Topolino 3560

16 MAR 2024
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Si conclude Il re di Ducktopia, la quarta storia ambientata nell’universo congegnato da Francesco Artibani, Licia Troisi e Francesco D’Ippolito nel 2021 (o la terza, a seconda di come si conta l’intermezzo L’ombra di Ducktopia).

Lo stile della storia, stavolta, è particolarmente movimentato. Una specie di pendolo che corre fra Ducktopia appunto, con i suoi disordini, e il mondo di Topolinia, che funge piuttosto da punto di controllo periodico, facendo invariabilmente venire al pettine i nodi delle menzogne tessute nell’altro mondo.

Ne deriva un ritmo forse un po’ troppo affannoso, supportato da disegni molto virtuosi che però sottolineano questa componente di disorientamento, imprevisto, caos. In mezzo alla bufera, il vero punto fermo è Bocciolo, ex regina di Ducktopia che decide, alla fine dell’episodio, di riprendersi potere e responsabilità e lasciar andare un Gambadilegno sempre meno entusiasta. Un ritorno allo status quo che non è però davvero completo: Gambadilegno torna a Topolinia da eroe, l’animo e il volto completamente redenti e purificati. Una conclusione che non tarderà ad essere assorbita dalla logica topolinesca, ma che sorprende senz’altro.

Punto di forza della storia la cura per il sottobosco di Ducktopia, che ci regala molte perle di creatività onomastica (fra tutti l’anziano Raburbero).

Corvame buffo

Lo stesso tipo di creatività, fatta di giochi di parole azzeccati e nomi inventivi e divertenti, sta alla base di Zio Paperone e la cupidigia di Cupido, di Sergio Badino e Carlo Limido. Se la trama è un rimestio ragionato di cose già viste (ma stante il tema, come poteva essere altrimenti? Non c’è San Valentino senza lo stanco ripetersi di certe dinamiche e certi canovacci), la cura dello sceneggiatore nell’inventarsi gag verbali e del disegnatore nel renderle sulle facce dei personaggi è alta e felice. Un classico dello stile Disney, in fondo: fare la guerra con i soldati che si hanno, curando i dettagli e puntando coscienziosamente sul comparto comico.

Vale la pena – sia detto senza acrimonia – sorvolare completamente sulla triade di brevissime storie a tema San Valentino (Coppia Top: La cena, Una gita e Un giro in centro) per soffermarsi sulla storia di chiusura, Paperina Didone e la pelle di bue, di Luca Barbieri ed Emilio Urbano. Una storia che si inscrive nel ciclo mitologico di recente introduzione sul settimanale, e che nella riproposizione (piuttosto pedissequa) dello stratagemma didonesco associato alla fondazione di Cartagine ha senz’altro il pregio di presentarci un redivivo Emilio Urbano, a suo agio tanto con le rappresentazioni di ampi spazi e inquadrature alla peplum quanto con le sfumature espressive dei Paperi mitologici.

In conclusione, un numero che si regge su alcune trovate di umorismo verbale, senz’altro apprezzabili ma che non bastano a lasciare un’impressione del tutto positiva. Se sia l’handicap della festività a tema sentimentale che, come ogni anno, esige il suo dazio, o un generale affaticamento in termini di ispirazione, fisiologico o meno, si vedrà. Non possiamo che attendere invariabilmente la prossima settimana per scoprire cosa uscirà dalle cucine virtuali della rivista.

Una guida d’eccezione: Fiorenzo


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Autore dell'articolo: Guglielmo Nocera

Oggi espatriato nel paese di Astérix, mi sono formato su I Grandi Classici Disney, che acquisto tuttora, e Topolino Story prima serie. Venero la scuola Disney classica, dagli ineguagliabili vertici come Carl Barks e Guido Martina ai suoi meandri più riposti come Attilio Mazzanti e Roberto Catalano (l'inventore della macchina talassaurigena). Dallo sconfinato affetto per le storie di Casty sin dagli esordi (quando lo confondevo con Giorgio Pezzin) deriva il mio antico nome d'arte, Dominatore delle Nuvole. Scarso fan della rete, resto però affezionato al mondo del Papersera, nella convinzione che la distinzione tra esegesi e nerdismo sia salutare e perseguibile. Attendo sempre con imperterrita fiducia la nomina di Andrea Fanton a senatore a vita.

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