o iniziano ad odiarla... il che fa male..
Non credo proprio, la storia in questione è una delle più stimolanti che si si siano potute leggere su Topo negli ultimi tempi, e dico stimolante perchè tratta di tempi molto complessi per dei bambini, è vero, ma secondo me se un ragazzino ha voglia di imparare, interesse verso qualunque materia, leggendo Topolino e il surreale viaggio nel destino potrebbe ricevere degli imput sicuramente maggiori rispetto a quelli che riceve leggendo le miriadi di storie riempitive del giornalino.
Non capisco come qualcuno dopo questa lettura possa incominciare ad odiare l'arte, boh, semmai potrà ignorarla, come ignorerà le altre storie del numero allora, che lo faranno ridere un po' o forse lo annoieranno, e dopo non gli lasceranno nulla....
è da dire, però, che quando mi metto a leggere Topolino, per me la rivista di svago per eccellenza, non mi aspetto di dover imbattermi in una storia che necessita di un profondo sguardo critico, in grado di riuscire ad apprezzare una storia a fumetti che necessita di conoscenze artistiche su Dalì e sul suo surrealismo per poterla apprezzare.
Credo di capire la critica (anche se per me il pensiero nel quote è sbagliato): in questa storia vedi (e penso sia così anche gli altri che la criticano) la mancanza di un forte collante narrativo che leghi le sequenze più oniriche e di difficile interpretazione per un bambino.
In pratica mancherebbe quella qualità dei fumetti, che ne so io, di Asterix, dove chi legge, se è un bambino piccolo può divertirsi seguendo la trama principale e ridere vedendo Obelix che mena i romani, se è un po' più grandicello può cogliere l'ironia dei testi di Goscinny e le gag grafiche che Uderzo nasconde e dissemina nelle vignette, e un altro passo successivo potrà essere quello di capire l'ambientazione storica, le sottotrame, le citazioni e tutte quelle cose che rendono questo fumetto un opera così complessa e stratificata, e apprezzabile a vari livelli di lettura...
In questa storia di gagnor e cavazzano si sono forse saltati i passaggi più semplici, e forse non c'è alla base della storia uno snodo narrativo forte tale che possa sorreggere tutta la parte successiva, composta dalle citazioni, dalle follie grafiche, dai richiami alla vita di Dalì.
Mi sembra che questo possa essere vero, ma non per forza deve essere una discriminante su tutta la storia, tenendo anche conto che Gagnor ha spiegato dettagliatamente la sua genesi e i vari motivi che hanno portato questa avventura a una breve durata di sole venti pagine, e come ho già spiegato nell'altro topic dell'autore, per me è da considerarsi un omaggio bellissimo a Disney e Dalì, e come ho detto prima una storia estremamente stimolante, ma naturalmente non sono qui per insegnare niente a nessuno e esprimo solo il mio punto di vista come tutti