Nel complesso, a lettura conclusa, posso dirmi abbastanza soddisfatto della qualità di questo numero, la cui copertina si rivela essere, per me, una vera gioia per gli occhi, tanto che più la osservo e più mi piace.
Il tratto di Paolo Mottura lo si ritrova anche a servizio dei testi di Zemelo all'interno della storia di apertura del libretto e i suoi disegni, sempre pregni di atmosfere suggestive e carichi di potenza espressiva, non hanno potuto fare altro che riportarmi alla mente la bellissima avventura di
Moby Dick, storia che porto nel cuore sin dalla prima lettura.
Dunque, per quanto riguarda questa avventura con protagonista "Paperin Pigafetta" devo dire che ho apprezzato molto questo suo primo capitolo che, nonostante non presenti un numero di pagine troppo ampio, è riuscito a calarmi all'interno delle vicende che venivano narrate, a farmi sentire vicino ai membri dell'equipaggio e quasi a farmi respirare l'aria di quel mare in cui si avventurano i nostri personaggi.
Per cui, per me questo inizio è assolutamente positivo e promettente e sono sinceramente curioso di leggere i prossimi episodi di questa storia.
Si passa poi a "Grosso Guaio a Paperopoli", altra storia che prende il via all'interno di questo numero e, anche qui, mi ritengo pienamente soddisfatto di quanto ho letto.
Innanzitutto, mi piace molto l'idea di muovere Topolino dalla sua città fino a giungere a Paperopoli ed ho apprezzato molto anche il modo intrigante e davvero riuscito con cui sono state presentate le interazioni del piccolo Topo con i personaggi che incontra nel suo cammino.
A questo proposito, ho trovato molto interessante la differenza caratteriale (e di "azione") che emerge tra lo stesso Topolino e l'altro personaggio che assume maggior rilievo in questo primo episodio, rimarcando e sottolineando il loro diverso approccio alle situazioni che si ritrovano ad affrontare.
In secondo luogo, devo ammettere che Marco Gervasio sta lentamente diventando uno dei miei Autori preferiti tra quelli che lavorano attualmente per il Topo non solo per il suo modo di raccontare che trovo molto piacevole e interessante.
Ma anche per la sua capacità di sapersi muovere e spaziare tra differenti generi narrativi, dalla fantascienza del "Sole Nero" al ciclo di Paperbridge, dal suo Fantomius al diabolico Paperinik ed ora a questo giallo che si prospetta, almeno per me, molto intrigante e stuzzicante.
Anche le due brevi di questo numero mi sono piaciute, soprattutto quella incentrata su "Paperino pastore cittadino".
In merito a quest'ultima, posso dire che ho trovato i disegni di Zemelo davvero gradevoli, puliti ed espressivi al punto tale da convincermi appieno.
Ci sarà pure qualche sentore frecceriano nei suoi paperi però, personalmente, non ho avuto la sensazione che fossero troppo simili al tratto dell'autore genovese.
Una nota di merito poi la voglio fare al suo Paperoga che, nonostante compaia per poche vignette, ho trovato molto ben caratterizzato e riuscito dal punto di vista della resa grafica e che mi ha anche un po' ricordato il tratto del suo creatore, Al Hubbard.
La storia conclusiva dell'albo, invece, al contrario delle precedenti, non è riuscita a coinvolgermi o ad appassionarmi quanto mi aspettassi.
Durante la lettura di questo interludio di
Foglie Rosse ho percepito infatti una narrazione molto lenta, al punto tale da farmi annoiare in più circostanze visto che non mi sentivo particolarmente "preso" da quanto mi si stava raccontando.
Inoltre, ho trovato il racconto abbastanza farraginoso e anche ripetitivo e non ho avvertito quella freschezza e quell'originalità che avevo invece piacevolmente ritrovato nella prima stagione della serie pubblicata ormai due anni fa.
Dal punto di vista grafico, invece, Sciarrone si conferma sempre un ottimo disegnatore ed apprezzo molto la sua volontà e la sua capacità di andare oltre agli schemi consueti della classica gabbia del libretto, attraverso l'impiego di soluzioni grafiche più libere e variegate.