Recensione Topolino 3431I tempi più dilatati tra una recensione e l’altra, sommati alle consuete
preview del Direttore presenti nei suoi editoriali, mi hanno permesso di prepararmi all’analisi di questo numero di
Topolino rileggendomi sia i primi cinque episodi di
Paperbridge, sia le più recenti apparizioni di Reginella (quelle più “classiche” non c’è stato bisogno di rileggerle, le conosco a memoria…) e almeno per la prima serie
forse ho finalmente iniziato a capire come interpretare il successo delle storie di Gervasio.
Spesso ho trovato
Paperbridge poco piacevole alla lettura: ripetitivo, didascalico, ai limiti del pedante con il voler sempre esplicitare e spiegare qualunque avvenimento della trama, come se chi leggesse avesse la soglia di attenzione di una mosca.
Mi sto convincendo però che questa scelta possa esser dettata dal fatto che il target delle storie di Gervasio sia decisamente più giovane di chi scrive queste righe, e probabilmente meno abituato a narrazioni stringate, sottintesi, non detti, collegamenti impliciti. Le modalità narrative quindi vengono mantenute ad un livello più semplice e diretto, per venire incontro ad un pubblico abituato a fruizioni più immediate (video, social, etc.).
Interpretata nell’ottica appena descritta, la storia del giovane Lord Quackett si legge piacevolmente e ritrovare i personaggi della scorsa serie aumenta il coinvolgimento di chi legge. Alla trama principale (apparentemente legata a Cuordipietra e all’ala del college denominata “lato oscuro”, ma che per ovvi motivi di
spoiler non sto qui a dettagliare) si affiancano – secondo quanto siamo ormai abituati a vedere in praticamente tutte le serie TV – diverse trame orizzontali, in parte riprendendo quelle della scorsa “stagione” come il rapporto tra John e Beth, o che iniziano con questo primo episodio come il ruolo di Barkserville.
Disegno a supporto dell’effetto comico
Il risultato finale è quindi buono, anche se, da profano del disegno (figuriamoci della prospettiva…), e nonostante abbia passato parecchio tempo ad osservare le vignette,
continuo a non essere pienamente convinto da alcune scelte/inquadrature/soluzioni grafiche proposte dall’autore, come ad esempio nell’ultima vignetta di pagina 14 o nella prima di pagina 18: i personaggi sembrano non essere “in asse” con il resto della prospettiva. Per contro, ci sono vignette con trovate dalla buona resa comica dove l’autore ha modo di sbizzarrirsi con le espressioni di Quackett e i suoi cambi di umore.
Sono stato positivamente colpito dalla storia di
Stabile (e Bertani),
L’ultima avventura di Reginella: partendo dalle discutibilissime premesse viste nelle tre brutte storie precedenti,
temevo la “catastrofe”; timore già in parte diminuito dalla lettura della prima parte della storia la settimana scorsa, a dire la verità, e questa seconda puntata mi ha lasciato pienamente soddisfatto.
Non tutto fila liscio: i tentativi di
retcon suonano forzati,
i disegni molto belli e suggestivi di Zanchi forse abusano un po’ dell’espediente della lacrima, ma sono piccole cose.
La storia è riuscita bene,
il personaggio di Reginella ne esce finalmente con una personalità e con il piglio che si chiede ad una regina (si confronti pagina 45 con la storia del
crapulongo sbadigliante…).
Le ultime due pagine e mezzo, completamente mute, verranno ricordate per parecchio, l’abbandono della gabbia tradizionale di 2×3 vignette a pagina in favore di un
layout molto più libero e moderno è un’ottima scelta (molto probabilmente in previsione di una ristampa in grande formato della storia) che valorizza i disegni di Zanchi.
Questo è l’atteggiamento di una vera regina! Curioso risulta il confronto tra le prime due storie: la prima dove viene esplicitato tutto il possibile e anche di più, la seconda intrisa di silenzi e sottointesi. Rappresentano forse
due delle anime più distanti tra loro tra le tante che contribuiscono a formare il settimanale, e per fortuna che c’è ancora questa disomogeneità, a soddisfare e rendere partecipi quanti più lettori possibile!
Archimede e la normale vacanza geniale (
Stabile/
Held) è una riempitiva che non lascia nulla dopo la lettura, complice una trama dalle premesse già viste e dagli esiti piuttosto scontati, e anche i disegni di Held sembrano diversi dal suo solito, alternando buone vignette ad altre che hanno una certa somiglianza con quelle di Giancarlo Gatti (parliamo di metà anni Settanta…), che non ho mai particolarmente apprezzato.
Difficile creare del pathos se si ha una pentola come cappello…
Molto meglio la tradizionale storia gialla
Brivido a Beaver Gulch: il veterano
Marco Bosco confeziona un intreccio molto classico e coinvolgente per il lettore, dove l’acume e l’intuito di Topolino risultano elementi determinanti per la risoluzione della vicenda; i disegni di
Mazzarello sono però un po’ troppo solari e allegri, non riuscendo a confezionare un’atmosfera sufficientemente coinvolgente per una storia
thriller.
Nota a parte per
la storia di Barks: non la si può certo considerare una pubblicazione “normale” come una storia qualsiasi (e in effetti non avrebbe neanche senso includerla nelle
votazioni per il TopoOscar). È però
un omaggio al più grande in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, con una storia che nonostante abbia più di settant’anni non è mai stata pubblicata su
Topolino o sull’
Almanacco. La caratterizzazione di Paperon de’ Paperoni, qui alla sua quinta apparizione, è ben lontana da quella dello “zione” amichevole e
da sola – per chi non l’avesse mai letta – varrebbe l’acquisto del fascicolo.
Sarebbe una bella tradizione quella di pubblicare una storia l’anno di Barks sul settimanale sia per omaggiarlo, sia per renderlo disponibile ai più giovani, sia per dar modo ai lettori che già lo conoscono di potersi comunque godere una sua storia… o, meglio,
usare (come a metà anni Novanta) alcune delle sue splendide storie-gag di una sola tavola per sostituire le attuali tavole conclusive, che oramai da anni mi causano in chiusura del fascicolo una sensazione di poco rispetto per il lettore, tanto risultano essere insulse se non addirittura insultanti per un’intelligenza medio-bassa:
è come concludere un buon pranzo con un’abbondante boccone di segatura! Liberatecene!Voto del recensore:
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