Concordo con il post (ho letto storie straniere che in italiano sono orrende e in inglese sono oro), ma hai tirato fuori un esempio che credo sbagliato: Donald Quest è stato scritto da Stefano Ambrosio, ma l'edizione inglese ha i dialoghi tradotti da Pat McGreal. L'edizione italiana potrebbe sia essere la sceneggiatura originale di Ambrosio, sia una seconda traduzione, ma credo più alla prima ipotesi, o almeno ci spero.
Mi stavo giusto la domanda di chi fosse il traduttore: se l'autore e' Ambrosio, probabilmente e' stato lui in persona a fornire i testi italiani. Non avevo idea di chi fosse responsabile dei testi inglesi, ma e' sensato che abbiano chiesto ad un autore statunitense di occuparsene (non foss'altro che per rimanere piu' in linea con le aspettative dei lettori locali - si veda quanto dico sotto, circa le tradizioni fumettistiche nazionali).
In pratica da noi le storie arrivano come se fossero senza dialoghi, i traduttori se li inventano praticamente di sana pianta, credo che in qualsiasi altro contesto fumettistico una roba del genere sarebbe inaccettabile.
Davvero? Anni fa (intorno al 2000) mi fu detto che in Germania i traduttori tendevano a riscrivere
ex nihilo le storie, piu' o meno incuranti dei testi originali. Non so quanto fosse (o sia ancora) vero; certamente, alcune delle storie italiane che mi capito' di leggere in traduzione intorno a quell'epoca erano state atrocemente martirizzate. Ma al tempo stesso la Germania e' la patria della leggendaria
Erika Fuchs, le cui libere traduzioni da Barks risultarono,
si dice, in un arricchimento della lingua tedesca. (Voglio citare una splendida osservazione attribuitale nella pagina inglese di Wikipedia: "Non si e' mai abbastanza colti per tradurre fumetti.")
Tra storie censur.. ehm... saltate per essere riscritte (che magari a qualcuno questa operazione può non sembrare censura), traduzioni che snaturano lo spirito originario delle storie e ristampe dove i dialoghi vengono - più o meno pesantemente - modificati, mi da' l'impressione che si voglia abbassare l'asticella sulla qualità delle storie.
Il discorso e' un poco piu' complicato. Un traduttore infedele puo' alzare la qualita' delle storie: per dire, io sono prontissimo a difendere a spada tratta le corrette locuzioni latine che hanno sostituito il latinorum dell'originale barksiano nel
Cimiero vichingo.
Ho gia' fatto l'esempio tedesco della Dottoressa Fuchs. Per quanto posso giudicare, paesi diversi hanno diverse tradizioni di fumetti Disney. In quella italiana, i personaggi Disney hanno sempre parlato come individui di cultura medio-alta (salvo poi mostrarsi ridicolmente ignoranti se richiesto dal contesto: non c'e' una grossa contraddizione nel vedere Paperone riferirsi correntemente ai numi della mitologia classica e poi asserire che Leonardo da Vinci scolpi' il Partenone, dato che le locuzioni verbali usate da un individuo riflettono piu' il contesto della societa' in cui vive che non il suo effettivo livello di istruzione; e a Paperopoli persino i Bassotti potevano uscirsene un "
appropinquati, Paperonuccio!"); nel quadro globale della nostra storia, probabilmente cio' riflette il fatto che la lingua italiana era quella delle persone istruite, la minoranza in grado di leggere e scrivere, l'obiettivo cui la scuola doveva portare gli alunni. E, naturalmente, il piu' grande responsabile di questa nostra tradizione e' stato il Professor Guido Martina (cui immagino si debba la gran maggioranza delle prime traduzioni).
Snaturare le storie nelle traduzioni e' sempre stato fatto, in certa misura, nel creare queste tradizioni locali. E la nostra e' alquanto diversa da quella degli USA: non mi risulta che Barks o Gottfredson (ne' Disney stesso, quanto a questo) fossero persone particolarmente colte, mentre tanto Martina che la Fuchs lo erano notevolmente piu' delle medie nazionali (il che non significa che Barks o Gottfredson usaserro un linguaggio ipersemplificato, tutt'altro; per il poco che posso giudicare, i Maestri statunitensi hanno sempre usato un linguaggio adulto, ma su un registro diverso da quello degli autori italiani).
A livello linguistico, lo snaturamento che trovo inaccettabile e' quello della nostra tradizione: un impoverimento di lessico e sintassi che fa a pugni con decenni di storia di
Topolino.
Temo che in parte sto stia avvenendo per effetto di una mutazione sociale: decenni fa, quando i fumetti erano spesso visti con sospetto da scuola e genitori, pubblicare storie che acculturavano i giovani lettori contribuiva a rendere piu' accettabile la nostra rivista; oggigiorno, sembra che sia la scuola (cosi' sento dire) ad essere guardata con fastidio e sufficienza da molte famiglie e la "cultura" tradizionale ha perso molto del suo prestigio, mentre il fumetto e' perfettamente accettato perfino come oggetto di studi eruditi.
Non so quanto sia effettivo al momento tale impoverimento e quanto ci si possa lamentare di un generale abbassamento di livello (resto generalmente indietro di qualche mese nelle letture rispetto alle pubblicazioni). Il prendere come lettore ideale un ragazzotto che soffra dell'avere un cervello (il cosiddetto "bimbominkia") sembrava una politica dell'era Muci invertita dalla gestione De Poli; visto il buon lavoro svolto in questo decennio, io mi sento ancora disposto a concedere fiducia alla mia rivista preferita.
Ma il target generazionale di riferimento è sempre quello, in Nord Europa come in Nord America e in Italia: 6/12 anni
Avrei i miei dubbi. Non so niente di preciso sulla situazione attuale, ma ai tempi della Gladstone (anni '90), il lettore medio in Nordamerica sembrava essere un adulto nostalgico, non un ragazzino e la mia impressione era che fosse inusitato che un ragazzino chiedesse ai suoi di acquistargli fumetti Disney (poi bisogna vedere quanto di questi adulti compravano le riviste per i propri figli e nipoti). Quanto al Nord Europa, vista la popolarita' dei fumetti Disney, mi aspetterei che tra i lettori ci siano parecchi adulti (di nuovo, non so nulla di preciso).
Il blocco della storia per il compleanno di Topolino è stato conseguente alla richiesta, tardiva ma comunque vincolante, della Disney Italia di ridisegnare una piccola parte della storia. Lo ha chiarito Artibani sulla sua pagina Facebook, dove ha pure specificato che non è corretto parlare di censura in casi del genere.
Interessante: sarebbe utile anche sapere che cosa hanno voluto ridisegnare e perche', ma se Artibani nega che sia stata censura imagino che possiamo fidarci della sua opinione.