QUATTRO PASSI NEL MONDO PAPERO (2 di 4)
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Continua l’approfondimento sulla carriera di Claudio Sciarrone, in occasione della mostra
Mondo Papero! che
si terrà dal prossimo 20 ottobre allo WOW Spazio Fumetto, il museo di Milano dedicato alla nona arte.
Dopo aver parlato di un progetto importante cui Claudio ha collaborato, come è stato indubbiamente PK, ho ritenuto interessante esplorare quello che l’autore milanese ha realizzato sulle più canoniche pagine del settimanale Disney, quel “Topolino” che l’ha visto esordire professionalmente ormai 20 anni fa.
2 (di 4): Innovare nella tradizione: le storie per "Topolino"Il segno graffiante ed elegante di Sciarrone ha avuto modo di affermarsi anche sulle storie per il “Topo”, solitamente sempre di un certo spessore quando si chiamava Claudio ai disegni.
E’ il caso di 3 storie particolari, che ho voluto sviscerare in questo post, e di altre cui accennerò in chiusura d’intervento.
Sarò molto breve nel parlare di
Topolino ino ino, che fa della microscopicità il proprio marco di fabbrica e motivo di vanto, tanto da essere quella caratteristica che ha permesso alla storia scritta da Alessandro Sisti di entrare nel Guinnes dei Primati come storia più piccola del mondo, essendo composta da 25 tavole pubblicate tutte in una pagina del giornale, ciascuna del formato di 2,2X3,15 cm.
La vulcanica fantasia di Sisti gli ha fatto imbastire una storia che anche a livello di trama continua ad alludere al mondo e ai problemi dell’estremamente piccolo, ma in un esperimento del genere è la parte grafica, come intuibile il punto forte.
Le tavole originali sono state realizzate da Sciarrone nelle dimensioni pocket del settimanale (quindi ridotte rispetto alle dimensioni su cui solitamente lavorano i disegnatori) perché non si perdesse qualità nella versione 1:1 della storia, pubblicata su “Topolino” la settimana successiva.
Si nota poi, proprio nella ristampa in formato standard, che il tratto è molto ispessito e c’è abbondanza di neri nelle vignette, così da risultare ben visibili nel formato ridotto per chi si fosse avventurato nella lettura con la lente d’ingrandimento allegata al numero originale di “Topolino”.Osservare le minuscole tavole in bianco e nero con la lente e poter comunque godere della plasticità delle forme che Sciarrone ha saputo donare a Topolino, Pippo e Macchia Nera è sicuramente un’esperienza intrigante, che ha consegnato in un certo modo un riconoscimento “da record” al disegnatore.
Una storia che sicuramente non è tra le più ricordate, per quanto sia in realtà decisamente interessante sotto più di un aspetto, è
Mio fratello Topolino.
Siamo nel 1999, nel bel mezzo di quella corrente ricca di stimoli e di innovazione che nella seconda metà degli anni ’90 pareva aver colpito la redazione in modo deciso con l’affermarsi di uno stile ironico e spigliato, con un appeal moderno nell’atteggiamento verso il lettore e verso la narrazione, meno convenzionale del solito. Questo modus operandi ha visto in autori quali Tito Faraci, Francesco Artibani e Bruno Enna i principali mattatori, ma evidentemente era un’atmosfera che poteva contagiare molti sceneggiatori, prova ne è questa bella storia scritta da Angelo Palmas, nome noto ma che non è mai stato uno dei più riconoscibili autori in forza alla Disney Italia, anzi.
Abbiamo quindi una sceneggiatura frizzante, in cui Topolino è lontano dall’essere il detective perfettino ma è un uomo qualunque, che deve combattere contro le gelosie della fidanzata a causa di intrighi da spy-story più che da semplice giallo. Non mancano battute e gag decisamente riuscite e perfettamente integrate in quello stile post-moderno cui accennavo.
Niente di meglio del comparto grafico di Sciarrone, uno dei simboli per eccellenza di questa primavera disneyana che anche dal punto di vista estetico produceva vignette dallo stile moderno e sperimentale, per illustrare una storia così addentro a questi stimoli.
