Un commento su questo Topolello sto giro lo fo anche io.
D'altronde mi piace commentare solo per dire bene, mentre non mi piace bocciare. Spiace solo di commentare così raramente. E per questo numero 3263 a mio avviso c'è molto da dire bene.
Soprattutto per due motivi, che rispondono a due nomi: Vito e Bruno.
Paperino e il covo scovato è una di quelle storie che non si dimenticano 10 minuti dopo averle lette: vito riesce a fondere perfettamente alcune fra le diverse anime di Paperino, che spesso, come sostanze chimiche, vengono considerate non miscelabili, pena chissà quale esplosione. E invece qui Paperino 'diabolico vendicatore' (alcune delle astuzie utilizzate mi hanno ricordato l'inventiva che aveva il vendicatore martiniano) deve fare i conti con il debitore, con lo zio dei nipotini, con il paperotto che è stato e soprattutto, e non è mai banale ricordarlo, con il vicino di Anacleto Mitraglia.
In aggiunta a questo, pur mantenendo Paperino protagonista indiscusso, vi è un altro personaggio che fa un figurone: Zio Paperone forte e arguto come non sempre viene rappresentato.
Vito in questa storia dimostra di sapersi destreggiare alla perfezione all'interno del mondo disney, dimostra di saperlo rendere attuale (penso al documentario su paperinik, o all'indignazione che monta su Inter papernet), pur rimanendo fortemente legato a chi ha raccontato queste storie prima di lui. Innovare nella tradizione credo sia una delle cose più difficili, e penso che Vito, se continua a dar vita a storie come questa, sia senza dubbio sulla buona strada.
Poco da aggiungere su Urbano, se non che rende assolutamente giustizia alla trama.
Enna, dal canto suo, quasi a voler involontariamente far rimangiare alcune delle critiche ribadite in questi giorni a la regina fuori tempo, riesce ancora una volta a far ridere ed emozionare sulle pagine di Topolino. Dimostrandosi così, e non è che ci sarebbe bisogno sottolinearlo nuovamente, un autore con la A maiuscola e una delle migliori penne che il settimanale ha a sua disposizione. E lo fa con Paperino e Qui, Quo, Qua e il giorno da ricordare, una storia che costruisce un ponte fra passato e presente, in cui il filo conduttore è dato dal compleanno di Paperino. Ed è magnifico nel suggerirci, in fondo, di cercare di guardare al mondo con l'entusiasmo, l'incanto e la semplicità di un bambino. Sia Paperino che Gallinachos questa capacità l'hanno smarrita, ed è proprio un ricordo d'infanzia che riesce a far rifiorire l'entusiasmo e la voglia di vivere e di festeggiare. Inoltre in questa storia credo che Enna sia riuscito a rappresentare il lato più bello del calcio: un gioco bellissimo se lo si vive come quei bambini che ci giocano per strada o al campetto, e che può diventare anche molto brutto in altri contesti e situazioni. Quindi non vorrei aggiungere nient'altro che un grazie a Bruno (ed Alessandro) per questa bellissima storia.
Simpatica avventura a Quack Town per una Migheli autrice completa: nulla di trascendentale ma storia senz'altro riuscita e godibile.
Infine spendo due parole sulla storia di Faraci e Mottura: in genere non amo le storie che prendono una caratteristica dei personaggi e la ribaltano: ma questa storia, ribaltando tutto in maniera totalmente illogica e paradossale, risulta talmente comica nella sua assurdità che alla fine il risultato è perfettamente godibile. E poi il supereroe mascherato disegnato da Mottura è assolutamente impagabile.
Mi ha ricordato in un certo senso "i paperi e la prodigiosa controinvenzione", di Martina e Cavazzano, ma stante l'assoluta originalità dei dialoghi del professore, credo che a livello di trama e risate qui il risultato sia stato discretamente migliore.