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Guido Martina

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    Re: Guido Martina
    Risposta #630: Lunedì 12 Set 2011, 14:21:15
    Forse è proprio la loro "antipatia" che ci rende simpatici i personaggi martiniani (a noi che lo apprezziamo, intendo)... Pare un ossimoro, ma è proprio così! ;)

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      Re: Guido Martina
      Risposta #631: Martedì 27 Set 2011, 15:38:08
      Uno dei Grandissimi, alcune delle sue storie ("L'Inferno di Topolino" su tutte) sono sicuramente tra le migliori di sempre del fumetto Disney. Fantastico anche il lessico utilizzato... davvero, un modo eccezionale di diffondere cultura per mezzo del fumetto.

      Detto questo, il suo Zio Paperone disonesto e crudele non mi è mai andato giù, così come il suo Paperino oltremodo pigro, ottuso e spesso anch'egli cattivo nei confronti dei nipotini. Non contesto tanto la "cattiveria" presente nelle sue storie (che anzi è spesso un valore aggiunto), quanto l'avere snaturato questi personaggi in maniera secondo me eccessiva.

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        Re: Guido Martina
        Risposta #632: Martedì 27 Set 2011, 15:51:08
         credo sia esagerato definire zio paperone crudele,forse un pò nelle prime storie ma è stato capace anche di atti di buon cuore come il suo adorato nipote ;)

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          Re: Guido Martina
          Risposta #633: Martedì 27 Set 2011, 16:00:26
          Forse effettivamente "crudele" è esagerato, è davvero tanto che non rileggo storie di Martina visto che della mia raccolta di fumetti ho conservato solo gli Zio Paperone che possedevo, nei quali non sono presenti sue storie... però ricordo diverse minacce di morte a Paperino (non cose ridicole, minacce abbastanza concrete), addirittura in una storia se non sbaglio Paperone minacciava il nipote con una pistola.

          E comunque un personaggio che si fa vanto di essere diventato ricco con metodi anche disonesti non è compatibile, secondo me, con l'identità di Paperone.

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            Re: Guido Martina
            Risposta #634: Martedì 27 Set 2011, 20:43:01
            Erano storie comiche ma allo stesso tempo morali, non dimentichiamo che spesso i tre nipotini tentavano (non sempre con successo) di far rinsavire gli zii dimostrando più buon senso di loro, e non è difficile evincere dal contesto a chi andasse la simpatia dell'Autore, e quale fosse il comportamento da prendere a esempio per i giovani lettori...

            EDIT: è in edicola in questi giorni Disney Anni D'Oro n. 16 dedicato a Guido Martina, in occasione dei 20 anni dalla sua scomparsa.
            « Ultima modifica: Martedì 27 Set 2011, 20:48:42 da Gabriele »

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              Re: Guido Martina
              Risposta #635: Mercoledì 28 Set 2011, 14:33:01


              Ah, Martina, croce e delizia del fumetto Disney...

              Croce in quanto promotore di caratterizzazioni inaccettabili oggigiorno dei personaggi: nessun sceneggiatore odierno prenderebbe esempio dalle caratterizzazioni di Martina, altrimenti si vedrebbe respinta ogni sceneggiatura. Per non parlare dei titoli delle storie, che spesso non c'azzeccano nulla con la trama principale (vedi 'Paperino e la botte di Diogene').

              Ma anche delizia, perchè Martina è espressione di quel modo di fare fumetto Disney più artigianale e italiano possibile: dove i personaggi originali sono figli della cultura ottimistica e propositiva degli USA, quelli martiniani mettono alla berlina vizi e disfunzionalità della cultura italiana del dopoguerra.
              Cominciamo dall'esempio più clamoroso: Paperone, che continua ad essere l'egoista, imbroglione e scorretto delle prime apparizioni barksiane, quanto c'è di un certo modo di fare degli imprenditori italiani privi di scrupoli?
              Martina lo caratterizzava quasi come un villain, un villain che tutto sommato gli stava molto simpatico, visto che spesso trionfava anche a scapito di un Rockerduck dalla parte della ragione. Lo stesso Rockerduck che nelle altre storie martiniane si comportava come un vero e proprio capo mafioso, ordinando ai Bassotti sequestri di persona.

