Hai ragione, specie per quanto riguarda Becattini, che a volte ti fa proprio la sinossi completa della storia. Boschi si trattiene invece (ma pure spoilera qua e là). Comunque basta saperlo e uno l'introduzione se la legge dopo, non è un grande problema. Certo, non si capisce perché non l'abbiano capito loro, collocando i loro interventi dopo le storie, ma vabbè. :(
Per quanto riguarda i contenuti degli editoriali, tra tutti gli italiani che esercitano il mestiere di "editorialisti disneyani" (Boschi, Becattini, Gori, Priore, Stajano,...) o che lo hanno fatto occasionalmente per diletto (Giorello), il solo con cui mi trovo spesso in disaccordo è...beh, ancora lui, il buon Becattini. Vi giuro che è un caso, non ce l'ho mica con lui, non sono uno stalker, anzi ho un rispetto infinito per tutti i decani della critica fumettistica, senza la loro passione e il loro lavoro non saremmo qui! Alberto Becattini si lancia però talora in paragoni impropri, fuorvianti, se non totalmente campati in aria. Ce ne sono di esempi nell'omnia di Scarpa (e io ho preso in mano solo pochi volumi dell'opera). A leggere Becattini sembra che Scarpa sia un genio capace di scandagliare gli anfratti dell'umanità, e che le sue storie siamo epocali metafore della società e potenti ritratti della condizione umana. Non posso dire che reazione avrebbe Scarpa a queste sviolinate esagerate, ma io fossi un autore di fumetti mi offenderei un po' di fronte a una critica del genere. Come se per essere buona una storia a fumetti debba veicolare esplicitamente messaggi e significati. Non è così, e credo che Scarpa lo sapesse. Da questo punto di vista io faccio mia la lezione di David Lynch: "Io sono della scuola di quelli che se devi mandare un messaggio usano le poste".
Peggio, Becattini talora rafforza le sue argomentazioni con paragoni con prodotti di altri media che lasciano intravedere (ma magari sono io che ce lo vedo, magari mi sbaglio) una specie di implicito complesso di inferiorità fumettistico. Prendete come esempio massimo il paragone tra Ula Ula e Rashomon, che mi fece imbestialire quando lo lessi.
Non so, è come se Becattini stesse ancora scrivendo per dei lettori degli anni '50, a cui bisogna far capire che una storia di Topolino ha a priori la stessa dignità artistica di un film o di un quadro. Il che è vero, ma se vieni a spiegarmelo con un paragone improprio non servi la causa. E serve poi spiegarlo adesso?