Ricevo da Carlo Chendi queste righe a proposito della scelta di cambiare il direttore di Topolino, oltre a sottolineare come Carlo stimi e difenda l'operato di Valentina, il suo articolo si presta anche ad interessanti riflessioni su quello che è diventato il mercato del fumetto, inteso nel senso più ampio possibile, a cominciare da uno degli aspetti spesso non presi in considerazione da molti: il canale di distribuzione.
Mi sono permesso di evidenziare in grassetto alcuni suoi concetti che probabilmente - magari in un altro thread per non andare troppo fuori tema - vorremo approfondire.
Buona lettura.
Valentina De Poli non è più direttore di Topolino e dei periodici Disney della Panini. Ho letto molte analisi sulla gestione «artistica» del settimanale e dei vari periodici. Secondo me il problema da prendere in esame (il calo delle vendite dei periodici) non è la «gestione» Valentina, io credo che il motivo della crisi delle vendite non sia imputabile a come i periodici erano gestiti, alle storie che pubblicavano, alle varie scelte editoriali.
Facciamo un esempio: c'è un malato grave che ha un tumore. Tutti si affrettano a dire che la malattia è causa del suo stile di vita, dieta non sempre appropriata, vita sedentaria, eccetera. In realtà la «malattia è il tumore» non lo stile di vita che il «malato» conduce.
Nel caso della Valentina De Poli nessuno ha detto che il vero problema, la causa della «malattia», non era la sua gestione. Ma «il tumore», cioè la grave crisi di tutta la «carta stampata» nel mondo occidentale.
Cioè quello che sta accadendo nel mercato mondiale - meglio: occidentale - della carta stampata.
La vendita del "supporto per leggere” cartaceo non funziona più. Le nuove generazioni sono disabituate a frequentare l'edicola (e in parte anche la libreria, magari comprano i libri in rete, tipo con Amazon), quindi hanno perso e perdono copie tutti i grandi quotidiani, i periodici, le pubblicazioni a fumetti e le librerie. Le ultime generazioni si sono ormai abituate a «consumare» tutto quello che trovano sui vari siti che offre la rete internet, attraverso smartphone, lettori ebook-kindle, cellulari ultima generazione, computer, eccetera.
Alcune edicole hanno chiuso, gran parte di quelle ancora in attività aprono solo per mezza giornata, la mattina, quando quelli delle generazioni oltre i quarant'anni, per abitudine, vanno ancora a comprare il quotidiano o i rotocalchi .... o alcune pubblicazioni a fumetti che ripropongono (in genere in ristampe) i personaggi e le storie della loro gioventù.
I giovani delle nuove generazioni, da zero a quarant’anni, passano accanto alle edicole con indifferenza, non sono più attratti dalle copertine multicolori che vengono esposte a pile sui bancali delle edicole.
Beninteso non è la regola. Ci sono ancora lettori che preferiscono il «cartaceo» ai supporti digitali che offrono smartphone, computer, ebook, eccetera. Vengono chiamati, in gergo, «quelli dello zoccolo duro», cioè alcune migliaia di appassionati che acquistano periodici, giornali e libri «cartacei» in edicola, in fumetteria o in libreria. Probabilmente non sono più di cinque/seimila... ma
non bastano per sostenere pubblicazioni che «pareggiano» i conti da almeno (minimo) ventimila copie vendute con rese al di sotto del 50%.
La crisi di vendite della «carta stampata» è il vero motivo per cui Valentina De Poli non è più direttore dei periodici Disney-Panini: non per la sua gestione artistica o per l'input per la produzione di storie, e così via. E' che,
indipendentemente dal contenuto dei periodici che dirigeva, le vendite continuavano a calare, tanto che al settore, più che un nuovo corso artistico-programmatico (niente target particolare, fasce di età, eccetera), serve un intervento economico che abbassi drasticamente i costi e ristrutturi, appunto economicamente, la gestione dei periodici adattandola alla nuova realtà delle vendite (e delle rese, che per molte testate vanno dal 50% all'80%). Non sarà il «contenuto» - storie e nuovi personaggi - che faranno vendere più copie. Vendite che continueranno a calare, e calerebbero anche se i vari giornali proponessero ogni volta capolavori e li stampassero su fogli d'oro.
La Panini-Marvel, in qualche modo, ha cercato o cercherà di adattarsi a questa nuova realtà.
Molti «comics» Marvel non andranno più in edicola, che richiede una distribuzione con alte tirature (e di conseguenza anche alte rese), ma in «fumetterie». Quindi anziché stampare cinquantamila copie, se ne stamperanno cinquemila che si daranno alle varie fumetterie, nelle quali già comprano giornali, statuette e altro quelli dello «zoccolo duro»; e che continuano a comprare (anche a prezzi più alti di quelli che si praticano in edicola) e collezionare giornali, fumetti e libri in confezione «cartacea». Inoltre, mentre le copie distribuite in edicola, hanno una scadenza e quelle non vendute vengono rese, in fumetteria non ci sono rese né scadenze.
Quindi
onore al merito a Valentina De Poli. Non è per la gestione programmatica dei vari periodici che ha dovuto lasciare la direzione, ma per il particolare «momento storico» che vede la costante diminuzione delle vendite, causa il cambiamento della società, che ha ormai «imposto», se così si può dire, il digitale e la rete internet e i vari siti del web, al supporto cartaceo.
Carlo Chendi