              Passando a Paperino, la cui pigrizia è presente fin da 'La Gallinella Saggia', con l'aggiunta della fedele compagna amaca in 'Self Control', diventa veicolo di un messaggio ideologico.
              La sua nullafacenza diventa motivo di orgoglio, di contestazione (e guarda caso quelle storie erano realizzate tra gli anni'60 e '70) contro il gretto accumulare dello zio. Ma non è solo un fine nobile il suo, visto che secondo Martina è tutto da decostruire: dietro una maschera ideologica che Paperino vanta con arroganza davanti ai nipotini e allo zio sembra mostrarsi una pura voglia di non fare niente.
              In questo insieme sorge anche la figura di Paperinik, che nelle prime storie è un tenebroso vendicatore di se stesso, che cerca di piegare la situazione alla propria giustizia personale: del tutto coerente con un personaggio tutto sommato anticonformista.
              Nelle storie successive però Paperinik diventa anche protettore di Paperopoli, giungendo persino ad affermazioni come “Paperinik non ruba!” (vedi Paperinik e l’oltraggioso sospetto) che alla luce delle prime storie fanno un po’ sorridere.
              Ma la coerenza nelle storie è l’ultimo dei problemi di Martina, più attento a imbastire dialoghi  e situazioni interessanti e spesso esilaranti.

              Qui, Quo e Qua dal canto loro rappresentano una esasperazione del modello barksiano: bravi e diligenti, in relazione ai quali il confronto con Paperino è spesso impietoso. Ma allo stesso tempo salaci e impulsivi, scatenando così lotte e inseguimenti domestici di cui il battipanni resta uno storico simbolo.

              Topolino nelle storie martiniane, pur mantenendo pregi del modello classico, come l’intuitività, lo zelo, il senso di giustizia, presenta un difetto inedito fino ad allora: l’arroganza.
              Successivo di sé fino ai massimi livelli, il Topolino di Martina è quasi una feroce parodia dell’originale, e purtroppo, uno dei motivi per il quale parte del pubblico italiano ha cominciato a considerare Topolino un perfettino, privo di sfaccettature e soprattutto antipatico.
              Ma il Topolino di Martina è appunto antipatico. Questo non vuol dire che sia un male in sé, visto che vi sono storie ben riuscite con questo Topo alternativo (come ‘Topolino Kid e Pippo-sei-colpi’).
              A mio avviso il vero problema del Topolino di quegli anni, erano le trame fin troppo ripetitive e scontate: a parte alcune eccezioni (Scarpa su tutti), gli altri sceneggiatori emulavano il Topo martiniano in una sorta di sterile e spento manierismo. A questo poi si aggiunge che come contraltare ‘estero’ sulle pagine del [c]Topolino[/c] c’erano le storie Statunitensi e Brasiliane dei Comic Book, di qualità purtoppo non eccelsa, che contribuirono a svilire l’immagine del Topo che ancora oggi risente dell’eco di quegli anni.

              Per quanto riguarda Pippo c’è da fare un discorso particolare: forse lui è quello che più degli altri rimane fedele al modello originale, pur vantando un arricchimento inedito del tutto coerente col modello originale.
              Il Pippo di Martina mostra le sue passioni stravaganti, gli oggetti dei propri Bis-bis che provengono dalla sua straordinaria soffitta (credo che l’invenzione dei Bis-bis e della soffitta con i loro oggetti sia proprio di Martina, ma ho il dubbio che sia in realtà di Carlo Chendi, qualcuno ha la risposta?) e grazie a questi ultimi spesso diventa un vero e proprio [c]deus ex machina[/c] nello svolgimento della storia.
              Il pippide è espressione del lato più surreale e fantastico delle storie di Martina, un personaggio sottratto alla ‘normalità’ nella quale sono intrappolati gli altri personaggi, e a volte coinvolto nel paranormale come nella ‘Paperodissea’.

