Finalmente ce l’ho fatta a terminare la trilogia di Park!
Non so che dire, è veramente ottima. Probabilmente Oldboy è davvero il capolavoro, ma anche gli altri due meritano comunque tanto. Tanto Mr. Vendetta è crudo, scarno, “ruvido”, tanto Lady Vendetta, all’opposto, risulta quanto mai elegante, raffinato, pieno di virtuosismo e visionario.
La stessa violenza, incredibile, cieca, incontenibile ma mostrata in ogni film in modo differente, da angolazioni diverse. Magnifico in questo senso il paragone tra primo e ultimo: se era una sfida per Park quella di provare ad adottare un punto di vista femminile, e quindi un approccio completamente diverso, non più solo rabbia adrenalinica e brutale, ma una spietatezza più sottile, ragionata, cerebrale, ma non per questo meno efferata, il regista l’ha vinta in pieno.
Parlando solo a livello estetico, i film sono di una bellezza estrema. Tanti registi incapaci dovrebbero visionarli obbligatoriamente, tanto per capire cosa significhino per davvero i concetti di regia e montaggio.
Non saprei dire quale mi è piaciuto di più sinceramente. Se Oldboy ha dalla sua forse l’impatto maggiore e più brutale, per non parlare del colpo di scena finale, insuperato, Mr Vendetta ha dei piccoli momenti che mi hanno disturbato e colpito come pochi. Lady Vendetta tocca vette di lirismo e poesia che non immaginavo, è visivamente davvero magnifico, senza pecche, è solo bellezza, pura e semplice. Gli ultimi quindici minuti sono un piccolo haiku, onirico, delicato e splendente.
Non so se si possa considerare il finale di tutta la trilogia, ma penso che in un certo senso si possa anche fare. Forse dopo la catarsi e l’inevitabilità della vendetta, non può esserci redenzione ma qui, a differenza dei due film precedenti, ci viene mostrata almeno la speranza di redenzione. Un piccolo barlume di speranza, di salvezza, o almeno accettazione, pur nella disperazione più buia, dove non ci sarà comunque mai, forse, possibilità di vero perdono, né di pace definitiva con sé stessi. Meno che mai di felicità.
Tanto perché ormai di Park sono innamorata e ho deciso che i suoi film me li devo recuperare tutti, ho cominciato la ricerca con l’ultimo girato, Stoker, il suo primo girato in USA.
Allora, quando lo zio Sam fa queste operazioni c’è sempre da preoccuparsi, e il timore che Park potesse piegarsi alle schifose logiche produttive di Hollywood e perdere di libertà creativa era fortissimo.
Eppure devo dire che, se pur dei compromessi saranno sicuramente stati fatti, Park non ha tradito sé stesso. Ho letto qualche critica negativa del film, io non ne avevo nemmeno sentito parlare, pur essendo uscito solamente l’anno scorso. Immagino quindi quanta pubblicità sia stata fatta…
Comunque sia, del tutto immeritate.
Delle pecche ci sono, comunque, ovvio. Prima di tutto, la sceneggiatura non è sua. E si sente, decisamente.
Si potrebbe anche dire che in fin dei conti la trama è banale, forse è vero.
Ma con una trama mediocre un regista mediocre farà un film mediocre. Un grande regista invece ne farà comunque, quasi sicuramente, un bel film. E così è.
E non tanto per il mero virtuosismo registico, qui infatti non c’è chissà che svolazzo autocompiaciuto, anzi.
E’ tranquillo, quasi pacato. (Molti direbbero lento probabilmente. Ormai se non c’è una sparatoria o un’esplosione ogni cinque minuti, pare che un film sia lento. Mah, vox populi…)
E’ un film quanto mai sgradevole, dalle atmosfere, ai personaggi. E’ disturbante, malsano, pur non mostrandoci esplicitamente niente di sgradevole. Dietro la patina della buona società, emerge questa famiglia di disturbati, come vedremo ognuno di essi marcio dentro, a proprio modo. La protagonista verrà fuori pian piano, e così emergerà la violenza e l’attitudine inevitabile ad essa, il tutto nella banalità quotidiana, tanto inquietante in quanto senza perchè. (bravi gli attori tra l’altro in questo senso, la Wasikowska ovviamente protagonista, ma anche una brava Kidman, un ruolo marginale, quello della madre, ma ben recitato e significativo, con qualche monologo davvero riuscito)
Non c’è però nulla di mostrato, di crudo, di esagerato, anzi.
E’ tutto suggerito, lasciato all’intuizione. Ogni sequenza è studiata, ogni scena, ogni dettaglio, voluto, importante, non dimenticabile. Niente è lasciato al caso.
I richiami e omaggi a Hitchcock e a Oldboy, e forse anche ad altro della trilogia, e non solo, sono una finezza in più, se non fosse ancora chiaro con che genere di regista abbiamo a che fare...(personalmente, sta scalando la mia personale classifica di registi migliori...e fino all'altroieri manco lo conoscevo!
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