Non credo ci sia molto da dire sulla questione: è un atteggiamento irrispettoso del lavoro degli sceneggiatori, quasi mortificante. Non il fatto in sé di modificare la messa in scena: il disegnatore, se può o se crede,
deve apportare il suo contributo anche da quel punto di vista. Il problema è farlo
senza discuterne con lo sceneggiatore per arrivare a un compromesso, a una intesa, tale da non dare allo scrittore la sensazione di stare mettendo la firma alla cieca su qualche opera che magari non sente appartenergli appieno.
Il fumetto Disney applica ancora la vecchia separazione dei ruoli del fumetto industriale (inventata dalla DC credo): formalmente il disegnatore non è tenuto a dialogare con l'autore, se non vuole. La redazione del topo può persino rifiutarsi di far sapere allo sceneggiatore chi sta disegnando la sua storia (anche se non credo avvenga).
Se è vero quel che si dice, De Vita approfitta di questo cavillo tecnico per giocare a fare lo sceneggiatore solo quanto gli piace e dove gli piace, a discapito dei veri sceneggiatori. Quando poi arriva addirittura a modifiche rilevanti, tipo cambiare i finali (cioè la trama stessa!) dovrebbe almeno avere il coraggio di aggiungere il suo nome come co-sceneggiatore. Per prendersi gli eventuali meriti, e soprattutto gli eventuali demeriti, delle modifiche che ha apportato!
Tra l'altro in un eventuale dialogo tra sceneggiatore e disegnatore di solito è il disegnatore ad avere gioco facile nel convincere l'altra parte che la sua idea di modifica è buona: gli basta
disegnare le due versione e
mostrarle allo sceneggiatore, cosicché egli veda la differenza. Forse un tempo era più difficile senza internet, ma insomma 'na telefonata a uno per dirgli che gli stai cambiando la messa in scena di due tavole gliela puoi anche fare!
Ma poi se a De Vita gli piace fare così perché non si fa passare solo dei plot senza sceneggiatura? Mi pare mica così difficile.