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Premetto che parlare di statistiche può avere senso solo in un contesto attuale, ossia nel momento in cui i dati vengono raccolti, e quindi non sono così infallibili se le si rapporta ad un insieme più generale. Potremmo benissimo intervistare 100 persone e chiedergli cosa pensano della qualità dei disegni del Topolino e, magari, intervistandole a distanza di anche solo un mese, potrebbero benissimo aver cambiato la loro opinione, complici i numeri presi in riferimento, vecchi volumi riscoperti, condizionamenti e tanti altri fattori. Questo per dire che sono rilevanti fino ad un certo punto, e che comunque non devono necessariamente minare sul giudizio di una persona.
Come affermavo nel mio primo commento a questo numero, è un problema di formule e di impiego di formule, e infatti non sono mancate storie in cui si poteva fare molto di più ma il cui autore, per evitare di suonare troppo ambizioso, andasse a limitare tutte le potenzialità del contenuto e producesse una sceneggiatura di qualità discreta o addirittura mediocre.
Altro punto critico i disegni: si direbbe, infatti, che molti autori intendono stare dentro al mondo Disney seguendo due differenti direzioni, la prima classicheggiante e rotonda, la seconda, invece, frenetica e spigolosa. Spesso il problema di fondo è l'armonia tra la sceneggiatura e i disegni, sicché ci pare, in modo puramente soggettivo, che un disegnatore non sia riuscito ad esprimere mediante un gioco di inquadrature e di espressioni le direttive dello sceneggiatore. In ogni caso, non è un problema da poco, tuttavia non sapendo come funzioni l'assegnamento della sceneggiatura al disegnatore, non indago oltre e mi limito a rimarcare questo: su certe storie avrei preferito una mano diversa, almeno per quello che dovevano esprimere.
Ammetto di non essermi mai interessato alle rubriche, un aspetto che solo oggi scopro di aver lungamente sottovalutato e che invece potrebbe fare la differenza del fumetto: rubriche improponibili come quella della "posta" (che dopo tutti questi anni non ha ancora esaurito le sue opportunità, a quanto pare) potrebbero benissimo essere sostituite da articoli di ben più alta levatura. Il Topolino ha grandi opportunità di fare cultura ed informazione, forse qualcuno presterebbe più attenzione alle sezioni didascaliche se sapesse di non trovare sciocche questioni a cui risponde un personaggio Disney, per intenderci. Anzi, senza quella Topolino sarebbe tranquillamente lo stesso giornalino accessibile ai più, bambini compresi.
Dal punto di vista delle sceneggiature, ho potuto osservare che in molte prove manchino degli elementi: in primis, la tensione drammatica (e a questo, come controesempio, mi rifaccio al Rockerduck di Stabile e al suo dramma interiore, che merita di essere preso a modello solo per aver restituito spessore al "pivello di seconda categoria" quale era diventato in molte storie) e, in secondo luogo, soprattutto il movimento (e ancora come controesempio tiro in ballo la storia di Stabile). Con questo non sto tirando in ballo tutte le storie, tuttavia noto con mio dispiacere che la piega buonista e fortemente limitativa a cui gli sceneggiatori sono costretti ad attenersi stia restituendo una visione della società troppo utopica per sembrare reale: ogni difetto viene smussato e minimizzato, la comicità fisica si è ormai persa quando poteva essere punto di forza per la regia e la costruzione delle situazioni, i personaggi o vengono profondamente snaturati (si veda Sio) oppure rinchiusi nel loro tratto più caratteristico e banale.
Perché non si riesce, allora, a tratteggiare un Rockerduck come quello che ci sta proponendo Stabile? Perché Rockerduck è etichettato come lo scorretto rivale di Paperone destinato sempre ad essere sconfitto e a mangiarsi la bombetta. Poi non sorprendiamoci che ad ogni storia in cui i due si scontrino si concluda sempre nello stesso modo e che lo stesso Rockerduck rimanga sempre caratterizzato nella medesima maniera: occhio, con questo non sto auspicando a vittorie scorrette del personaggio, sto solo affermando che le carte in tavola dovrebbero essere cambiate in modo più frequente, e gli intrecci costruiti con più intelligenza e meno linearità.
Per tale ragione sto decisamente apprezzando il Deposito sotto A.S.S.E.D.I.O. poiché, nonostante il titolare della storia sia Zio Paperone, è in scena l'intero cast di Paperopoli, i generici cittadini si sentono a loro modo dei protagonisti e nonostante ciascuno abbia il proprio spazio, si avverte comunque l'idea che tutto verta intorno a Paperone e alla sua vicenda. Se la storia fosse stata architettata solo dal punto di vista di Paperone, senza dare peso e spazio considerevoli a tutti gli altri personaggi, un capolavoro come quello di Rockerduck non avrebbe mai funzionato.
Il Topolino ha bisogno di più storie come questa, con gli omaggi "gratuiti" o le variazioni sul tema può fare ben poco al di là di proporre qualcosa che di innovativo abbia solo la radice ma non lo svolgimento. Tensione e movimento sono i due lemmi che dovrebbero essere presi a riferimento, assieme ad una componente di comicità fisica di cui non riesco proprio a capacitarmi l'assenza.