Io mi ritengo generalmente soddisfatto.
Anche io.
Perché diciamo che tra filologia e qualità è meglio sempre la seconda.
Giudizio contestualizzabile, ma nell'ambito di queste iniziative editoriali Disney, condivido.
In realtà però ci andrebbero tutte e due, e sarebbe quasi sempre possibile. Collane ben più costose e "da collezionisti" di questa, hanno presentato storie ricolorate, dialoghi ritoccati/censurati, tavole rimontate e vignette aggiunte di sana pianta (Grandi Parodie, ehm ehm), pur fregiandosi (e venendone fregiate da lettori "che ne sanno") di essere "filologiche".
un'elencazione compulsiva di cicli di autoconclusive prive di alcuna rilevanza. Per non parlare della segnalazione dell'esordio di qualsiasi autore anche insignificante che avesse mai lavorato al giornale. Si potevano utilizzare quelle poche righe in modo decisamente più utile e informativo. La paura è che la critica disneyana si stia svuotando del suo stesso significato, ritorcendosi su sé stessa.
Il fatto è che qui siamo andati a toccare una parte della storia di Disney Italia che è ancora in divenire, e la cui critica non può ancora definirsi tale.
Citare tutti gli autori è lezioso e sembra fine a sé stesso, o peggio ancora un riempitivo laddove c'è veramente poco da dire, ma... molti di questi autori sono giovani (o ancora relativamente tali) ed è rilevante sapere, se li si rivedesse da altre parti, che sono usciti dall'Accademia Disney.
Poi va be', trovo insopportabili (e l'ho già detto) quegli incisi sulla storia "con le chine di Tizio e il clean up di Caio", ma quello è chiaramente un residuato dell'omnia di Scarpa che Boschi sembra aver riadottato qui come comodo filler.
Sarebbe facile dire che questa seconda Topolino Story sarebbe stata perfetta se avesse avuto solo gli anni Ottanta e Novanta, o si fosse fermata alla fine dell'era Cavaglione. Ma poi non avremmo avuto Casty, e il Papersera avrebbe spaccato le palle comunque