              Citando la Paperodissea, merita una menzione d’onore la categoria delle Parodie, creata per l’appunto da Martina, filone che ancora oggi ispira nuove creazioni agli sceneggiatori Disney italiani.

              Tirando le fila, certo Martina non può essere portato ad esempio delle nuove generazioni di sceneggiatori Disney, ma è innegabile che abbia dato un contributo determinante a personaggi e situazioni, e che spesso la sua versione caustica, irriverente e cinica dei personaggi risulta godibile e divertente anche ai lettori odierni.
               
              « Ultima modifica: Mercoledì 28 Set 2011, 14:34:58 da LPSO »

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                Re: Guido Martina
                Risposta #636: Mercoledì 28 Set 2011, 14:49:56
                Ottima analisi, LPSO, davvero, soprattutto per quel che concerne lo Zione.

                Martina adorava "servirsi" del personaggio per come, quasi truffaldino, era apparso nelle prime storie di Barks, che egli ben conosceva visto che era lui a tradurle!

                Ne aveva fatto un cavallo di battaglia e se ne serviva, come dici tu, per sbeffeggiare e mettere alla berlina tanti difetti italici, ponendogli come contraltare il nipote neghittoso, identico nel carattere allo zio, ma opposto nella voglia di fare.

                Va precisato, però, che Martina non è stato impermeabile alle successive mutazioni dello Zione, barksiane o non che fossero, ed egli stesso vi ha aggiunto non da poco (vedi Zio Paperone e il segreto di Villa Mistero, per vedere un Paperone in azione opposto al cliché truffaldino).

                Quanto a Topolino... beh, antipatico mi sembra troppo. È un perfettino, come un po' tutti i detective: o si ama il genere, o lo si odia, senza mezzi termini. A Martina piacevano i gialli e le storie d'azione, e l'eroe quasi infallibile non poteva che essere lui. Ma per me non è diventato una parodia del Mickey di Gott, anzi!

                Martina oggi improponibile? Dura da dirsi. Certo, alcuni eccessi un tempo tollerati devono essere ritoccati, a malincuore. Ma, come giustamente osservi tu, in tutte le storie i personaggi sono così ben caratterizzati che è impossibile non capire l'"esagerazione" usata dall'Autore, a maggior riprova della sua abilità, e quindi è altresì impossibile prenderne certi eccessi a modello.

                Anzi, Martina sapeva far distinguere il giusto e lo sbagliato, senza mezzi termini anche a dei bambini, e per questo trovo che, a differenza di LPSO, una storia nel suo stile sarebbe ancor oggi perfettamente proponibile, proprio perché svolgerebbe quella funzione in senso lato educativa che troppi genitori odierni hanno dimostrato di non sapere più svolgere.

                Ma di questo ultimo argomento è strapieno ormai il topic dei rimaneggiamenti!
                « Ultima modifica: Mercoledì 28 Set 2011, 14:50:39 da pkthebest »

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                  Re: Guido Martina
                  Risposta #637: Mercoledì 28 Set 2011, 15:41:57
                  Beh, un Martina-style oggi è improponibile senza dubbio, per una serie di fattori di cui questi i principali:

                  1) il lettore di allora è diverso da quello di oggi. Il lettore di allora era spesso un lettore occasionale, che se ne fregava altamente della coerenza tra le storie e che tollerava che nello stesso albo ci fossero versioni discordanti dello stesso personaggio. La lettura era concepita prevaletemente come un mero divertissement ed era ristretta la fascia di appassionati, che comunque c'erano, altrimenti non avremmo avuto la Carl Barks Guide di Fossati, o fior di saggi del Quartetto Toscano.
                  In ogni caso erano pochi quelli che si potessero dire fumettisticamente colti, cioè conoscitori di coloro che hanno dato la base ai personaggi, cioè Gottfredson, Barks e Scarpa.
                  Il lettore odierno invece è generalmente più colto (basta vedere quanti siamo su questo forum) e tiene ben presente i modelli considerati dalla maggioranza imprescindibili: quasi tutti hanno un bagaglio di storie molto ampio, che ricomprende le storie Disney riconosciute come pietre miliari del fumetto mondiale, a maggior ragione dopo le ristampe integrali di Barks e Gottfredson degli ultimi anni. Un out-of-character sarebbe ben poco tollerato rispetto all'epoca.

