https://inducks.org/story.php?c=YM+048Dopo una manciata di trame piuttosto semplici, ecco che Gottfredson sforna nuovamente un giallo davvero complicato.
La vicenda è pervasa da un'atmosfera ed una cupezza molto ben riuscite e la storia fa grande uso di tutti i personaggi.
Partiamo da un grande Topolino, che si ritrova a investigare ma non per la polizia: prima per conto proprio e dopo addirittura contro. Impagabile quando lo vediamo combattuto tra l'affetto e il senso del dovere e la scena in cui pecca di omertà verso Basettoni, il quale poi quasi minaccia l'altro, è a parer mio il migliore momento del loro rapporto.
Pippo si rivela fondamentale, malgrado non compaia molto spesso: brillante la scena in cui arriva e fornisce l'indicazione giusta con nonchalance, per non parlare di come il suo pensiero laterale viene sfruttato durante la resa dei conti.
Bene anche Manetta, effettivamente poco sveglio ma lontano anni-luce dalla completa demenza con cui lo si ritrae oggi.
Affascinante ed enigmatico l'antagonista, i cui tratti somatici indiani sono probabilmente influenzati dalla paura di uno straniero invasore. A tal proposito, in questa storia compare per la prima volta un riferimento esplicito alla seconda guerra mondiale, in una battuta di Pippo.
Ritorna l'ambientazione de L'illusionista, notevolmente ampliata. E' strano dunque, vista l'estensione considerevole dei quartieri alti, che Topolino definisca la città "piccola". Evidentemente lo è in confronto alle metropoli in cui ci si aspetta che un criminale internazionale agisca, inoltre bisogna tenere conto che "piccola" va rapportata alla media statunitense, non italiana.
Non manca la componente comica, per esempio "Detesto curiosare nelle case altrui... ah, no, è casa mia", lo zio che dorme di continuo, la vasca da bagno di Pippo con un innaffiatoio al posto del rubinetto, "Scusate signore, siete in arresto", le interpretazioni del canguro e della ballerina...
Non mi è chiara una cosa:
se il potere ipnotico era dato dalla pietra preziosa, come fa il Bagliore a disipnotizzare Minni, visto che quando lo fa ne è privo?
Bisogna ammettere una cosa: la soluzione del mistero è abbastanza prevedibile, non per colpa della storia ma di tutte quelle successive che hanno fatto abuso della medesima soluzione. Per fortuna, dopo quello, avviene un secondo colpo di scena, stavolta veramente d'effetto.
I magnifici disegni sembrano ripresi pari pari dalla summenzionata precedente storia focalizzata sull'alta società; da notare inoltre come il maestro riesca a rendere l'inespressività con lo sguardo fisso, riuscendo comunque a far recitare i personaggi con la sola bocca.
La vicenda ha scosso le mie certezze in due punti: prima scopro che Minni non è il vero nome ma il diminutico, poi Pippo si riferisce a sè stesso come "A. Goof". Cosa significa? Non ditemi che anche Goofy è un soprannome: potrei non reggere un secondo trauma
Non amo il titolo italiano, poco azzeccato e intrigante
Curiosità: Basettoni accenna ad una innominata moglie