Intendevo semplicemente che è meno interessante di quanto sia nelle storie di Barks. E vale anche per gli autori di stretta osservanza barksiana (Milton, Lusting, Van Horn, Geradts ,Jippes e altri vari che lavorano ancora per Egmont o in Olanda), che per quanto ci abbiano provato non mi pare siano riusciti a renderlo in maniera così vivida come il maestro.
Nel Paperino italiano poi ci vedo poco o nulla di quello che più mi affascina nel papero Barksiano. E vai col pippone!
Sia chiaro, ho capito cosa intende Mito, e il suo punto di vista non è campato in aria: il Paperino italiano ha ancora vagamente quei caratteri di irascibilità e tendenza a prenderle dalla vita che aveva in Barks, ma sono interpretati in maniera più realistica, perché il personaggio si muove in un contesto più articolato e realistico. Ma questa per me non è un'evoluzione, anzi! Comunque il discorso è complesso, non credo di riuscire ad affrontarlo in un post. Giusto qualche spunto.
In primo luogo, mettere una maschera al papero, dargli delle qualsivoglia responsabilità (che non si esauriscano nel tempo della storia), o (
peggio!!!) farlo comportare in maniera
più matura e responsabile non è per forza un'evoluzione. Si tratta di un funny animal, non deve tendere verso il realismo per funzionare. Anzi, magari in quel canovaccio barksiano "sono bravissimo in qualcosa e a un certo punto faccio un casino che mando tutto all'aria" quel papero aveva trovato la sua massima potenzialità umoristica e narrativa.
In secondo luogo,
non è vero che il Paperino italiano è più indipendente dai cliché. È il contrario. Ne ha eccome, e proprio nelle storie italiane questi cliché diventano pesantemente limitanti. La venerazione dell'amaca, per fare un esempio (in Barks l'amaca si vede poco o nulla, Paperino sta per lo più in poltrona, e comunque quasi mai lo si sente elogiare l'ozio). La sfortuna stessa. In Italia Paperino è
assediato dalla malasorte, quasi in dualità alla fortuna sovrannaturale di Gastone. In Barks Paperino non è per niente sfortunato. Riceve quello che si merita. Quasi sempre vince (anche su Gastone, il quale a sua volta riceve quello che si merita quasi sempre, nonostante la fortuna sovrannaturale!). E se mai in qualche storia Paperino riceve più batoste di quanto meriti, è perché quella soluzione regala un finale più divertente (e Barks mette il divertimento del lettore al primo posto). Un altro cliché: la dipendenza economica dallo zione e il ruolo ricorrente di pulitore di monete. Il Paperino di Barks poteva essere pulitore di monete per al massimo 10 pagine (e da quelle 10 pagine poteva venirne fuori una cosa memorabile). Quello italico spolvera quelle monete da quanti decenni? E quanti spunti interessanti ha dato la cosa?
L'idea che sto cercando di far passare è che in un fumetto come Donald Duck i
background possono essere zavorre inutili. Quindi un'involuzione. Insomma l'evoluzione di Paperino verso una certa maturità di comportamento, nel senso di Mito, può leggersi come un'involuzione di contenuto umoristico e narrativo.
Ah, e visto che parliamo di background. Vi pare che la Paperopoli in cui si muove il papero di Barks sia meno
complessa di quella che si vede nelle pagine di Topolino oggi (e da cinquant'anni)? È una visione piuttosto ingenua, detto senza offesa per nessuno.
Le pennellate di umanità delle storie di Barks sono sempre significative e sagaci. Le opportunità lavorative che si offrono a Paperino, le prese in giro ficcanti della società di consumo e della pubblicità, la critica tramite Paperone della
high society americana, i popoli esotici quasi mai dipinti né come cannibali animaleschi né come buoni selvaggi (ma anche loro umanissimi, buoni ma non fessi come in
Paperino e l'isola misteriosa, violenti ma non selvaggi, ammaliati dal denaro come in
Paperino e il feticcio o dal genuino desiderio di viaggiare per il mondo come ne
Le mine di re salomone). Queste sono cose a cui i fumetti disney italiani (per quel
pochissimo che ho letto, devo sempre ripeterlo) non mi sembrano essere ancora arrivati. E non so se ci arriveranno mai.
Ma poi quale autore è più realistico di Barks nel modo in cui articola i comportamenti del personaggio (forse solo Rosa lo supera in questo)? Voglio dire...quando Paperino deve veleggiare verso i mari del sud o volare verso il polo nord, il maestro dell'Oregon si sforza di dare coerenza e verosimiglianza nel modo in cui Paperino guida la sua barca o il suo aereo. C'è una cura realistica a volte disturbante per un fumetto che (secondo Barks) doveva essere per i bambini.
Comunque Mito, non ho ben capito chi chiami "i danesi". Se ti riferisci a quelli che ogni tanto escono su Topolino...beh, i coniugi McGreal sono americani. E pure i coniugi Shaw credo siano statunitensi.