                  2)lAl di là dell'infinito discorso del politically correct, questa faccenda relativa al fatto che Martina 'sapeva far distinguere il giusto dallo sbagliato' è da prendere con le pinze. L'autore piemontese spesso e volentieri faceva vincere il personaggio che gli stava più simpatico, anche se nella situazione aveva torto marcio. Come per esempio ne "Il doppio trionfo di Paperinik" dove Paperinik ruba lo scarabeo legittimamente acquistato da Rockerduck e lo dà a Paperone, senza che quest'ultimo ne abbia diritto. Certo che le storie sono concepite prima di tutto per il godimento del lettore... ma pensate che la redazione approvi soggetti del genere?

                  3) Benchè le storie siano autoconclusive, è innegabile che dalla Saga di Paperon de'Paperoni in poi, buona parte dei lettori esige se non una continuity (che a conti fatti credo che da dopo Gottfredson sia estranea al fumetto Disney classico, escludendo quindi le serie degli spillati come PKNA e MM) quanto meno una coerenza narrativa tra le storie, cosa del tutto assente nelle storie di Martina.


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                    Re: Guido Martina
                    Risposta #638: Mercoledì 28 Set 2011, 16:03:18
                    Beh, un Martina-style oggi è improponibile senza dubbio, per una serie di fattori di cui questi i principali:

                    1) il lettore di allora è diverso da quello di oggi. Il lettore di allora era spesso un lettore occasionale, che se ne fregava altamente della coerenza tra le storie e che tollerava che nello stesso albo ci fossero versioni discordanti dello stesso personaggio. La lettura era concepita prevaletemente come un mero divertissement ed era ristretta la fascia di appassionati, che comunque c'erano, altrimenti non avremmo avuto la Carl Barks Guide di Fossati, o fior di saggi del Quartetto Toscano.
                    In ogni caso erano pochi quelli che si potessero dire fumettisticamente colti, cioè conoscitori di coloro che hanno dato la base ai personaggi, cioè Gottfredson, Barks e Scarpa.
                    Il lettore odierno invece è generalmente più colto (basta vedere quanti siamo su questo forum) e tiene ben presente i modelli considerati dalla maggioranza imprescindibili: quasi tutti hanno un bagaglio di storie molto ampio, che ricomprende le storie Disney riconosciute come pietre miliari del fumetto mondiale, a maggior ragione dopo le ristampe integrali di Barks e Gottfredson degli ultimi anni. Un out-of-character sarebbe ben poco tollerato rispetto all'epoca.

                    2)lAl di là dell'infinito discorso del politically correct, questa faccenda relativa al fatto che Martina 'sapeva far distinguere il giusto dallo sbagliato' è da prendere con le pinze. L'autore piemontese spesso e volentieri faceva vincere il personaggio che gli stava più simpatico, anche se nella situazione aveva torto marcio. Come per esempio ne "Il doppio trionfo di Paperinik" dove Paperinik ruba lo scarabeo legittimamente acquistato da Rockerduck e lo dà a Paperone, senza che quest'ultimo ne abbia diritto. Certo che le storie sono concepite prima di tutto per il godimento del lettore... ma pensate che la redazione approvi soggetti del genere?

                    3) Benchè le storie siano autoconclusive, è innegabile che dalla Saga di Paperon de'Paperoni in poi, buona parte dei lettori esige se non una continuity (che a conti fatti credo che da dopo Gottfredson sia estranea al fumetto Disney classico, escludendo quindi le serie degli spillati come PKNA e MM) quanto meno una coerenza narrativa tra le storie, cosa del tutto assente nelle storie di Martina.


