Di solito, da una storia di scarsa lunghezza non ci si può aspettare molto. Al massimo, un'avventura comica, può risultare divertente, ma un giallo rimane schiacciato, perché dopotutto anche solo in 10 pagine non può avere modo di svilupparsi completamente e di appassionare il lettore. Ci sono però alcune eccezioni, come la gradevole
Topolino e la pulce lirica, prima prova di Jack Manning e pubblicata da noi nel 1957 (su "Topolino" n. 167, dove l'ho letta io), per poi rivedere la luce in Italia solo su un "Albo della Rosa" del 1961.
La storia conta solo 8 pagine (11 nel formato italiano), ma è, a suo modo, una piacevole storiella. Prima di visualizzare il riassunto della trama, vorrei fermarmi su altri aspetti, a partire da quello grafico. Jack Manning è generalmente noto come "autore non eccellente, discreto ma che non raggiunge livelli ottimi". Questa fama gli è conferita dalle storie che ebbe modo di disegnare per l'America tra il 1969 e il 1982, che sono solitamente note al pubblico per il buon numero di ristampe. In effetti, guardando i disegni di una storia a caso dell'epoca, ad esempio
Pluto re della Suerte, o ancor più quelle più recenti, realizzate per vari mensili tra cui
Super Goof,
Uncle Scrooge e
The Beagle Boys, si nota che il tratto è sì piacevole ma un po' goffo e impacciato, a volte poco proporzionato, e con scarsissimi dettagli. Questo penalizza la - sia pur valida - avventura.
Ebbene, pochi sanno che, come ribadito in un articolo del primo "Disney anni d'oro", Manning debuttò nel mondo dei comics realizzando due storie gialle per il mensile "Mickey Mouse", nel 1957.
Topolino e la pulce lirica è appunto una di queste. Il disegno ricorda un po' quello di Jack Bradbury, specie nel personaggio di Topolino, mentre Pippo sembra ripreso dal primo Murry; ad ogni modo, raggiunge senza problemi livelli ottimi, in quanto discretamente dettagliato, ben proporzionato e anche personale (si intravedono le pose del Manning tardo, come nella terza pagina). I comprimari sono disegnati in modo originale, come i gemelli Bingo-Bongos, direttori del circo, che compiono contemporaneamente i medesimi atteggiamenti, e Carletto Marlucchi, che ricorda - sia per il comportamento da selvaggio, sia per il barbone bianco - il successivo Dinamite Bla.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, direi che potrebbe essere ricondotta al solito Fallberg, così come per l'altra storia gialla contenuta nel numero (
Topolino e l'amichevole sorriso, più lunga ma un po' noiosa). Dico questo perché il Topolino della storia è tipico del suo stile, pronto ad aiutare i poveri gemelli in rovina al primo sintomo di bisogno di aiuto, ma anche per la struttura della trama gialla, semplice e lineare.
Passiamo alla trama. Gli inseparabili Topolino e Pippo si dirigono al circo dei gemelli Bingo-Bongos (Bingling Brothers nell'originale), possedendo un biglietto per lo spettacolo. All'arrivo, però, trovano il circo completamente vuoto: i due gemelli riferiscono loro che le famose pulci canterine sono scomparse, e sulla scena del crimine hanno trovato un biglietto del treno: Topolino decide di indagare, dirigendosi immediatamente nel luogo indicato dal pezzo di carta, Villamonte, nella Contea del Bosco Nero. Dopo esser stati scaricati dal macchinista presso la stazione del posto (in un sacchetto della posta
), gli amici constatano che tutto è deserto, ma si sentono degli spari. In realtà, c'è un uomo baffuto nascosto nella stufa, che spiega loro che chi gli spara addosso a revolverate è uno della famiglia dei Marlucchi, Carletto, che dirige i suoi colpi alla famiglia dei Maranghi; la cosa, come dice il capostazione, dura da anni. L'unico punto debole di Carletto (Lem Bartin) è il circo, e quindi Topolino e Pippo pensano che deve essere lui l'uomo che cercano. A notte fonda (ma il cielo è sempre colorato di azzurro... una gravissima distrazione di colorazione, che continua per tutta la storia), i due si dirigono alla casa del tizio, che gli spara addosso, ma quando gli raccontano di volergli regalare un biglietto gratis per il circo, lui si ferma e apre loro la porta, dicendogli di entrare a mani alzate. Contemporaneamente, si sente una musichetta proveniente dalla sua barba. Topolino pensa che siano le pulci canterine, e infatti è così, ma il Marlucchi non ne sa nulla; anzi, pensava fosseri i suoi rivali, e dichiara di non volersi tagliare la barba a meno di non riuscirli a fare fuori. Topolino è deciso a riprendersi le pulci e quindi vuole aiutare il signore a combattere i Maranghi, se non fosse che... non esistono! Infatti, le pallottole che Carletto pensava arrivassero dai nemici, in realtà erano le sue che rimbalzavano: i Maranghi avevano lasciate l'abitazione già nel 1945, cioè dodici anni fa. Così ancora una volta il finale è lieto: Carletto si taglia la barba in cambio della partecipazione al numero del Far West e le pulci sono salve.
Una piccola annotazione: come dicevo più sopra, Carletto ricorda incredibilmente Dinamite Bla, sia nell'aspetto che nel comportamento. Solo che... Dinamite sarà introdotto solo nel 1964, nella breve
Paperino e lo stornello alla page! Possibile che Dick Kinney, nel creare il suscettibile montanaro, si sia ispirato al misconosciuto personaggio di
Topolino e la pulce lirica?
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Il Drago Pacifico, splendido adattamento del "mediometraggio nel lungometraggio"
The Reluctant Dragon.