Casty non avrà la serpeggiante e suggestiva linea barocca di un Mottura o di un Celoni, tuttavia, come già notato da brigo, il suo è uno stile funzionale e ben integrato rispetto a quelli che sono i ritmi e i registri delle sue sceneggiature, dacché col tratto dei primi avremmo certamente tavole più frenetiche e rarefatte, al prezzo, però, di un'atmosfera che a mio avviso mancherebbe di una piena compenetrazione tra testi e disegni, che sulle pagine del Topolino, visti i lavori a più mani, è spesso complicata da rintracciare. Pensando alle tavole di Topolino e il castello sulla luna, che si alternato tra toni un po' cupi e sinistri - ormai sempre più rari da trovarsi sul giornaletto - assieme a quelli più comici e leggeri, difficilmente le riterrei così riuscite se non nello stile di Casty, e non è un caso che la narrazione appaia fluida, dinamica e priva di tempi morti. Insomma, le premesse per un ottima storia ci sono tutte, speriamo solo che non si perda in un finale troppo accelerato e sbrigativo, come è facile che accada in un impianto a due puntate come questo.
L'enigma della lettera dal passato, invece, non riesce a decollare proprio. Manca di pathos ed ha una narrazione troppo lineare, ma penso che sia un problema legato alla massiccia schiera di personaggi coinvolti, che in una vicenda a più puntate necessita di uno schema che riesca a ordinare ciascun personaggio di modo da dargli una ragione di esserci, e se da una parte Bosco non è caduto nella trappola dei personaggi stessi che fanno la loro comparsa in modo stereotipato, dall'altra li sta facendo apparire spenti e poco sinergici: esaminando, infatti, il quartetto di questa settimana, i tre cugini assieme non creano alcuna occasione di gag e si mantengono troppo tranquilli, mentre Rockerduck è davvero fuori luogo, dovrebbe essere un antagonista ed invece si è unito alla ricerca tirando fuori delle motivazioni tanto forzate quanto narrativamente risibili, pertanto spero in un colpo di scena che scuota un po' la ricerca, che finora è risultata un po' fiacca. Insomma: pur partendo da buone premesse - un mistero corale, se scritto bene, ha sempre il suo fascino, soprattutto quando riesce a far brillare di luce propria tutti i personaggi che ne prendono parte - sembra non voler osare, al momento.
I Bassotti e il gadget prodigioso è una storia che personalmente avrei scritto con toni diametralmente opposti, regalando ai Bassotti l'agognato riscatto che da anni abbisognano al fine di sembrare antagonisti quantomeno credibili. Però, ormai, nessuno riuscirebbe più a prendere sul serio la "temibile Banda Bassotti", nemmeno se avessero avuto in mano per davvero un pericoloso gadget di Paperinik e questi si fosse dovuto ingegnare pur di sconfiggerli, quindi mi limito a riassumere nel modo seguente: una storia dal potenziale sprecato.
Infine, Paperino e il timbro cittadino di Venerus è una storia troppo caotica, ma di cui voglio lodare l'intenzione da parte dello stesso autore di scrivere una vicenda che animi un po' tutto il cast di Paperopoli a partire da uno spunto semplice e quotidiano. Il problema è che il finale e lo sviluppo appaiono tra loro incorrelati e privi di alcuna soluzione di continuità. Ciò nonostante, questo è il genere di situazione che vorrei vedere più spesso sulle pagine del Topolino: tanti personaggi che pur non essendo protagonisti della storia riescono comunque ad impreziosirla con la loro presenza, senza che si riducano ad essere un puro contorno.