Vol. 1 - 1980E' uscito il primo numero e si sono scatenate le polemiche. Pare che infatti la collana ricalchi la sua gemella di 10 anni fa più nella forma che nei contenuti. Il problema è essenzialmente che le storie scelte sono prive di articoli introduttivi. Ci sono quelli storici, il "come eravamo", lo sguardo alle cose più importanti successe in quell'anno sia nel mondo Disney che nel mondo reale, la galleria delle copertine, ma manca una trattazione critica che spieghi come mai siano state scelte proprio queste storie. L'impressione è che questa seconda tranche di volumi sia ricaduta nella giurisdizione delle collane più leggere, che tradizionalmente il Corsera alterna a quelle rivolte ad un pubblico di intenditori, come le integrali di Barks, Gottfredson, Pk, Scarpa e appunto la prima serie di Topolino Story.
L'esperienza di lettura rimane però piuttosto gradevole. L'idea alla base dei volumi, esattamente come dieci anni fa, è quella di fare una summa della produzione fumettistica Disney del periodo, mostrandone i picchi... e gli abissi. Sebbene io sia da sempre un sostenitore della politica "si tramandi solo il meglio", in questo caso penso che i presupposti dell'opera concedano comodamente di andare ad esplorare anche anfratti meno noti della produzione Disney. E se questi anfratti consistono in una manciata di storie brevi estere inserite tra due storie italiane di ben altra caratura, ben venga. E' esattamente come leggere un numero del Topo di un tempo. Un'esperienza discontinua ma estremamente varia.
Paperinik e la Banda dei Dodici (Martina/Da Vita): Ottima scelta. Erano gli anni del Paperinik di Martina quelli, che qui è in formissima. Sono infatti convinto che il Martina migliore sia proprio quello di questa tarda fase produttiva. Da notare che la storia non racconta niente di che e che occupa persino due tempi. Eppure la si beve, e scende in gola come un bicchiere di succo di frutta. Bello fresco, per giunta. Saranno i dialoghi brillanti, l'umorismo che pervade ogni situazione o il ritmo impeccabile della sceneggiatura. Buffo come pur nel 1980 Martina non conoscesse ancora concetti ormai diffusi come il Deposito e Nonno Bassotto, a cui si riferisce con un improbabile "padrino", lasciando al povero De Vita il compito di uniformarlo graficamente al personaggio che i lettori già conoscevano.
Ezechiele Lupo e la Giornata da Incubo (Nozfiger/Jaime Diaz Studio): E non poteva mancare una storiella di Ezechiele, addentrandoci negli abissi delle brevi estere. A differenza di tanti altri universi insipidi, ho sempre trovato quello di Ezechiele e Lupetto un mondo narrativo che qualcosina da dire ce l'aveva, data la grande simpatia del Lupo e la situazione che lo vuole come un frustrato padre, intento a dare lezioni di machismo ad un figlioletto fricchettone. Quindi per quel che mi riguarda queste storie sono fra le poche che ritengo realmente le benvenute, quando si tratta di brevi estere. La storia, specie sotto il lato grafico, non brilla di certo e la trama non è niente di nuovo. Ma un sorriso me l'ha strappato e penso che il suo lavoro fosse quello.
Pippo e l'Errore Provvidenziale (Murry): Ed ecco un altro bel pezzo di storia del fumetto Disney. L'Abisso, nella sua forma più beffarda. Macchietta Nera, un Pippo minorato, un Topolino simpatico come il puzzo dei piedi e un "caso" privo di alcun interesse e risolto tramite una gag che non fa ridere. E la media qualitativa era questa. Materiale che - se collocato in un contesto come questo - tramanderei volentieri perché, se realmente vogliamo progredire, certe cose non vanno dimenticate.
I Bassotti Spendaccioni della Costa (Manning): Non particolarmente interessante, di certo non ben disegnata, eppure una sua onestà penso che ce l'abbia. Non è un plot tanto meno elaborato di tante storie brevi sui Bassotti che al giorno d'oggi il Topo pubblica ancora.
Paperino e il Ballo a Rotelle (Nozfiger/Strobl): Ecco il perfetto esempio per capire come mai Barks era un genio. Questa storia attinge allo stesso campionario di situazioni, allo stesso set di personaggi delle sue tenpage di Walt Disney's Comics and Stories, eppure i risultati sono ben diversi e ogni vignetta che compone questa storia fa a gara con la successiva, quanto a dimenticabilità.
Topolino e la Banda del Black-Out (Salvagnini/Carpi): Ed ecco la seconda storia italiana e quindi "principale" dell'albo. Si tratta di un giallo di Salvagnini, autore che più tardi si distinguerà per cose molto più memorabili (I Mercoledì di Pippo). Cominciamo col dire che non sono mai, e ripeto mai, stato un fan del Topolino di Carpi, che ho sempre trovato piatto nella recitazione e non molto simpatico. Di Gibì ho sempre apprezzato invece il resto dei personaggi, paperi in primis, per tacer del suo stile "decorativo". Il gialletto in questione è semplice, scritto con mestiere, ma veramente poco incisivo. Apprezzabile il colpo di scena finale, ma nel complesso si tratta di una storia piuttosto dimenticabile, alla quale si sarebbe potuto sostituire qualcosa di migliore. Trovo giusto però che anche una storia del genere abbia trovato spazio nella collana, mostrando onestamente quali fossero gli stilemi della narrativa Disney dell'epoca.
Insomma, collana che penso continuerò a seguire con curiosità. La sua impostazione tende a farmi perdonare le brutte storie molto più che in altri casi. E in un certo senso la trovo una collana "di studio" molto più delle integrali che l'hanno preceduta, che invece proponevano esclusivamente il meglio (Scarpa a parte) del fumetto Disney.
da
La Tana del Sollazzo