Su questo hai sicuramente ragione e Puccini è maestro insuperato in queste ineluttabili deviazioni del destino che travolgono i suoi personaggi. Un aspetto che amo molto della sua poetica è di aver vòlto l'opera su una chiave più intimistica, un mondo scevro di eroi o condottieri ma fatto di anime palpitanti, persone vive che si muovono in una prospettiva di contemporaneità, e in questo rappresenta una cesura piuttosto netta con la produzione operistica precedente che ambientava i suoi intrecci in un passato trasfigurato. Tosca, Boheme, Butterfly, Fanciulla, Manon mettono in scena l'individualità, la sorte del singolo, la Storia sfiora i personaggi, fa loro da décor ma non è certamente la funzione principale del loro agire. Ovviamente il passo dalla poetica verdiana è immane, anche se pure nella sterminata produzione verdiana si possono trovare delle "opere da camera" (per l'intreccio, non certo per l'orchestrazione) come la già citata Traviata e il purtroppo poco conosciuto Stiffelio.
Oopsss mi rendo conto che in tutto questo discorrere sto continuando a dare prevalenza al dato della scelta dei soggetti e della costruzione dell intreccio piuttosto che a quello della composizione musicale o della scrittura e interpretazione vocale..
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Diciamo che tutti i compositori hanno bisogno se non di grandi, almeno di degni cantanti che sappiano rendere giustizia allo stile del compositore e allo stesso tempo alle orecchie di un pubblico che cambia; detto ciò, laddove non si fosse particolarmente dotati vocalmente ne dalla natura ne dalla tecnica, è sicuramente più facile "barare" in un compositore verista (aggiungerei anche Mascagni, Cilea, Leoncavallo e Giordano) piuttosto che in uno classico o romantico: tutto il belcanto all'Italiana, Rossini in primis, poi Bellini, Donizetti e, parzialmente Verdi, solo per citare i più conosciuti, richiedono il possesso di una tecnica vocale molto precisa, le scale, i trilli, le messe di voce, le poggiature e le cadenze possono essere eseguite solo grazie a una tecnica molto solida, altrimenti le deviazioni dalla linea melodica o anche solo semplici cali di tono risultano immediatamente visibili. Nel verismo, una grande voce, anche se non particolarmente rifinita, si appoggia su una scrittura orchestrale quasi sinfonica che può aiutare a coprire determinate mende, si basa anche su un fluire musicale che non utilizza più il numero chiuso (come l'aria, la cavatina, il coro, la cabaletta) ma forme aperte in cui la ripresa della musica, ritornelli, variazioni, è meno intuitiva e quindi anche meno soggetta a mettere in luce problemi di tecnica canora.
Per il cantante pucciniano è molto importante avere una voce di grande comunicativitá, espressività che lo metta direttamente in sintonia con il pubblico, non per niente fu per anni territorio di elezione di Pavarotti, per il repertorio precedente è invece sicuramente richiesto maggiore controllo e misura.
Sto ovviamente ragionando un tanto al chilo, non sempre e non tutto andrebbe semplificato come sto facendo in questo riflessione.
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