Recensione Almanacco Topolino n. 16Copertina inedita di Emmanuele Baccinelli.
Il dialogo tra passato e presente è parte integrante del DNA di
Almanacco Topolino, nell’impostazione datagli da
Luca Boschi alle origini e proseguita successivamente da
Davide Del Gusto, che
vede la presenza di storie classiche tratte dallo storico Almanacco insieme a inedite straniere contemporanee.
Con il n. 16, però, il discorso vale doppio dal momento che buona parte del sommario presenta opere che trattano in qualche modo questo argomento al loro interno.
È il caso delle storie al loro debutto italiano,
una selezione tanto inusuale quanto pregevole che in un paio di casi celebra due universi narrativi propri dell’animazione disneyana attraverso brevi racconti a fumetti, medium nel quale i lettori italiani da tempo non sono più abituati a vederli.
Il valore di
Onofrio e le fatiche della fattoria di
Sebbe Poll, Carmen Pérez e Tony Fernàndez e di
Robin Hood – Un piano geniale di
Jonathan van Engelenhoven e José Ramòn Bernado non è pertanto strettamente nella trama, quanto quindi nella capacità del curatore di aprire a realtà della sterminata narrativa Disney con lo scopo di offrire delle chicche molto interessanti di cui è pressoché impossibile trovare esempi simili su qualunque altra pubblicazione attuale del nostro Paese.
Robin Hood e Little John a fumetti.
Al di là di questo,
le gag presenti funzionano e si pongono in modo rispettoso e onesto sulla scia delle origini dei personaggi, e così i disegni sono deliziosi: la breve che vede l’
orso Onofrio protagonista di una serie di equivoci con Nonna Papera è caratterizzata da una pregevole linea chiara e precisa che rende l’aspetto visivo piacevole e leggibile, mentre quella di
Robin Hood sorprende per la mimesi che mantiene con lo stile grafico del lungometraggio originale.
Il resto della sezione presenta il primo episodio di
una nuova serie antologica scritta e disegnata da
Kari Korhonen e dedicata agli avi della famiglia dei Paperi, guardando direttamente all’albero genealogico formalizzato da
Don Rosa negli anni Novanta.
Per il re e per la dolce Scozia presenta una trama molto semplice e in qualche maniera prevedibile nel suo sviluppo, ma narrata con gusto per le gag e la struttura complessiva; i
l tratto dell’artista si dimostra ancora particolarmente secco e ruvido, quasi underground, ma con il passare del tempo sembra trovare una propria dimensione nel contesto estetico disneyano, come accaduto in passato per altri approcci (come quello dello stesso Don Rosa, in fondo).
La grande cura nelle espressioni facciali nei disegni di Francisco Rodriguez Peinado.
Più tradizionalmente piacevole, dettagliato e armonico lo stile di
Francisco Rodriguez Peinado, che in
La grande spedizione papervichinga di
Jaakko Seppälä dimostra ancora una volta
la raffinatezza della propria mano, capace di dipingere sui volti dei paperi una gamma di espressioni particolareggiata e ammirevole. Molto suggestivi si dimostrano anche gli sfondi, le navi di foggia vichinga e la struttura della tavola, sostanzialmente sobria ma capace di piccoli tocchi utili per favorire lo scorrere del racconto, un’avventura piuttosto concisa ma in grado di divertire sinceramente.
Il cuore dell’albo si chiude con una
one-page lodevole nel suo essere in grado di recuperare lo spirito originario di Paperino,
anche in quest’occasione guardando all’animazione: il ritmo del racconto, lo spirito e il risvolto finale di
Paperino e l’efficienza d’emergenza di
Gerard Leever, Mathys van der Harst e Henrieke Goorhuis guardano infatti direttamente ai
cortometraggi classici di Donald Duck restituendone su carta la freschezza come difficilmente accade oggigiorno.
La parte rivolta alla produzione straniera prosegue con
Topolino in: passato imperfetto,
gradevolissima avventura celebrativa del personaggio nella quale gli avversari storici del protagonista si uniscono per cancellargli i ricordi e incastrarlo in un diabolico piano. La grande competenza di
David Gernstein e l’inconfondibile tratto di
Cèsar Ferioli Pelaez permettono di ottenere una storia in grado non solo di festeggiare la tradizione di Mickey Mouse ma anche di reggersi sulle proprie gambe con uno sviluppo assai interessante.
Il perfetto senso della recitazione espresso da Daan Jippes su Paperino in “Oggi esplosi”.
La presenza di
Oggi esplosi di
Daan Jippes, nell’ambito della ristampa delle
storie realizzate nel 2001 in onore di
Carl Barks e dei personaggi da lui ideati – in questo caso il vicino Jones – diventa il pretesto per
una sezione incentrata sul fumettista olandese, attraverso altre sue storie come
Zio Paperone e il denaro scomparso,
Paperino radiocuoco sopraffino e
Paperino e il problema del doppio: se la prima si pone come un’avventura fin troppo classica, la seconda si fa apprezzare per il suo essere adattamento su carta di un
celebre corto animato e la terza sorprende per la brillantezza dello spunto e l’imprevedibilità della conclusione.
Tramite queste opere si può però soprattutto
apprezzare l’evoluzione stilistica di Jippes, che trova forse il suo momento più felice proprio in
Oggi esplosi, che unisce una trama ispirata e genuinamente spassosa a un segno barksiano da un lato e personale dall’altro.
Per chiudere, un accenno alle storie italiane in ristampa.
L’albo si apre con
Zio Paperone e la dura legge di
Rodolfo Cimino e
Giovan Battista Carpi, simpatica lezione che la strega Nocciola decide di comminare al protagonista, particolarmente insofferente alle leggi che a suo dire imbrigliano la naturale attività imprenditoriale di soggetti come lui.
Si tratta di una variazione, perlomeno nelle modalità, del classico contrappasso ciminiano nei confronti dello Zione, che nel ricorrere a Nocciola sembra attingere piuttosto allo stratagemma usato già in alcune occasioni da
Luciano Bottaro. Rimane comunque interessante l’osservazione della fase stilistica di Carpi, su cui giustamente Del Gusto pone l’accento.
Una delle vette artistiche di Romano Scarpa: la Fondazione de’ Paperoni.
Si chiude con un capolavoro di
Romano Scarpa:
Paperino e la “Fondazione de’ Paperoni” mette in scena una grande sfida tra Paperone e il magnate filantropo Buckfeller, onorato da tutti per le attività benefiche che finanzia.
La realtà dei fatti risulta però meno lineare, come Scarpa abilmente suggerisce con alcune vignette ad hoc e nel delicato finale, che presenta nei giusti modi lo spirito altruistico del protagonista, come da lezione barksiana.
Almanacco Topolino si riconferma pertanto
la testata-faro per l’appassionato disneyano: il progetto alla base di questo numero, come dei precedenti, si vede chiaramente in filigrana e il lettore viene accompagnato per mano al suo interno
grazie ai competenti articoli che sanno contestualizzare con efficacia quanto presentato nel sommario.
Voto del recensore:
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