                    Sinceramente, al di là della continuity, non ho mai trovato incoerenze spaventose nelle storie di Martina, sai?
                    E anche nel Doppio trionfo, il messaggio che Martina passa non è quello di prendere Paperinik a modello sic et simpliciter, ma pone ben altre riflessioni sul chi abbia torto e chi ragione, che non credo sfuggano a un bambino, anzi! ;)

                    *

                    Gabriele
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                      Re: Guido Martina
                      Risposta #639: Mercoledì 28 Set 2011, 20:15:47
                      Ma infatti Martina (come molti altri autori coevi) non pretendeva di impartire pedanti lezioncine di morale a ogni piè sospinto. Questa mentalità subentrò col passaggio da Mondadori a Disney Company alla fine degli anni Ottanta, e adesso molto faticosamente l'attuale Direzione sembra stia lavorando per farla sparire.
                      Il fatto che Martina si servisse dei difetti dei Paperi per tratteggiare alcuni difetti della cultura italiana di allora e... di oggi (se così non fosse, non troveremmo le sue storie così godibili) dimostra ancora una volta di quale genio stiamo parlando.
                      Ma vedo che qualcuno (soprattutto in Disney, e fortunatamente più 20-30 anni or sono che non oggi, non faccio nomi per pura discrezione) continua a non capirlo e ad additarlo come un folle che instillava nelle giovani menti l'idea che evadere il fisco o truffare il nipote sia cosa buona e giusta.
                      « Ultima modifica: Mercoledì 28 Set 2011, 20:17:19 da Gabriele »

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                        Re: Guido Martina
                        Risposta #640: Mercoledì 28 Set 2011, 20:19:40


                        Ah, Martina, croce e delizia del fumetto Disney...

                        Croce in quanto promotore di caratterizzazioni inaccettabili oggigiorno dei personaggi: nessun sceneggiatore odierno prenderebbe esempio dalle caratterizzazioni di Martina, altrimenti si vedrebbe respinta ogni sceneggiatura. Per non parlare dei titoli delle storie, che spesso non c'azzeccano nulla con la trama principale (vedi 'Paperino e la botte di Diogene').

                        Ma anche delizia, perchè Martina è espressione di quel modo di fare fumetto Disney più artigianale e italiano possibile: dove i personaggi originali sono figli della cultura ottimistica e propositiva degli USA, quelli martiniani mettono alla berlina vizi e disfunzionalità della cultura italiana del dopoguerra.
                        Cominciamo dall'esempio più clamoroso: Paperone, che continua ad essere l'egoista, imbroglione e scorretto delle prime apparizioni barksiane, quanto c'è di un certo modo di fare degli imprenditori italiani privi di scrupoli?
                        Martina lo caratterizzava quasi come un villain, un villain che tutto sommato gli stava molto simpatico, visto che spesso trionfava anche a scapito di un Rockerduck dalla parte della ragione. Lo stesso Rockerduck che nelle altre storie martiniane si comportava come un vero e proprio capo mafioso, ordinando ai Bassotti sequestri di persona.

                        Passando a Paperino, la cui pigrizia è presente fin da 'La Gallinella Saggia', con l'aggiunta della fedele compagna amaca in 'Self Control', diventa veicolo di un messaggio ideologico.
                        La sua nullafacenza diventa motivo di orgoglio, di contestazione (e guarda caso quelle storie erano realizzate tra gli anni'60 e '70) contro il gretto accumulare dello zio. Ma non è solo un fine nobile il suo, visto che secondo Martina è tutto da decostruire: dietro una maschera ideologica che Paperino vanta con arroganza davanti ai nipotini e allo zio sembra mostrarsi una pura voglia di non fare niente.
                        In questo insieme sorge anche la figura di Paperinik, che nelle prime storie è un tenebroso vendicatore di se stesso, che cerca di piegare la situazione alla propria giustizia personale: del tutto coerente con un personaggio tutto sommato anticonformista.
                        Nelle storie successive però Paperinik diventa anche protettore di Paperopoli, giungendo persino ad affermazioni come “Paperinik non ruba!” (vedi Paperinik e l’oltraggioso sospetto) che alla luce delle prime storie fanno un po’ sorridere.
                        Ma la coerenza nelle storie è l’ultimo dei problemi di Martina, più attento a imbastire dialoghi  e situazioni interessanti e spesso esilaranti.

