A me non dispiace che il direttore possa dire la sua anche in fase di realizzazione di alcune delle storie. Secondo me, uno dei compiti di un direttore è anche questo. Ricordiamoci, tra l'altro, che Bertani non è certamente il primo fra i suoi "colleghi" a collaborare nella stesura di un soggetto. Mi vengono in mente diverse storie scritte dallo stesso Gentilini e un paio da Cavaglione, per fare degli esempi.
Lo stesso Gaudenzio Capelli, successore di Mario Gentilini alla direzione del Topo, non fu l'iniziatore del ciclo di Mc Paperin poi gestito da Rota o ricordo male?
Comunque, per me se una storia è bella l'idea può essere venuta anche al magazziniere della Panini (giusto per rendere l'idea), che sia di Bertani o meno non cambia di molto le mie aspettative per la storia.
Poi qui non si tratta di storie scritte interamente da lui ma solo di idee, di input, di spunti creativi che vengono poi portati avanti dagli sceneggiatori di professione, Nucci per la storia di Rockerduck e Gervasio per "Grosso Guaio a Paperopoli".
L'unica storia che finora ha visto una sua sceneggiatura (in collaborazione con Vito) è stata quella di Reginella, a mio modo di pensare, una delle più belle, significative e sinceramente emozionanti dell'anno.
Riguardo poi all' "autocelebrazione" del direttore (come riportava Fab4mas poco sopra), io onestamente vedo solo la volontà di mettere i lettori al corrente delle novità che verranno portate avanti nel corso delle prossime settimane.
Se è al capo della direzione di Topolino, e quindi lavora a stretto contatto con gli Autori per proporre progetti nuovi che possano essere interessati e riusciti, mi sembra naturale che ci sia l'orgoglio da parte sua di condividere il suo lavoro (e quello degli autori) con chi rappresenta il suo pubblico, cioè i fruitori del fumetto di cui egli stesso tiene la direzione.
Che la gestione attuale possa non piacere è un'opinione certamente legittima e non è perché a me finora convince che mi sento di ignorare un'opinione altrui a me opposta in merito, ma quello che penso è che sia normale (ed anche encomiabile) provare un certo entusiasmo nel momento in cui dei progetti che inizialmente esistevano solo nella mente del direttore e degli autori vedono poi finalmente la luce sulla carta stampata e condividere con gli stessi fruitori della rivista l'idea del lavoro, della progettazione e della gestazione che c'è stata dietro a quella stessa storia o a quei progetti nello specifico.