Insomma, liberissimi tutti di non apprezzare le gesta di Fantomius, ci mancherebbe: pure io sono portatore sano di opinioni spesso controcorrente. Ma, per criticarlo correttamente, non decontestuateilizzatelo da ciò che vuole essere e che spero d'avere spiegato sopra!
Ineccepibile [smiley=thumbsup.gif]
Insomma, una cosa può non piacere, per carità, ma le critiche vanno argomentate con serietà.
Il fatto che Fantomius sia un ladro sempre sicuro di se perchè mai dovrebbe implicare disturbi mentali o chissà cosa?
Egli è un personaggio che agisce per mero interesse personale, non è un benefattore, è un nobile ma disadattato, perchè in realtà critica fortemente i suoi pari nei loro atteggiamenti, e quindi si diverte a sfidarli derubandoli. Infatti non ruba per necessità (immagino che le risorse non gli manchino) bensì per diletto, per contrasto ed opposizione con quel padre che accetta passivamente gli obblighi che lo status nobiliare gli impone, per insofferenza verso l'etichetta, per astio verso l'imbelle nobiltà che sfrutta i poveracci per i suoi fini (esemplificativo l'episodio dove l'ingenuo Copernico viene "incastrato" dal nobile).
E i suoi avversari? Beh, è chiaro che limitandosi al buon vecchio ispettore Pinko non si può non ritenerli delle semplici macchiette, nemici senza spessore e senza possibilità di prevalsa, ma scopriamo che in realtà il vero nemico sembra essere il gemello di Copernico, personaggio molto più enigmatico e pericoloso dell'imbranato ispettore. Quanto agli altri, beh mi sembra che i vari adattamenti disneyani di Holmes e Poirot abbiano avuto poco spazio per mostrare le loro doti, ma non per questo li si può definire imbecilli.
La critica ai disegni, poi, mi sembra veramente fuori dal mondo, quantomeno per l'ambito cromatico: come si fa a definire "colori brutti" quella particolare colorazione resa appositamente per dare un'idea di
vintage, di
roaring twenties che aiuta il lettore ad immedesimarsi meglio e di più nell'epoca dei fatti?
Un assoluto punto di forza poi, che ho avuto modo di cogliere nella sua effettività leggendo il quarto volume della Definitive per preparare la recensione, è a mio avviso costituito dalla presenza di tutta una serie di citazioni e rimandi sia a Barks/Don Rosa, che a Martina. Si tratta di un modo intelligente di omaggiare grandissimi autori, riuscendo al contempo ad effettuare "incastri" di trama e contestualizzazioni all'interno di continuity da considerarsi assolutamente non ufficiali, ma che certo fanno piacere al lettore.