Ciao Maximilian, e intanto ti ringrazio per aver letto il mio pezzo e averlo voluto commentare
Mi oppongo! Il vestiario di Topolino è la perfetta via di mezzo tra serietà e scanzonatezza.
E poi, dopo averlo visto migliaia di volte in quei panni, come si fa a non considerarlo iconico?
Chiaramente rispetto la tua opinione, ma rispondo alla domanda specifica: per quanto mi riguarda non basta averlo visto vestito in una certa maniera per decenni perché quei capi siano "iconici". Iconico per me è qualcosa di particolare, qualcosa che abbia un'immediatezza simbolica, e a me dei semplici pantaloni lunghi con una polo, addirittura con la giacchettina sopra, non sono dotati di questi elementi e quindi non mi viene proprio da considerarli iconici. Mi ci sono abituato, quello sì, ma come scrivevo nel pezzo si tratta proprio di questa: forza dell'abitudine.
Per chiarire la mia posizione faccio una (lunga, ma altrimenti non si capisce):
All'inizio quel vestiario aveva senso. Era un mondo popolato da animali antropomorfi dove svariati personaggi erano vestiti solo dalla vita in giù, altri solo in su, altri per niente, alcuni invece del tutto.
In quel contesto quindi i pantaloni corti di Topolino erano perfettamente calati nel contesto e davano l'idea di una persona normale, che a prima vista e a livello esteriore sembra come tanti altri.
Poi, con gli anni il mondo di Gottfredson si è avvicinato sempre di più a quello reale quindi anche i personaggi si abbigliavano sempre di più come persone vere. A un certo punto si è arrivati ad una situazione in cui solamente Minni, Topolino e Clarabella andavano in giro seminudi e questo strideva parecchio con il contesto. In particolare, ormai già dal 1935 il protagonista è diventato un adulto maturo e responsabile, perdendo le caratteristiche da monello e infantili.
Abbiamo dovuto aspettare anni, ma finalmente anche a loro sono stati concessi indumenti che li integrassero nel contesto anzichè farli apparire degli strambi in stile Eta Beta*. E si è tornati a questa situazione (mi auto cito): "erano perfettamente calati nel contesto e davano l'idea di una persona normale, che a prima vista e a livello esteriore sembra come tanti altri"
Tornare indietro è inutile e anzi dannoso, distrugge i progressi che si sono fatti nel passato (che si finge di celebrare).
Sul fatto che tornare indietro ai calzoncini sarebbe una brutta idea sono pienamente d'accordo con te, come hai potuto leggere nelle conclusioni dell'articolo.
Per quanto riguarda la cronistoria che hai esposto, è verissima e ha perfettamente senso. Per gli anni Quaranta/Cinquanta, appunto.
Adesso secondo me, per quanto apparentemente normali, sono abiti fuori tempo, ingessati, che non rispecchiano al meglio l'abbigliamento delle persone comuni dell'età ipotetica/percepita di Mickey, oltre a non avere elementi distintivi che li caratterizzino in maniera significativa.
"In Italia una scelta sistematica del genere non è mai stata avviata, ma gli omaggi, le citazioni e le battute sulle braghette si sono sprecati. [...]"
Fosse per me, idiozie del genere dovrebbero essere vietate per legge. Questo significa veramente citare Gottfredson alla lettera ma dimostrando di non averne capito nulla dello spirito. E trattano il lettore come uno scemo, se credono davvero che basti modificare gli abiti per convincerlo che sono tornate le storie belle una volta. Gold-ding it!
Premettendo sempre che ognuno può pensarla come crede, mi permetto di dire che forse in questo caso l'opinione appare un po' tranchant.
La strizzatina d'occhio al Mickey abbigliato coi pantaloncini, piuttosto che a un Paperino con il design della
Gallinella Saggia, per me non stanno a significare che gli autori che li fanno si fermino alla superficie di ciò che citano senza capire lo spirito degli autori classici. È semplicemente un gioco, un rimango grafico - e quindi immediato - al passato, fatto per di più solo in determinate occasioni celebrative, come ho evidenziato nel pezzo. Non ci vedo nulla di male, insomma.
"per nulla insensibile al fascino dei pantaloncini rossi dai bottoni gialli"
Quale fascino? Cos'hanno di affascinante (tolto il fatto che erano indossati dal personaggio)? Assolutamente niente: chiami fascino l'abitudine di averlo visto più volte in quei panni. Ma il fascino delle storie di Gottfredson non stava di sicuro in certe boiate: non comprendo come si possa conoscere la sua opera e non rendersi conto di una cosa tanto ovvia.
In realtà invece, tolti i primi due/tre anni di strisce, quei pantaloncini non lo rappresentavano affatto.
"un elemento così portante nella mitologia del personaggio"
Questa è talmente delirante che non ho parole per commentarlo. Topolino è davvero un mito, ma non per stupidaggini del genere.
Se esistono personaggi la cui cosa principale a rendere mitici è una cosa del genere, significa che sono senza dubbio personaggi da meno di due soldi.
Siamo sempre nell'ambito dei pareri personali, ad ogni modo mi pare evidente che il fascino dei pantaloncini rossi non sia esattamente un pallino solo mio: il paragrafo sul merchandising e sull'animazione serviva proprio a inquadrare il "fenomeno Mickey" sotto una luce più ampia e che vada anche oltre al fumetto.
E mi pare un fatto - qui mi permetto di uscire dunque dall'opinione meramente personale - che sia quell'immagine di Topolino quella più nota, la più immediatamente riconducibile al personaggio da parte di chiunque e quella che fa "scattare" qualcosa nella mente e nelle sensazioni delle persone. È una cosa legata all'infanzia, al ricordarsi le avventure a strisce che viveva quando li indossava, al ripensare a quando lo si vedeva nei cortometraggi animati...? Sicuramente! Ma quale che sia il motivo, i pantaloncini restano un punto fisso che resiste indomito tutt'oggi su ogni oggetto in cui il personaggio viene ritratto, fumetti a parte.
Questo non significa che i calzoncini rossi siano "la cosa principale che lo rende mitico", per citarti: non l'ho mai detto. Ho detto che è
uno degli elementi che concorre all'iconografia del mito, un elemento appartenente quindi alla sfera grafica. Non ho mai detto che il punto forte delle storie di Gottfredson fosse quello, ci mancherebbe, né che lo snodo fondante della personalità del Topo fossero le braghette. Ma il mio obiettivo non era andare a sviscerare i motivi che rendevano le trame delle strip o la caratterizzazione del Mickey che vi recitava immortali, bensì quello di concentrarmi su un aspetto specifico - i pantaloncini - per analizzarli, partendo dal presupposto che rimangono nella loro essenzialità uno dei simboli più riconoscibili del personaggio, per poi sfociare in una considerazione puramente personale e soggettiva sull'outfit attuale.
Sono due discorsi diversi, insomma, e nessuno dei due a mio parere nega l'altro