Comincia a preoccuparmi questa tua fiducia sconfinata nei miei confronti, Eli.
Scherzi a parte, posso essere osservatore attento, comunque, ma certo non di ML.
Ad ogni modo, credo abbia senso dire che Carl Barks non è dinamico nel senso, non so, di un Cavazzano anni '70. I Paperi di Cavazzano filano come treni, quelli di Barks
volano.*
Mi spiego: i personaggi di Barks si muovono continuamente, più di ogni altro (fateci caso), ma la cosa non è rimarcata ad ogni passo. Ecco che l'idea generale è di dinamismo quasi democriteo, ma condita di una sorta di seraficità, leggerezza (credo sia il termine giusto) che riesce ad andare oltre la stessa espressività di un Paperino o un Paperone o nipotini di volta in volta sfiniti, disperati, raggianti, trafelati, determinati, etc.
Per questo si può parlare di Barks come "classico": perché tutto in lui è inserito, levigato e sublimato in una eleganza integrale, che fa da vero collante alla storia.
Non così Don Rosa. E ciò non significa un giudizio di valore.
(Dovremmo - anche - capire che si può commentare senza giudicare e stilare podii e scalette di continuo, a parer mio.)
Intendo dire che in Don Rosa le battute sono più vive, sottili, sottolineate, anche più elaborate, come sono più elaborati i suoi disegni, le (impagabili) gag dei topolini sullo sfondo. È un grande valore di Don Rosa non voler essere più Barksiano di Barks (lasciate perdere prosopopea e riferimenti dinastici!), un valore che la maggior parte degli altri (pretesi) barksiani non ha - credo - troppo compreso, in parte va detto anche per esigenze editoriali.
En passant, l'umorismo donrosiano, e per i testi e per i disegni, è forse anche il meno disneyano di tutti (insieme a Martina, va'). Ciò perché il canone discende in gran parte da Barks, e ciò che in Rosa non è Barksiano appare antidisneyano.
E andrebbe detto che la categoria di "disneyanità" non è così forte (e giusta) come si crede, ma non spingiamoci troppo oltre…
Leggevo poche pagine fa il nome di Alessandro Perina. Ora, a parte il fatto che personalmente, dopo averlo mediamente apprezzato per anni (Sirene di Montagna, Scomparsa di Tip, tratto curato e approfondito), lo sento come uno dei simboli della tregenda grafica che vedo nel Topolino attuale (un nervosismo incredibile: ma quanto caffè circola in redazione?), va detto che il suo dinamismo è vicino e distante da quello di Barks: distante perché gli manca del tutto la leggerezza di cui sopra (smentitemi e sarò felicissimo!), vicino perché, come per Barks, mi verrebbe da dire che bada all'effetto della tavola più che della vignetta (prendo in prestito questo utilissimo punto di vista dal compianto Scimmia_Seradeldìdifesta). Con la differenza che il tratto di Barks (nel periodo maturo) era preciso e calibrato sin negli angoli, mentre quello periniano, ditemene di tutte, ma proprio precisissimo non è.
Con ciò non si pensi male. Io reputo Alessandro un valente disegnatore che ha imboccato "a path I cannot follow" (
), ma che avrà i suoi estimatori ampiamente giustificabili, non certo un mestierante approssimativo.
*(E quelli di Scarpa "corrono come volpi", ma questa è un'altra storia.)