambito dell’animazione. L’averla inserita in questa sede al fianco di molti “colossi” le conferisce la giusta dignità e consente di osservare come
lo stile di Scarpa sia continuamente in evoluzione e come l’inchiostrazione di Cavazzano riesca a conferire un ulteriore tocco di dinamicità.
Grazie al dialogo tra Cavazzano e Scarpa, la dinamicità dei Paperi arriva ai massimi livelli.
Chiude il volumetto un interessante articolo relativo al periodo successivo alla produzione qui presa in esame. Tirando le somme, possiamo sicuramente affermare come
questo volume dei Grandi Autori sia riuscito nel migliore dei modi. In primo luogo, grazie a un approccio chiaro e coerente e a una selezione delle storie condotta con un certo criterio (si noti infatti che non ci sono sovrapposizioni nè col recente volume cartonato
I grandi maestri disney – Romano Scarpa né con il
precedente volume delle Special Edition dedicato a Scarpa, uscito nel 2017), ma anche e soprattutto
grazie ad una cura editoriale degna di encomio, che riesce a soddisfare anche l’appassionato più esperto e “navigato”
Ancora una volta,
dobbiamo applaudire il lavoro del curatore Davide Del Gusto, che ha saputo confezionare un volumetto davvero impeccabile e che ci permette di riporre nelle nostre librerie un eccellente omaggio alla cifra artistica del grande Romano Scarpa.
Auspichiamo che la collana Grandi Autori possa proseguire con la cura e la meticolosità che la sta contraddicendo e che magari, in futuro,
possano vedere la luce altri volumi relativi alla produzione di Scarpa, in modo da poter analizzare altri, interessanti periodi della sua notevole carriera.
Voto del recensore:
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