Non solo: altra particolarità della storia sono i flashback che Topolino, Pippo ed Orazio si trovano a raccontare ad un’incredula Minni, ambientati negli anni ’30 e che vedono i personaggi con le fattezze che aveva all’epoca nei gloriosi corti animati. Sciarrone può quindi sbizzarrirsi nel disegnare Topolino con le braghette, Minni con la gonnellina azzurra e il cappellino col fiore, Pippo e Orazio con quel bell’aspetto che avevano all’epoca; Pippo poi, con quell’espressione perfetta che è riuscito a riprodurre nelle tavole, è splendido. Insomma, Claudio ha la possibilità di disegnare gli standard character con quello stile delizioso e retrò in cui hanno potuto cimentarsi in passato solo pochissimi artisti, come Giorgio Cavazzano e Sergio Asteriti.
Il paragone tra le tavole “normali” e quelle coi personaggi vecchio stile è delizioso, e rende la storia una gemma dal punto di vista grafico. E poi be’, c’è quella bellissima ragazza bionda che ha in sé il germe di tutte le bellezze femminili con cui Sciarrone ci delizia!
L’ultima storia di cui voglio parlare è un’avventura cui Claudio è molto legato, per quanto la sua realizzazione sia stata travagliata e non priva di polemiche.
Topo-San e i guerrieri d’Oriente è un racconto in due puntate apparse nel 2002, ma la sua genesi è da ricercarsi fin nei primi anni ‘90, quando Gianfranco Goria (noto come fondatore e direttore di afNews) propose alla Disney Italia di realizzare una parodia de I Sette Samurai, celebre film di Akira Kurosawa.
Come si apprende da questo articolo
http://www.fumetti.org/goria/3samurai.htm , però, la veste in cui la storia ha visto la luce presenta alcune incongruenze rispetto alla sceneggiatura originale…
Polemiche a parte, che riporto solo per dovere di cronaca, mi preme concentrarmi su questa avventura perché per Sciarrone poter dare un suo apporto al mondo Disney con una parodia (genere che in passato ha visto i più grandi realizzare veri e propri capolavori) e per di più con il rifacimento di un film così importante (in generale e per lui) era il massimo, motivo per cui ci mise molto tempo e cura nel realizzare le oltre 60 tavole di cui la storia è composta.
La cura con cui i disegni sono realizzati penso sia sotto gli occhi di tutti: basterebbe citare la doppia splash-page con il titolo per rimanere a bocca aperta, ma è impossibile non citare i dettagli quasi maniacali nella rappresentazione degli sfondi e degli ambienti, in cui boschi, spazi aperti e villaggi sono resi in modo dettagliato e credibile. D’altro canto, anche gli ideogrammi vengono disegnati con grande cura, e ovviamente anche Topolino, Pippo, Orazio, Minni e Gambadilegno riflettono il classico stile di Sciarrone, impreziosito dai costumi delle controparti giapponesi che i protagonisti sono chiamati ad interpretare.
Se molti pensando a Sciarrone pensano istintivamente a PK, occorre tenere ben presente le belle cose che l’autore ha fatto anche sulle pagine del “Topo”: le 3 storie di cui ho parlato sono solo degli esempi, ma ce ne sono tante altre di avventure degne di nota che Claudio ha disegnato.
Zio Paperone e l’attacco nostalgico e
Quel tesoro di Cornelius per restare tra gli anni ’90 e i primi 2000, ma più recentemente non si possono non ricordare i web-comic su testi di Peter David per i prequel di
Epic Mickey, la storia di Stefano Ambrosio che rinarrava il corto
Lonesome Ghosts, la saga di Fausto Vitaliano sul
Pianeta T e l’irresistibile
Skiantosh di Roberto Gagnor.
E nel numero in uscita la prossima settimana, ecco che torna il sodalizio con Sisti per una storia che promette, come già in passato, di essere qualcosa di particolare e differente rispetto allo standard.
Giovedì prossimo, il terzo step di questa cavalcata sarà incentrato su progetti extra rispetto al fumetto Disney classico e rispetto al fumetto in generale: cercherò di raccontare lo Sciarrone delle graphic novel tratte da lungometraggi d’animazione e lo Sciarrone illustratore per altre realtà, come nello specifico di
Delitti Rock.