                        Qui, Quo e Qua dal canto loro rappresentano una esasperazione del modello barksiano: bravi e diligenti, in relazione ai quali il confronto con Paperino è spesso impietoso. Ma allo stesso tempo salaci e impulsivi, scatenando così lotte e inseguimenti domestici di cui il battipanni resta uno storico simbolo.

                        Topolino nelle storie martiniane, pur mantenendo pregi del modello classico, come l’intuitività, lo zelo, il senso di giustizia, presenta un difetto inedito fino ad allora: l’arroganza.
                        Successivo di sé fino ai massimi livelli, il Topolino di Martina è quasi una feroce parodia dell’originale, e purtroppo, uno dei motivi per il quale parte del pubblico italiano ha cominciato a considerare Topolino un perfettino, privo di sfaccettature e soprattutto antipatico.
                        Ma il Topolino di Martina è appunto antipatico. Questo non vuol dire che sia un male in sé, visto che vi sono storie ben riuscite con questo Topo alternativo (come ‘Topolino Kid e Pippo-sei-colpi’).
                        A mio avviso il vero problema del Topolino di quegli anni, erano le trame fin troppo ripetitive e scontate: a parte alcune eccezioni (Scarpa su tutti), gli altri sceneggiatori emulavano il Topo martiniano in una sorta di sterile e spento manierismo. A questo poi si aggiunge che come contraltare ‘estero’ sulle pagine del [c]Topolino[/c] c’erano le storie Statunitensi e Brasiliane dei Comic Book, di qualità purtoppo non eccelsa, che contribuirono a svilire l’immagine del Topo che ancora oggi risente dell’eco di quegli anni.

                        Per quanto riguarda Pippo c’è da fare un discorso particolare: forse lui è quello che più degli altri rimane fedele al modello originale, pur vantando un arricchimento inedito del tutto coerente col modello originale.
                        Il Pippo di Martina mostra le sue passioni stravaganti, gli oggetti dei propri Bis-bis che provengono dalla sua straordinaria soffitta (credo che l’invenzione dei Bis-bis e della soffitta con i loro oggetti sia proprio di Martina, ma ho il dubbio che sia in realtà di Carlo Chendi, qualcuno ha la risposta?) e grazie a questi ultimi spesso diventa un vero e proprio [c]deus ex machina[/c] nello svolgimento della storia.
                        Il pippide è espressione del lato più surreale e fantastico delle storie di Martina, un personaggio sottratto alla ‘normalità’ nella quale sono intrappolati gli altri personaggi, e a volte coinvolto nel paranormale come nella ‘Paperodissea’.

                        Citando la Paperodissea, merita una menzione d’onore la categoria delle Parodie, creata per l’appunto da Martina, filone che ancora oggi ispira nuove creazioni agli sceneggiatori Disney italiani.

                        Tirando le fila, certo Martina non può essere portato ad esempio delle nuove generazioni di sceneggiatori Disney, ma è innegabile che abbia dato un contributo determinante a personaggi e situazioni, e che spesso la sua versione caustica, irriverente e cinica dei personaggi risulta godibile e divertente anche ai lettori odierni.
                         
                        Ottima analisi sì, ma non concordo sul punto che ho sottolineato. Non penso che il Paperone di Martina sia la rappresentazione degli uomini d'affari spregiudicati italiani, ma sia piuttosto la rappresentazione dei pregiudizi degli italiani nei confronti di quelli che, negli Stati Uniti, vengono chiamati più correttamente "self-made man"... penso che Martina ne faccia una satira, per quanto io non l'apprezzi per nulla visto come snatura il carattere di Paperone.

