Un’altra retrospettiva ottima, su cui pesa il macigno del mistero. Se per Pkna o Pk² appare più chiara la pratica editoriale della serie, in MM tutto è molto più misterioso. In effetti si tratta di una serie anomala in tutto il corpus disneyano, proprio perché va a toccare, non solo il personaggio icona della casa, ma un vero e proprio personaggio storico del XX (e XXI) secolo. Certo, era un ritorno al passato gottfredsoniano (in maniera ancora più decisa), ma per l’Italia era una storia dimenticata che andava rispolverata. Impresa brillantemente riuscita sul piano artistico, ma evidentemente disastrosa sul lato meramente commerciale. L’idea di partire come testata bimestrale sarebbe stata sensata se fosse durata 3-4 numeri (come con Pkna), ma per tutta la serie non è mai cambiata, segno che le cose non andavano bene. Il periodo di prova iniziale non è stato soddisfacente per permettere di passare alla mensilità, e anche ridimensionando le aspettative, coerentemente con quelle di una testata bimestrale, i conti non tornavano.
Inoltre, le pur magnifiche copertine non hanno attirato il pubblico generalista (anche se sono dei veri splendori, come quella del numero 10, The Dark Side, con Topolino con un mitra (!!!) in spalla: mirabile): Topolino era sempre in solitaria, melanconico e pensieroso, e questo non ha coinvolto molto il lettore di passaggio. Ci chiediamo come sia possibile che la Disney non possa sopportare il peso di una testata di nicchia, ma con un pubblico fedele, come certe serie bonelliane, ma tant’è…
La valangata di pubblicità che compariva su qualsiasi testata disneyana, il leit-motiv del “Malinconico e Misterioso” e della M (il mitico “tra meandri e miasmi”), e che ha accompagnata tutti i numeri della serie, fino alla fine, non ha sortito l’effetto voluto.
Anche la posta, pubblicata sul secondo e sull’ultimo numero, come fa notare Pacuvio, appare bizzarra. Una posta comunque senza replica e un po’ distaccata, fatta solo di elogi, per un totale di una quarantina di messaggi, pubblicati ad un anno di distanza: certamente strano.
Non dimentichiamo che di MM fu èpubblicato un numero celebrativo, MM-Le Origini, numerato e cartonato, con una bella copertina del Masta, con la ripubblicazione dei primi tre numeri (non in bianco e nero come in Pk-One).
Ecco ora un po’ di considerazioni più spicce:
• Bertoni come sceneggiatore, grandissimo (lol), specialmente per i pkers;
• in Black Mask funziona benissimo Millighan, ideale cattivo da tenere sempre pronto per l’uso;
• in Victoria Sonny ricompare, ormai deciso a non tornare più ad Anderville. Questo è un brutto colpo per Topolino, vedere che l’amico che l’ha portato ad Anderville ora ha deciso di andarsene. Non può che aumentare il senso di nostalgia per Topolinia, Pippo (“pio-pio-pio”) e Minni. Probabilmente non avremmo mai visto un Mickey completamente a suo agio ad Anderville, ma continuamente diviso in due. Un bell’effetto melanconia;
• Run Run Run è un numero mirabile, con un cattivo paranoico e sociopatico, un vero malato mentale come mai se ne sono visti in Disney. Per non parlare delle mani sulla città di Anderville da parte di Apper City (la città “alta” contro quella “bassa”). Ma non ho mai capito bene il voltafaccia di Clayton, peraltro riferito ad un’indagine mai raccontata. Questa sua trasformazione psicologica non è stata ben condotta, anche se pone spunti molto interessanti. Infine, in questa storia Topolino presenta la nuova casa, che lascerà due numeri dopo: segno che forse la serie si interruppe all’improvviso?;
• L’ultimo numero presenta una trama molto complessa (anche per colpa dei refusi), ma molto ben sceneggiata e ben disegnata. Sembra un vero poliziesco, con tanti elementi del mondo reale: un altro maniaco, persone comuni che lavorano, un’agenzia di assicurazioni, famiglie con bambini, attentati, ladruncoli (forse strafatti), incidenti automobilistici e pistole. Forse la storia più simile ad un thriller americano anni’70, alla Callaghan, che si sia mai vista, più che matura. Bellissimo l’album di foto finale, un po’malinconico ma che raccoglie tutte i numeri (è vero che non ci voleva molto, però…). Ecco, gli articoli di approfondimento, come le brevi (anche se non ho mai amato tantissimo le due di Enna), sono una vera gioia per gli occhi. Pagine di giornali, appunti, foto, dossier vari: erano delle vere e proprie altre storie, o la stessa storia vista sotto altri occhi (e sappiamo bene che: “Guarda una cosa da due punti di vista diversi: ecco due cose”)
Ecco, una fantastica serie che, seppur finita in maniera sbrigativa, è un vero unicum in tutta la storia del fumetto disney. Più noir delle strisce di De Maris, più thriller di Walsh, più violento di tutto Gottfredson (anche se è mancata una componente femminile più vicina a Mickey, magari un’altra fidanzata, ma forse sarebbe stato troppo), MM è una compiuta miniserie che ha conquistato un posto di tutto rispetto nella storia del fumetto disneyano, italiano e non solo, specie se pensiamo a tutti i titoli in inglese e alle atmosfere alla Chandler. Un prodotto coraggiosissimo, struggente e intenso, il più rivoluzionario tra i Disney di nuova generazione, e in fondo il più misconosciuto e reietto. Meriterebbe molto di più. Ma di questi anni manca la voglia di osare, di sperimentalismi, ma confido sia un periodo passeggero, dettato dal periodo contingente, e che prima o poi, nel giro di un paio d’anni, si torni agli inediti, e non più alla bolgia di ristampe che vediamo sotto ai nostri occhi.
Ora, non resta che sperare in qualche ragguaglio da parte di Faraci o di Artibani, ma è assai improbabile. Ciò che è certo è che, nella recente Topolinia 20802 di Vitaliano, l’assunto di partenza è simile a quello di MM: è necessario abbandonare tutto ciò che ci è caro, i nostri punti fermi, per rinascere a nuova vita e trovare la vera essenza.