Pensavo di prendere il volume 13 per l'ultima storia di Martina (in realtà la penultima) ma ci ho rinunciato:
a parte una disegnata da DeVita, tutte le altre (compresa quella del Prof) sono di disegnatori dello Studio Bargadà o simili che sinceramente poco hanno a che fare con lo spirito che dovrebbero avere le storie dell'alter ego paperinico. Uno stile elementare e 'buonista' che in precedenti volumi si era solo intravisto, in questi ultimi due (dodicesimo e tredicesimo) invade tutte le pagine. Potrebbero sembrare allievi di Perego che però hanno preso solo una piccola parte delle arti di colui che, a suo modo, con il suo tratto, ha comunque caratterizzato un'epoca (e i prologhi dei Classici).
Non è un caso che il redazionale di Boschi si occupi proprio dello studio di Barcellona i cui autori stavano sostituendo, in parte, diversi 'colleghi' italiani che per vari motivi erano assenti dalle pagine del Topo in quei primi anni '80. La mia personale 'omnia' martiniana si ferma all'undicesimo volume perché andare oltre è praticamente impossibile. Rinuncerò ai due ultimi soggetti del Professore (perché nell'84 esce la sua ultimissima storia con Paperinik, "le Impronte rivelatrici", sempre disegnata da autori spagnoli e che ho in un Vatt) immaginando che non saranno delle perle: Martina era evidentemente stanco di Paperinik, mentre nello stesso periodo dava ancora il meglio di se in altri ambiti, come il Vento del Sud, Marco Polo, Messer Papero, Cristoforo Colombo o Buck alias Pluto (e, non a caso, Carpi e Scarpa erano i suoi disegnatori in quelle occasioni).