                        *

                        Gabriele
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                          Re: Guido Martina
                          Risposta #641: Mercoledì 28 Set 2011, 20:58:54
                          Non è che Paperone sia un cuor d'oro in Barks o in altri autori... alla fine i clichè sono i soliti, è tirchio, taccagno, avido di denaro e assetato di avventura un po' per tutti... Martina ha calcato la mano aggiungendo qualcosa che comunque non è del tutto assente negli altri soggettisti, ma dire che l'ha snaturato... Boh...

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                            Re: Guido Martina
                            Risposta #642: Giovedì 29 Set 2011, 10:50:56
                            Ma infatti Martina (come molti altri autori coevi) non pretendeva di impartire pedanti lezioncine di morale a ogni piè sospinto. Questa mentalità subentrò col passaggio da Mondadori a Disney Company alla fine degli anni Ottanta, e adesso molto faticosamente l'attuale Direzione sembra stia lavorando per farla sparire.

                            È verissimo: non lo pretendeva. Ma le sue storie erano più lezione di morale di tante presunte tali moderne!

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                            Gabriele
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                              Re: Guido Martina
                              Risposta #643: Giovedì 29 Set 2011, 11:12:29
                              Martina e in generale il Topolino del suo tempo è durato fino a quando Gentilini ha conservato l'incarico di Direttore. Poi è arrivato Capelli, al quale attribuisco tanti meriti ma anche l'enorme demerito di avere avviato la deriva "buonista", a inizio anni Ottanta, che sarebbe poi culminata con l'arrivo degli americani della Disney. Buonista non vuol dire necessariamente "moralmente valido", come il fatto che Martina si dilettasse con gag "pungenti" non lo rende uno scriteriato soggettista che istigava comportamenti delinquenziali traviando i lettori. Per me non è un caso che la presenza dello stesso Martina, a partire circa dal 1980 circa, sia stata nettamente ridimensionata. Non credo sia solo un discorso di età anagrafica, pure negli ultimi anni di Gentilini non era certo uno sbarbato eppure compariva più o meno in ogni numero... Dopodichè è arrivato un Topolino illeggibile che mi ha pesantemente allontanato dalla rivista, con Topolino e Gambadilegno che non portavano armi (idem per la polizia stessa), rubriche al più alto indice di tenerezza, storielle banali insignificanti e spesso pedanti, ancorchè "made in Italy", rimaneggiamenti su ristampe e topi teneri. O.K., la qualità di una storia, come qualcuno ha scritto in queste pagine, non si misura da quante volte si trova scritta la parola "morte" nella medesima; ma è anche vero che togli qua, taglia là, questo non si dice e questo non si fa, alla lunga pure i soggettisti gettano la spugna e non sanno più cosa scrivere, visto che con un'uscita a settimana evitare ripetizioni concettuali diventa davvero difficile, specie se satira e attualità sono argomenti tabù e bisogna stare su contenuti a misura di cerebroleso.
                              FORTUNATAMENTE questo Topolino è (quasi) consegnato al passato, la De Poli mi sembra conceda nettamente più carta bianca agli Autori. Cosa che poi ovviamente non dipenderà esclusivamente dal Direttore, ma anche dal momento storico e dalla volontà dell'Editore.

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                                Re: Guido Martina
                                Risposta #644: Giovedì 29 Set 2011, 17:46:51
                                Non è che Paperone sia un cuor d'oro in Barks o in altri autori... alla fine i clichè sono i soliti, è tirchio, taccagno, avido di denaro e assetato di avventura un po' per tutti... Martina ha calcato la mano aggiungendo qualcosa che comunque non è del tutto assente negli altri soggettisti, ma dire che l'ha snaturato... Boh...
                                Secondo me sì... o meglio, l'ha fatto rimanere simile al personaggio introdotto per la prima volta da Barks, accentuandone anzi i difetti per fare satira, in modo intelligente e apprezzabile, per carità, ma pur sempre usando i personaggi Disney in modo abbastanza discutibile. Ci sono storie di Barks dure (anche solo nella Stella del Polo Paperone non si comporta in modo molto ortodosso :) ), ma in nessuna, a quanto io ricordi, Paperone giunge a *vantarsi* della propria disonestà :)

                                 

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