Il fatto che la Saga piaccia (anche e soprattutto) perché crea una visione canonica e organica della vita di Paperone non richiede che chi elabora questo giudizio conosca a menadito le storie di Barks: è evidente dalla storia stessa, concepita come un Bildungsroman; è evidente dalle numerose storie - anche italiane - che si appoggiano a questi elementi, dagli approfondimenti presenti in rete o altrove, dal celeberrimo albero genealogico ormai diffuso ovunque. Nessuno ha mai detto: "La vita di Paperone è questa e basta!" Per fortuna, aggiungerei. Tuttavia la visione che si è diffusa presso i fan è questa ed è favorita anche dalle pagine di appassionati che hai citato tu prima, le quali spesso realizzano anche approfondimenti su Barks.
Gli elementi stilistici che la rendono in qualche modo affine a una fanfiction sono tanto forti da non richiedere una conoscenza pregressa del materiale di partenza. Basta notare l'importanza capitale della sottotrama amorosa, l'invincibilità del protagonista o il ricorso a volte forzato alla tecnica del foreshadowing, con cui l'autore-fan ammicca al lettore-fan facendogli capire che il dato incontro, la data avventura avrà un peso in futuro in storie scritte da altri.
La qualità del prodotto finale è indubbia per molte ragioni, però continuo a credere che l'opera non riesca completamente a separarsi dalla propria radice barksiana, anche per l'esplicita e rivendicata volontà di Rosa di appigliarsi a quella.
Il fatto che la pagina in questione abbia approfondito talvolta sull'opera di Barks e sulla fedeltà che verso questa Don Rosa ha dimostrato, non significa che un semplice lettore qualunque vada ad apprezzare la Saga per questo, anzi: poiché è probabile che conosca più le storie italiane che quelle di Barks, troverà questi riferimenti filologici solo parzialmente interessanti.
Poi gli elementi "fanfictioneschi" che hai citato mi convincono solo fino a un certo punto: è vero, la trama amorosa è più presente che in Barks, ma criticherei come una fanfiction più la storia
La prigioniera del Fosso dell'Agonia Bianca, rispetto alla componente presente nella Saga, che è molto soffusa, ritorna a volte ma non oscura affatto il percorso di formazione di Scrooge.
L'invincibilità del protagonista è solo apparente, perché se il personaggio ha successo lo deve innanzitutto a molti sacrifici (più sentimentali che fisici), ma anche a qualche intervento "divino" (vedi il capitolo 5); in un certo qual modo, nella vicenda di Paperone sembra trasparire una certa visione religiosa di predestinazione del protagonista ad avere fortuna, secondo la mentalità puritana americana, e di punizione dello stesso per il peccato commesso, che lo perseguita sotto forma di Gongoro per anni; è la visione dell'autore, che può essere condivisibile oppure no, ma comunque ci consegna una parabola di vita molto commovente; per il resto, la forza fisica del personaggio non è niente di più di quello che Barks stesso aveva mostrato nei flashback de
La stella del polo; certo, qualche passaggio mi risulta indigesto (come l'interazione con gli animali della savana o la distruzione della barca di Slick, per non dire la repentina ripresa di vigore nell'ultimo capitolo), ma concettualmente non invalida la struttura del
bildungsroman caratterizzandolo anzi con una punta di fantasia, la quale richiede la "sospensione dell'incredulità" che lo rende più fumetto e meno romanzo drammatico, proprio come Barks aveva concepito quei riferimenti alla giovinezza del magnate. Per quanto riguarda il foreshadowing, siamo sempre là: da un lato sono piccole chicche ininfluenti sulla trama che l'autore si diverte a inserire (tipo le uova quadre o i discorsi un po' finalizzati a ciò di Nonna Papera e dei suoi familiari), dall'altro fanno parte del concetto di "predestinazione", che comunque si imposta su un complesso e ben costruito percorso di formazione.
Sono semmai altre le opere di Don Rosa che risentono del rigido canone imposto dall'autore, perché in esse non è stato fatto un efficace lavoro di "amalgama" delle varie componenti narrative; e ripeto, risentono del canone, non dell'influenza barksiana, visto che come ho già detto non c'era alcuna continuità di quel tipo in Barks. Sicuramente storie come
La prima invenzione di Archimede, o alcuni dei capitoli extra della Saga, per non dire la serie di storie sul Tesoro dei Templari (anche la tanto decantata
Una lettera da casa) si incartano un po' troppo nei mille riferimenti non solo o non tanto barksiani, quanto alle stesse storie precedenti di Don Rosa e alla storia e alla cultura mondiale, con "spiegoni" noiosi e spesso poco ben inseriti nella dinamicità della trama.