Quando mi si chiede una Gagnor-Story, non posso esimermi!
Comunque: sono entrato in Disney nel 2003: avevo 26 anni e stavo frequentando il corso Rai per sceneggiatori a Roma. Là ho conosciuto Giorgio Martignoni e Giulia Conti, due autori Disney (e, ora, due amici!). Essendo sempre stato un fan e avendo scritto (e disegnato) un sacco di orride storie per conto mio, ho chiesto ai due qualche consiglio per presentarmi alla redazione. Giorgio e Giulia mi sono stati di grande aiuto, così ho scritto tre soggetti (uno dei quali era appunto una di quelle orride storie di cui sopra, scritta a 16 anni!) e li ho inviati in redazione. Un paio di mesi dopo mi hanno chiamato e ho fatto una chiacchierata-colloquio col mitico Ezio Sisto, il vicedirettore. Nonostante le mie svariate gaffe e l'orridaggine dei soggetti, Ezio ha avuto fiducia in me e mi ha proposto di mandare altri soggetti, con un consiglio fondamentale: iniziare con una storia semplice semplice, ma che funzioni. Giustissimo: un sacco di esordienti si lanciano in micidiali saghe da 200 tavole, quando è molto più importante scriverne bene 5 o 6!
E così ho fatto: ho buttato giù una storiellina semplice semplice, "Paperino e il ballo della distrazione". Il soggetto prima, il trattamento poi e la sceneggiatura dopo ancora sono stati corretti più volte: la redazione mi ha fatto imparare sul campo, se così si può dire. Alla fine la storia è passata... e ho iniziato a lavorare sul serio! Il primo anno ho scritto 4 storie, il secondo 8, il terzo 13, quasi sempre brevi... imparando, correggendo, facendomi bocciare meritatamente un sacco di soggetti. Poi ho frequentato un master interno, in Accademia, riservato ai giovani autori già entrati: divertentissimo e mostruosamente utile. Così ho potuto provare storie sempre più lunghe, e con un respiro diverso. Naturalmente, piano piano, lavorando, ti conquisti anche la fiducia della redazione e puoi tentare qualche novità, osare di più.
Come lavoro? L'idea, come saprete, arriva in qualunque momento. Parto dall'idea e butto giù uno scalettone incomprensibile ai più ma a me no, in cui Paperone è PDP, Paperino è P. e così via: insomma, delineo i punti fondamentali della storia. Poi scrivo il soggetto. O meglio, lo scrivo e lo riscrivo finchè non funziona o finchè non sono distrutto. Poi lo mando in redazione. Se passa, conoscendo il numero di tavole assegnatemi, butto giù uno storyboard anche più incomprensibile dello scalettone di prima, dove però so già come suddividere le sequenze, dove e quando mettere le gag, le vignette doppie e quadruple, eccetera. Quando anche questo storyboard funziona, scrivo, anche molto velocemente, 6-7 tavole al giorno, e finisco la storia. Poi la lascio lì un due, tre giorni, e la riguardo tutta, riscrivendo sostanzialmente un sacco di passaggi. Poi la lascio lì ancora un po', e faccio la pulizia finale, stando attento a: errori, sviste, incongruenze, roba-non-Disney, passaggi non chiari, dialoghi poco comprensibili al pubblico.
Quanto? Il quanto non si dice... diciamo però che se volete fare questo lavoro per i soldi, cascate malissimo. In Italia, sono davvero pochi gli sceneggiatori che vivono di solo fumetto. Io lavoro molto per la radio e la TV, il che è molto utile anche per travasare nel fumetto certe cose e viceversa portare certe specificità del fumetto negli altri media. Soprattutto, si impara sempre qualcosa.
Et voilà! Spero che questa sbrodolata di post vi sia utile... se avete altre domande, ditemi: oggi, tra l'alluvione (sono di Bussoleno: avete presente quel tipo che guardava la Dora che gli lambiva il bancone? E'il mio farmacista!) la primavera sono particolarmente pigro, quanto a lavoro...