Questo è certo. Ma solo a me questa cosa comincia a stancare un pò? Insomma, abbiamo capito. Sei stato bravo a rovesciare certi clichè. Ma ora rischia di diventare un clichè noioso pure questo. Cioè, deve "perdere" sempre il "buono" di turno? Sempre, perchè si?
Mi sembra si stia un pò esagerando in senso contrario ora...In fin dei conti è sempre un romanzo. Anche solo narrativamente parlando, il lettore ha pure bisogno di eroi da seguire, figure in cui identificarsi, un fine ultimo da raggiungere.
Va bene la verosimiglianza "storica", proprio da "cronaca", il discostarsi dal manicheismo banale e tutto..ma da qualche parte ci devi pur condurre infine!
Su questo sono d'accordissimo con te. Beh, sin dalla famigerata e sciagurata 3x09. Ero andato negli Stati Uniti per venti giorni, sono tornato felicissimo, con la maglietta degli Stark comprata all'HBO Store ufficiale di New York, ero riuscito a farmi tutta la vacanza senza beccarmi spoiler e poi, appena tornato in Italia, l'ho vista...patatrac. Che trauma. Stavo leggendo i libri quasi in parallelo, ho ricominciato l'altro ieri, vedi tu.
Che poi, appunto, il problema non sarebbe neanche quello. O quello e basta. Il problema è proprio che, come dicevi anche tu (e milioni di spettatori in tutto il mondo)
la storia deve pur continuare, deve pur andare avanti in qualche modo. Ed in qualche modo continua, in effetti. Però, ammazzando tutti i personaggi buoni...boh. Ad un certo punto non si può più andare avanti.
Il meccanismo sta diventando un cliché all'incontrario, sono d'accordo. Soprattutto, c'è dietro una certa falsità di fondo. Mi spiego meglio: posso capire ed accetto che si voglia far passare il messaggio che i buoni non vincano di default (come in Disney, mi verrebbe da dire), che i personaggi, se commettono degli errori, li paghino, che non si possano verificare, in situazioni disperate, salvataggi clamorosi e narrativamente implausibili (anche qui, come certe botte di culo di Topolino che si libera dalle corde con la vite che sporge dalla sedia).
Però, questo è il problema, allora tale principio deve valere
per tutti, non solo per certi personaggi e basta.
Ned Stark commette l'errore di non voler rivelare le origini dei figli di Cersei, di essere troppo buono ed ingenuo, di fidarsi di Ditocorto, di accettare di confessare. E' imprigionato, i rinforzi sono a migliaia di chilometri di distanza. Tutti ci aspettavamo un miracolo. Ed invece gli tagliano la testa, zac.
Suo figlio Robb vince tutte le battaglie che combatte, cattura lo Sterminatore di Re, viene proclamato Re del Nord, poi però commette l'errore di fidarsi di Theon Greyjoy che gli invade il regno invece di aiutarlo, si sposa con una ragazza di umili origini invece che con una figlia di Walder Frey, come da promessa, taglia la testa a Richard Karstark facendo sì che metà del suo esercito lo abbandoni, e
dulcis in fundo, tenta di rimediare confidando nella buona volontà di quel vecchio bavoso di Walder Frey. E finisce con un pugnale di quel traditore di Roose Bolton nel cuore.
Ora, quest'ultimo avvenimento, ha senso a livello di "morale" (non c'è posto per gli ingenui a questo mondo), ma narrativamente è
particolarmente implausibile.
Eppure, confrontiamolo con Tyrion. Viene catturato, minacciato di essere gettato da una montagna, liberato grazie al duello di Bronn, comprato dal suo oro, torna indietro, arruola i barbari, vince una battaglia, viene mandato a corte come Primo Cavaliere. Sembra commettere l'errore di fidarsi di Varys. Tiene in riga Joffrey, organizza le difese, e contribuisce a salvare la città. Per ricompensa, una Guardia Reale cerca di farlo fuori. Salvatosi, viene degradato a ministro del conio, e costretto a sposare Sansa Stark. Poi, quando Joffrey muore avvelenato, lo accusano dell'omicidio. Pensa bene di mandare a quel paese giuria e corte, chiede un'altro verdetto per singolar tenzone. Oberin Martell accetta di combattere per lui, sta per vincere...ma all'ultimo si lascia fregare, viene ucciso. Per Tyrion sembra la fine. Invece arrivano Jaime e Varys a liberarlo, per caricarlo su una nave in partenza. Mentre scappa, fa in tempo ad uccidere la sua ex amante e quel bastardo di suo padre. Ma scappa, non se ne accorge nessuno e la sfanga.
Ora, non vi pare che il trattamento di Tyrion da parte dell'autore sia un tantino, troppo...accondiscendente? Voglio dire, non che mi augurassi di vedergli cadere la testa, ma al suo posto, qualunque altro personaggio, sarebbe già morto da un pezzo.
E se questo "realismo" si trasforma in semplice preferenza per certi personaggi piuttosto che per altri, allora tutta la storia non è più qualcosa di sorprendente. Diventa una lunghissima sequenza, molto manierista, di colpi di teatro per stupire il pubblico, per far fare il figo all'autore, per voler essere diversi a tutti i costi.
Si dirà: ma di Tyrion c'era bisogno per la storia. Beh, con tutto il rispetto, anche di Robb Stark. E siamo sempre lì, se il criterio è il bisogno, è una cosa, se non lo è...non è coerente.
E l'autore
può fare preferenze su certi personaggi. Però, allora, non erano così stereotipati gli altri autori, quando preferivano i buoni. Qui si stanno "solo" preferendo i cattivi.
Eppure la cosa è ancora più complessa, la storia per andare avanti, va avanti, ma...è come se il punto fosse un altro. E' come se il vero stereotipo che George R.R.Martin volesse rovesciare fosse quello che gli eroi sono uomini, adulti, sani, forti, belli, coraggiosi, decisi, vincenti. Qui emergono, loro malgrado, come eroi quelli che sono dimenticati dalla società, che sono sempre stati in ombra, gli ultimi. Il bastardo di un lord costretto ad entrare nei Guardiani della Notte, il suo amico grasso ed incapace, una bella ragazza svampita, ingenua ed incapace di mentire, un'altra che vuol fare a tutti i costi il maschiaccio e combattere, anche se ha solo 11 anni, il figlio nano e reietto di un lord potentissimo, un ragazzino rimasto storpio a soli 12 anni, una ragazza ultima erede di una grande dinastia, perseguitata dalle sciagure, e trattata come un oggetto per tutta la vita, un ex pescatore di granchi e contrabbandiere divenuto cavaliere, il fratello minore del re, un uomo incolore e severo, incapace di amare e che non è amato da nessuno. Chi scommetterebbe su personaggi del genere? Nessuno. E mentre i buoni muoiono, i cattivi
cambiano, spesso dopo aver perso, per contrappasso, ciò a cui tenevano di più, e che li qualificava: la mano destra, e quindi la sua abilità guerriera, per Jaime Lannister, la sua virilità, per Theon Greyjoy.