Io la situazione la leggo più o meno così: abbiamo un'azienda che opera in un settore un po' in crisi, che di certo vive un momento di mutamento ad una realtà sociale, culturale e commerciale in continua e profonda evoluzione, anche grazie al frenetico sviluppo delle tecnologie della comunicazione; bene, questa azienda ritrova in un cassetto un vecchio progetto, di circa una ventina d'anni fa... un tempo non troppo lontano dal punto di vista cronologico, ma profondandamente differente se si guarda al settore di mercato ove quell'azienda opera: si tratta di un progetto abbastanza differente, per caratteristiche, dalla media dei lavori di questa azienda e che, al tempo in cui venne creato, era frutto di una visione profondamente innovativa e coraggiosa, un'idea originale e particolare che, sempre a quei tempi, ebbe un effetto e dei risultati di tutto rispetto; poi, come a volte accade, varie ragioni, compresa qualche scelta sbagliata, portarono ad un declino di quel progetto, che quindi fu chiuso in fretta e furia e, dopo un fallimentare tentativo di rilancio, definitivamente abbandonato per anni. Ecco, ad un certo punto quell'azienda ritrova in un cassetto quel vecchio progetto, ben sapendo che, come ogni cosa di qualità, questo aveva lasciato un ottimo ricordo ed il mercato, o quantomeno una certa fetta, ne chiedeva un ritorno. Ecco che quell'azienda si chiede cosa sia il caso di fare e se valga la pena, in tempi incerti di mercato, tentare di riportare alla luce quel vecchio progetto... Si decide di fare questo tentativo, ed ecco prospettarsi il primo vero dilemma: conviene riprendere quella vecchia idea solo per portarla a quel compimento che, in passato, non riuscì o, piuttosto, è meglio tentare di dargli una nuova vita, attualizzarlo e rimetterlo in produzione senza una precisa data di scadenza? Non ne conosciamo le ragioni, ma sappiamo che si optò per la seconda soluzione, quindi quel vecchio progetto avrebbe avuto nuova vita! Bene, tutti contenti di mettersi in gioco, però subito iniziano i problemi: le linee produttive di allora sono difficili da rimettere in sesto, quindi si opta per metterne in opera due nuove ma di minor dimensione, ed anche il "packaging" dell'epoca ha costi che, così dicono, oggi non sono sostenibili; ecco quindi i primi ritocchi al progetto, le prime metamorfosi (il "Pk-Team" non viene ricostituito, preferendogli le due accoppiate di autori Artibani/Pastrovicchio e Sisti/Sciarrone ed il vecchio formato spillato viene sostituito dalla pubblicazione sul settimanale) le quali, prevedibilmente, portano anche delle difficoltà, può o meno superate (le due coppie di autori hanno inizialmente problemi di coordinamento; il formato sul topo, dovendo obbedire anche a logiche di marketing, porta non solo ad un minor spazio creativo delle tavole, ma anche ad innaturali frammentazioni in puntate, cosa sconosciuta alle vecchie serie di Pk). Ma tant'è, il meccanismo è stato rimesso in movimento, ora si deve produrre, vendere e ricavarci il giusto, perchè pur sempre di un'azienda si tratta e nessuno si aspetta che agisca in perdita o per beneficenza. Ecco, allora, che qualcuno, su nella stanza dei bottoni, pensa di proporre questo rinnovato progetto anche con una confezione più esclusiva, andando a cercare le fette di mercato più esigenti e con maggiori disponibilità economica, in modo tale da migliorare la resa economica dell'operazione ed, al contempo, rispondere a quella parte di potenziali acquirenti che lamentavano la povertà del "packaging" inizialmente proposto. Si va avanti così per qualche anno, poi qualcosa accade ed il meccanismo si inceppa di nuovo, ed arriviamo al presente: l'azienda ebbe a decidere di non prendere la via del mero completamento del vecchio progetto, preferendo ampliarlo ed attualizzarlo, col risultato che il progetto in parte è stato completato ed in parte no. Pe rragioni che non conosciamo del tutto l'azienda decide di insistere sul progetto, ma con un ulteriore taglio alle linee di produzione, dato che ne rimane solo una (la palla passa alla coppia Gangor/Lavoradori), ed un nuovo "packaging" appositamente ideato, ragionevolmente sulla scorta di precisi criteri di costo/resa. Cosa spinge l'azienda a questo rinnovo? Cosa vogliono farne di quel vecchio progetto ormai ben diverso dalla sua impostazione originaria? I tempi sono cambiati, il mercato dove opera l'azienda pure, dello spirito iniziale del progetto resta... quanto? Forse poco, forse nulla, e ci si chiede se non sarebbe stato meglio, a monte, optare per il mero completamento del progetto piuttosto che per questo allargamento che, per come è stato portato avanti, non si capisce dove porterà...
Gancio, mi permetti di parafrasare, forse un po' brutalmente, la parte del tuo post che ho qui sopra quotato? La Panini cerca nel 2014 nuovi spunti per operare in un mercato in crisi e decide di sfruttare la mai sopita passione dei pikers, riprendendo il progetto in mano: fra il completamento del progetto e l'ampliamento dello stesso, si decide per l'ampliamento: una nuova vita per Pk è probabilmente preferibile in termini commerciali: il completamento del progetto interesserebbe solo i vecchi lettori, un ampliamento potrebbe attirarne di nuovi. Bene, tutto giusto: solo che, nello scegliere di percorrere questa nuova via, non ci si preoccupa granchè di mantenenere vivo il senso più profondo che aveva decretato il successo del progetto originario: tematiche con più livelli di lettura, riflessioni sul rapporto fra l'uomo e la tecnologia, sulla libertà d'informazione, sulle scelte esistenziali dell'uomo, sul rapporto fra politica e libertà, sulle correlazioni fra potere politico e potere militare, sulle complessità dei rapporti familiari...si è scelta la via più semplice, e che si è creduta più reddittizia, dell' azione e della spettacolarizzazione delle situazioni. Questa via non soddisfa i vecchi lettori e non dà il successo sperato fra i nuovi, per cui si va adesso alla ricerca di nuove strade, in un mix di coraggio e di prudenza: si tenta infatti la via della pubblicazione autonoma con un nuovo autore, ma si restringe il tutto, almeno per ora, a questo solo autore, abbandonando strade che non meritavano forse di essere abbandonate (leggi: Sisti, che nei PkTube e in Droidi ha ampiamente dimostrato di avere ancora molto da dire).
Ti chiedi cosa sia rimasto dello spirito originario e se non sarebbe stato meglio semplicemente completare il progetto originario: a questo riguardo trovo fondamentale una tua osservazione, e cioè che il progetto originario, come ogni cosa di qualità, aveva lasciato un buon ricordo: ecco, se l'azienda non riesce a mantenere la qualità alta ed originaria del Pk che abbiamo conosciuto, e mostra invece di andare a tentoni, sarebbe meglio limitarsi a completare i filoni narrativi rimasti aperti, lasciando almeno intatto il ricordo di un progetto di qualità in tutti coloro che lo hanno amato.